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Milano
Caso Uss: procura a lavoro su altri complici, no coinvolti servizi russi
Artem Uss

Caso Uss: procura a lavoro su altri complici, no coinvolti servizi russi

Una fuga non improvvisata a cui potrebbero aver partecipato altri possibili complici, ma che non coinvolgerebbe né la moglie né i servizi segreti russi. Sono le ultime novità che emergono dalla procura di Milano dopo la conferenza stampa sull'evasione dell'oligarca Artem Uss - gli Usa ne chiedono l'estradizione per associazione per delinquere, frode e riciclaggio - e all'indomani degli arresti (sei le ordinanze di custodia cautelare in carcere firmate dal gip Anna Magelli) di due presunti fiancheggiatori - padre e figlio, Vladimir e Boris Jovancic, rispettivamente arrestati in Croazia e nel Bresciano - che lo scorso 22 marzo hanno permesso la fuga da Basiglio fino al confine con la Slovenia, quindi in Serbia dove Uss ha preso un aereo per la Russia. Un'operazione "complessa e ancora in corso", ci tiene a precisare il procuratore capo di Milano Marcello Viola, realizzata con importati collaborazioni internazionali - Eurojust e autorità statunitensi in primis - e che ha visto l'esame di decine di tabulati telefonici, una "notevolissima quantità di immagini dei sistemi di videosorveglianza" pubblici e privati, e anche l'esame delle targhe delle auto, quattro le macchine usate come 'carovana' per realizzare l'evasione.
 

Uss scappato con i complici dalla sua villetta a Basiglio

"Abbiamo analizzato 11 milioni di righe di tabulati per ricostruire tutte le fasi della fuga" è la cifra che il pm Giovanni Tarzia usa per restituire la grandezza dell'indagine. "Una fuga non improvvisata, ma elaborata, costruita, ampiamente pianificata. Almeno cinque i sopralluoghi fatti tra febbraio e marzo con alcune auto comprate" per l'occasione precisa il comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano. Dalla targa dell'auto su cui Uss scappa dalla sua villetta a Basiglio, dove stava scontando gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, e dall'incrocio dei tabulati si ricostruisce una rete "su cui si sta continuando a lavorare. Dagli atti di indagine si può ipotizzare il coinvolgimento di altre persone" sottolinea Viola che esclude, però, il coinvolgimento della moglie o dei servizi segreti russi su cui "non abbiamo evidenze". Non noto l'eventuale prezzo pagato ai presunti complici per realizzare il piano che potrebbe essere stato 'provato' anche nei tempi. "Gli allarmi del braccialetto elettronico sono stati 124 in 79 giorni, per 7 casi era un problema di alimentazione elettrica, per una ventina in due giorni, invece, - sottolinea Tarzia - potrebbe essersi trattato di prove poiché coincidono con due sopralluoghi. In tutte le atre situazioni, in ogni singolo episodio i carabinieri sono intervenuti, si è trattato di un problema di comunicazione tra il braccialetto e la base".

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