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Cercando l'invisibile nel visibile: la strada verso l’hydrogen economy
Andrea Gibelli all'Intelligence Week

Cercando l'invisibile nel visibile: la strada verso l’hydrogen economy

Al Palazzo delle Stelline la III edizione dell'Intelligence Week ha introdotto alcune settimane fa una riflessione sui rischi legati alle varie transizioni, che coinvolgono quattro settori chiave per gli equilibri geopolitici globali: l’energia, le infrastrutture, la logistica e l’acqua. Il futuro è un gioco di specchi, su cui si riflette l'immagine della dimensione umana nell'esercizio del suo potere di controllo. Per questo oggi la relazione tra le diverse transizioni genera una platea d'interessi di portata globale. Un alveo attorno a cui ruota il rapporto tra l'uomo e il pianeta. La relazione dell'essere umano con se stesso, declina infatti ricadute tecnologiche e finanziarie, con cui viene posta in essere una serie di misure che hanno una natura non solo economica, ma anche antropologica, sociologica e politica. Non mancano le informazioni, ma è fondamentale trarne conoscenza al fine di fare decisioni corrette a livello di vertici aziendali. Questo il senso della corporate intelligence.

Idee chiare sono emerse nei tre panel organizzati da iWeek, joint venture di Vento & Associati e Dune, al Palazzo delle Stelline (link ai panel QUI, QUI e QUI). Forse il 2022 verrà ricordato come un anno di svolta a livello globale, non solo per lo scoppio del conflitto russo ucraino, ma anche per il concreto avvio di un processo di cambiamento epocale nel settore energia e, conseguentemente nello scenario globale, che potrebbe condurre verso la cosiddetta “economia dell’idrogeno”.

Gagliardi (Deloitte): "L'idrogeno apre un mercato da undici trilioni di dollari"

Gagliardi
Carlo Gagliardi all'Intelligence Week

 

A disegnare i contorni di questo nuovo scenario è l’avvocato Carlo Gagliardi, managing partner di Deloitte Legal Italy, che ci consegna un significativo dato previsionale: “secondo le più recenti stime sembra che l’idrogeno possa aprire un mercato del valore di ben undici trilioni di dollari”. Ma cosa è cambiato negli ultimi anni per indurre molti analisti di settore, ed altrettanti investitori, a scorgere l’approssimarsi di un futuro piuttosto roseo per l’idrogeno? i principali fattori da considerare alla stregua di game changer, a giudizio di Gagliardi, sono due: uno di natura politica ed uno di natura economica. Per ciò che attiene al primo, esso riguarda principalmente il cambio di obiettivi nelle agende politiche governative dei più influenti Paesi del pianeta dove oggi hanno assunto notevole centralità il tema della transizione ecologica e l’obiettivo della decarbonizzazione, da raggiungere in pochi decenni, tramite l’utilizzo delle energie rinnovabili. Il secondo fattore, economico, fa leva sul fatto che, grazie ai nuovi processi produttivi, largamente basati su economie di scala, il costo di produzione delle celle a combustibile di idrogeno negli ultimi anni è stato abbattuto del 60% e, secondo le previsioni di Deloitte Legal, scenderà al di sotto di quanto costano le attuali batterie ecologiche.

Pertanto, l’avvocato Gagliardi conclude affermando: “è evidente che, se l’idrogeno può essere prodotto, immagazzinato e trasportato a costi ridotti, forse siamo di fronte ad una nuova era di sviluppo globale, basata su una nuova forma di energia”.

Manaresi (Deloitte) e lo sviluppo del settore dell'idrogeno verde 

Nel successivo intervento, Filippo Manaresi, Head of energy di Deloitte Legal Italy ci ha illustrato le complesse sfide che l’idrogeno verde, quello cioè ottenibile attraverso l’uso di energia elettrica rinnovabile, dovrà affrontare per affermarsi come vettore energetico diffuso ed affidabile. Dal suo punto di vista il pieno utilizzo dell’idrogeno verde si configura infatti come una misura di lungo periodo perché richiede una specifica filiera, ancora tutta da costruire: mancano infatti gli impianti di produzione e gli elettrolizzatori (componenti fondamentali che ne consentono la produzione) non costituiscono ancora una tecnologia matura; se a ciò si aggiunge il fatto che lo stoccaggio dell’idrogeno, ad esempio nelle miniere di sale dismesse, non sia un processo esente da profili di complessità, ben si comprende la cautela espressa dall’Avvocato.

Anche la rete di trasporto dell’idrogeno è un’infrastruttura che va costruita da zero, visto che né in Italia e neppure in Europa ne esiste ancora una; nel nostro Paese una parziale e limitata soluzione potrebbe essere offerta dalle condotte che attualmente trasportano gas naturale, ma non potrà rivestire, in una prospettiva futura, alcun carattere strutturale. Inoltre, aggiunge Manaresi, le soluzioni di trasporto su gomma e nave sono ancora poco attuate ma, soprattutto, manca al momento, la necessaria domanda per usi finali da parte dei potenziali takers, che fungerebbe da potente volano per lo sviluppo di questo settore.

Tutto ciò non vuol certo dire che non vi siano, attualmente in Italia, esempi virtuosi, come le hydrogen valleys che stanno fiorendo in diverse zone del nostro paese: la hydrogen valley di Iseo, quella di Bolzano o il Brenner green corridor. Sarebbero però necessari, osserva puntualmente l’Avvocato Manaresi, efficaci meccanismi incentivanti che fortunatamente sia a livello italiano che europeo non mancano: valga per tutti il pilastro dedicato alla transizione verde nell’ambito del Next Generation EU piano di investimenti da 1800 miliardi di euro, da cui poi discende il Pnrr italiano.

La domanda con la quale Manaresi chiude il suo intervento appare quanto mai esiziale: “in che modo è possibile accelerare lo sviluppo del settore fondato sull’idrogeno verde?”. Le risposte che offre sono diverse e vanno tutte nella giusta direzione: completare la normativa relativa al trasporto stoccaggio ed utilizzo dell’idrogeno verde, nel contempo snellendo gli iter autorizzativi; abbattere i costi di generazione, trasporto e stoccaggio, ancora alti rispetto ai combustibili fossili; risolvere il nodo del trasporto, attraverso un’infrastruttura dedicata ed infine abbattere le barriere regolatorie, anche introducendo forti incentivi sia alla produzione che al consumo di idrogeno verde.

Alverà (Tes-H2) e la svolta del metano sintetico

Marco Alverà, Ceo di TES-H2 introduce ad un’ulteriore forma di utilizzo dell’idrogeno, ossia la sua trasformazione nel cosiddetto metano sintetico, ottenuto aggiungendovi anidride carbonica. Ma ampliando lo sguardo alla crisi delle supply chain, con i conseguenti colli di bottiglia, Alverà nota come essa abbia colpito e stia tutt’ora negativamente incidendo sulla capacità manifatturiera degli elettrolizzatori, come sappiamo indispensabili per la produzione di idrogeno, tanto da fargli affermare che “oggi è pressoché impossibile trovare elettrolizzatori disponibili”.

In tale complicato contesto diventa ancora più strategica l’area del Mediterraneo allargato comprendente anche i paesi del Golfo Persico, aggiunge Alverà: “addizionando Co2 all’idrogeno verde, prodotto grazie all’energia solare, possiamo ottenere il metano sintetico, come già si sta facendo in paesi come l’Egitto, il Marocco ed in prospettiva anche in Algeria e da lì poi esportarlo verso i rigassificatori europei via nave, sotto forma di gas liquefatto”. “Oggi è questa la vera discontinuità”, sottolinea convintamente Alverà, “poiché noi siamo oggi in grado di produrre ENG, cioè electric natural gas, grazie al sole del deserto sahariano, a costi più bassi del gas fossile”.

Siamo quindi nel pieno di una transizione energetica cruciale per il nostro futuro e notevolmente accelerata dalle note vicende geopolitiche e geo-economiche degli ultimi mesi; si tratta però di una transizione che, nonostante i picchi di prezzo attuali, sembra procedere nel breve-medio periodo verso un abbassamento dei costi finali, come confermato dallo stesso Alverà quando dice che “i cosiddetti first mover, nei settori del trasporto e dell’industria energivora, avranno molto presto una molecola che sarà non solo sicura e rinnovabile, ma anche a buon mercato rispetto agli attuali combustibili, facendo scomparire la tensione che c’è in questo momento tra la necessità di portare avanti la transizione energetica e gli alti costi dell’energia rinnovabile: si può affermare che questa sarà una transizione che abbassa il costo dell’energia, creando nuovi posti di lavoro ed aiutando anche l’Africa a rifornirsi di energia a costi contenuti”.

Iervolino (Deloitte) e le sfide legate allo sviluppo dell'idrogeno

Francesco Iervolino, di Deloitte Legal, esamina invece il ruolo dell’innovazione, come elemento chiave per facilitare il passaggio verso un economia basata sull’idrogeno, informando nel contempo la platea che, secondo dati IEA (International Energy Agency) da qui al 2050 l’idrogeno concorrerà a soddisfare circa il 14-15% del fabbisogno mondiale di energia. Passando poi ad illustrare le sfide che lo sviluppo dell’idrogeno pone oggi, Iervolino cita tra le principali quelle inerenti alle tecnologie per produrlo, non ancora competitive nelle diverse fasi della filiera, quelle connesse alle infrastrutture per la trasmissione e il trasporto, quelle relative all’acquisizione di nuove competenze (soprattutto nel management) ed infine quelle inerenti i progetti al momento in corso, quasi tutti caratterizzati da un elevato grado di rischio.

Come può rispondere l’innovazione a queste complesse sfide, si chiede Iervolino? La risposta può essere fornita per un versante dall’innovazione tecnologica, attraverso il miglioramento nella performance degli impianti di elettrolisi e l’innovazione dei processi produttivi, puntando anche a realizzare sistemi di stoccaggio più competitivi; dall’altro versante da un’innovazione di business che valorizzi sia i progetti di ricerca e sviluppo che vedano coinvolti player industriali, enti di ricerca e start up (open innovation), sia progetti industriali miranti a costruite ecosistemi di filiera, come ad esempio le cosiddette “hydrogen valleys”.

Gostinelli (Enel): "Nel 2030 l'idrogeno verde sarà il più competitivo del mercato"

L’idrogeno verde come complemento dell’elettrificazione, è la visione offertaci dall’Ingegner Francesca Gostinelli, Head of Group Strategy, Economics and Scenario Planning del gruppo Enel, secondo la quale il ruolo di questo nuovo vettore, nell’ambito della complessa matrice energetica, è destinato a crescere da qui al 2030, quando è previsto che divenga il più competitivo sul mercato, a seguito di una consistente riduzione dei costi di produzione. Inoltre, in un’ottica di net zero, l’elettrificazione sostenibile, afferma convintamente Gostinelli, offre oggi la via più semplice ed economica per decarbonizzare gran parte degli usi finali dell’energia: ciò sarà tanto più vero soprattutto nei settori cosiddetto “hard to abate” (acciaierie, cementifici, ceramica, chimica, fertilizzanti, shipping ed aviazione) che complessivamente contano circa il 30% delle emissioni globali di anidride carbonica.

Rousseau (Snam) e gli scenari nel 2050

Xavier Rousseau, SVP Strategy di Snam, offre all’uditorio una proiezione di scenario al 2050, illustrando i principali trend legati agli obiettivi net zero: un incremento nell’elettrificazione della domanda finale che progredirà dal 20% odierno a circa il 50%; una riduzione nel consumo di energia primaria, nell’ordine del 20%, grazie ai progressi nel settore dell’efficienza energetica; una crescente diffusione delle rinnovabili nel mix energetico, con eolico e solare quali fonti predominanti; l’idrogeno ed i suoi derivati (NH3, e-fuel) diverranno vettori energetici chiave per assicurare la decarbonizzazione ed aumentare la sicurezza energetica; la tecnologia di cattura e stoccaggio della Co2 diverrà necessaria per raggiungere le net zero emissioni.

Gibelli (Fnm): "Quattordici treni a idrogeno per la Hydrogen Valley camuna"

Andrea Gibelli, Presidente esecutivo di FNM Spa, chiude il panel di esperti illustrando il progetto della Hydrogen Valley camuna che vedrà quattordici treni ad idrogeno sulla tratta ferroviaria Lago d’Iseo -Val Camonica, lunga più di cento chilometri. Le fasi di realizzazione del progetto sono ad uno stadio molto avanzato, precisa Gibelli, tanto che già nell’estate del 2023 inizieranno le corse di prova dei treni e, se tutto andrà secondo programma, ad inizio 2024 potrà partire il servizio commerciale. Nel concludere il suo intervento Gibelli sottolinea come “il nostro paese, in tale contesto europeo, si colloca per una volta tra i player avanzati, non arrivando a ruota di altre esperienze”; pertanto pur ammonendo che “il futuro energetico non è ipotecabile”, riconosce grandi potenzialità all’idrogeno quale nuovo vettore energetico, soprattutto dal punto di vista trasportistico: laddove, ad esempio, consente l’utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria esistente, come nel caso della tratta Val Camonica-Lago d’Iseo, soddisfa uno dei più importanti must della sostenibilità a livello mondiale, cioè “usare meglio ciò che già abbiamo”.

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