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Che cosa ci insegna la Provincia Pavese. Il commento

Che cosa ci insegna la Provincia Pavese. Il commento

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Se si vuole insegnare, bisogna averne i titoli. Chi vuole fare la morale, deve essere necessariamente rispettoso della morale. Sennò si chiama ipocrisia. C'è un giornale, che si chiama Repubblica, nel quale i giornalisti un giorno sì e l'altro pure si incazzano e scrivono come cdr perché non viene pubblicata un'intervista (in questo caso, a Ghali), perché vengono prese decisioni discutibili sul prodotto editoriale oppure a livello di proprietà. C'è un giornale che è posseduto dagli Elkann, che decidono di mettere in cassa integrazione migliaia di persone per ricattare il governo, e questa notizia non trova spazio, o trova spazio minimo. C'è una proprietà, questi Elkann, che ha nel suo paniere anche l'unico e l'ultimo giornale di Pavia, la Provincia Pavese, baluardo da sempre di informazione in città, con i suoi 150 anni di storia. Nel silenzio di tutta l'altra stampa è stata spogliata di ogni risorsa, e adesso gli Elkann la vorrebbero vendere ma non si sa neppure a chi, e come. Ora, per fare la morale al governo, e agli altri. Per fare la morale alla Regione, e ai politici. Per fare la morale agli altri giornali e agli altri giornalisti. Per fare tutto questo bisognerebbe essere assolutamente morali, ineccepibili. E gli Elkann non lo sono. E questo pone Repubblica in condizione di non poter fare la morale. Altrimenti è come quel celebre monologo della Grande Bellezza, quando Jep smonta su una terrazza le bugie e le ipocrisie di una amica, concludendo che abbiamo tutti vite devastate, tutti compromessi da fare, tutti lati non puri del nostro mestiere che un tempo aveva una dimensione industriale e invece ora è un soggetto sofferente che prova ad evitare la morte lottando con le unghie e con i denti.








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