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Cgil Lombardia: aumentano infortuni sul lavoro, attenzione ai protocolli Covid

Cgil Lombardia: aumentano infortuni sul lavoro, attenzione ai protocolli Covid

IMPRESE-LAVORO.COM - Milano - I dati infortunistici recentemente diffusi da INAIL necessitano di un approfondimento particolare, considerando la contingenza dell’emergenza epidemica e le conseguenze sulle sospensioni delle attività produttive e le denunce derivati da contagio. Complessivamente le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e giugno 2020 sono state 244.896 (-24,30%) rispetto allo stesso periodo del 2019), 570 delle quali con esito mortale (+18,2%). I dati di quest’anno sono fortemente influenzati dall’emergenza Coronavirus. In Lombardia i dati semestrali indicano che si è passati da 61.780 denunce nei primi mesi del 2019 a 53.145 dello stesso periodo del 2020, pari a una riduzione del 14,3%, nettamente inferiore alla riduzione registrata su scala nazionale pari al 24%. Il calo si registra sia in occasione di lavoro che in itinere. Nella nostra regione le denunce di infortunio in occasione di lavoro nel settore della sanità ed assistenza sociale aumentano da 1816 nei primi sei mesi del 2019 a 9163 nello stesso periodo del 2020 pari a +404%. La Lombardia conferma l’aumento degli infortuni mortali registrati su scala nazionale. Nei primi 6 mesi del 2020 si passa da 72 denunce nei primi mesi del 2019 a 145 dello stesso periodo del 2020, pari a un aumento del +101,4%. Ancora le denunce di infortunio in occasione di lavoro con esito mortale nel settore della sanità ed assistenza sociale è passato da 1 nei primi sei mesi del 2019 a 17 nello stesso periodo del 2020 pari ad un aumento del +101,4%. L’andamento dei dati su base provinciale lascia indenni ben poche province, registrando su quasi tutto il territorio lombardo un tragico aumento. Le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 sono 49.986 in Italia, (il 20,5% delle denunce di infortunio pervenute da inizio anno), concentrate soprattutto nel mese di marzo (53,0%) e di aprile (36,2%), di cui 18.032 in Lombardia, pari al 36,1%, quelle con esito mortale sono 252 sempre sul panorama nazionale (circa quattro casi su dieci decessi denunciati), di questi il 38,1% deceduti a marzo, il 56,3% ad aprile e il 4,8% a maggio e 113 nella nostra regione pari al 44,8%. Se analizziamo il dettaglio disponibile (aggiornato al 30 GIUGNO) delle denunce COVID-19 per genere nelle province lombarde si evidenzia come le province più colpite dalla pandemia hanno dati molto più pesanti sulle donne. La maggior incidenza sulle donne pari al 72,6% è immediatamente coincidente con i settori, e soprattutto le professionalità, più colpite a occupazione femminile prevalente. Le professioni coinvolte: tra i tecnici della salute l'81% sono infermieri; tra le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali il 99% sono operatori socio sanitari; tra le professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati il 90,8% sono operatori socio assistenziali; tra il personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari il 53,3% sono ausiliari ospedalieri mentre il 38,5% sono ausiliari sanitari portantini. Tra le attività economiche: la gestione Industria e servizi registra il 99,3% delle denunce, segue la gestione per conto dello Stato (0,7%); il 79,9% delle denunce codificate per attività economica (Ateco) riguarda il settore “Sanità e assistenza sociale” tra cui gli ospedali, le case di cura e di riposo incidono per l’85,6%; il settore "Attività manifatturiere" registra il 5,3% delle denunce codificate; il settore "Noleggio e servizi alle imprese" registra il 3,4% delle denunce codificate di cui oltre la metà (52,3%) proviene dall’attività di “Ricerca, selezione, fornitura di personale” con lavoratori interinali "prestati" a svariate attività e professionalità (comprese quelle di natura sanitaria e di pulizia); tra i più colpiti anche gli addetti alle pulizie delle “Attività di servizi per edifici e paesaggi”; il settore “Attività dei servizi di alloggio e ristorazione” incide per il 2% delle denunce, con una prevalenza dell’attività di “Alloggio” (55%) rispetto a quella dei “Servizi di ristorazione” (45%). I morti: i decessi riguardano principalmente il personale sanitario e assistenziale (medici, infermieri, operatori socio sanitari, operatori socio assistenziali); le denunce con i settori di attività economica codificati (Ateco) più colpiti sono “Sanità e assistenza sociale” (29,5%), “Attività manifatturiere” (18%) e “Trasporto e magazzinaggio” (11,5%). Dai dati analizzati emerge un dato infortunistico drammatico, soprattutto quelli con esito mortale, che colpiscono in particolare alcuni settori e le donne. Sulle cause, sebbene la pandemia sia stata tanto inaspettata quanto aggressiva, si ripropone il tema della prevenzione sanitaria e più in generale della tutela delle condizioni di salute di lavoratrici e lavoratori. La prevenzione del rischio è un processo complesso che richiede il coinvolgimento di tutti i soggetti coinvolti, a partire dai lavoratori e dai loro rappresentanti e si estende a tutte le fasi dell’organizzazione del lavoro che è essa stessa fattore di rischio. Si conferma quanto risulti determinante un serio lavoro di applicazione e costante verifica dei protocolli di prevenzione Covid-19 e quanto il lavoro dei Comitati debba essere utili per contenere il diffondersi della pandemia e seri rischi per la salute dei lavoratori.

 

 

 

 

 
 
 
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