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Cassazione, contro saluto romano applicare la legge Scelba
Milano: commemorazione per Sergio Ramelli (MiaNews)

Cassazione, contro saluto romano applicare la legge Scelba

Per il saluto romano va contestata la legge Scelba sull'apologia del fascismo e in particolare l'articolo 5. E' la decisione delle sezioni unite della Cassazione che hanno disposto un processo di appello bis per otto militanti di estrema destra che avevano compiuto il saluto nel corso di una commemorazione a Milano nel 2016.

Cassazione, cosa prevede l'articolo 5 della legge Scelba

"Chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa da duecentomila a cinquecentomila lire. Il giudice, nel pronunciare la condanna, può disporre la privazione dei diritti previsti nell'articolo 28, comma secondo, numeri 1 e 2, del codice penale per un periodo di cinque anni". E' quanto prevede l'articolo 5 della legge 20 giugno 1952, n. 645, citato dalla Cassazione in relazione al saluto romano.

Cassazione, il dispositivo provvisorio

Gli otto imputati nel processo durante la manifestazione in questione risposero al grido presente con il saluto romano. Il dispositivo provvisorio emesso dagli Ermellini, spiega: “La ‘chiamata del presente’ o ‘saluto romano’ è un rituale evocativo della gestualità propria del disciolto partito fascista e i per i giudici è idonea a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista”. I giudici della Cassazione spiegano che “A determinate condizioni può configurarsi” anche la violazione della legge Mancino che vieta "manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Il Pg della Cassazione, Gaeta, ha sottolineato nella requisitoria di questa mattina, come nel caso di Acca Larentia a Roma "il saluto fascista rientra nel perimetro punitivo della 'legge Mancino' quando realizza un pericolo concreto per l'ordine pubblico, con 5mila persone, è una cosa diversa rispetto a quattro nostalgici che si vedono davanti a una lapide di un cimitero di provincia e uno di loro alza un braccio".

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