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Milano
Che noia che barba queste regionali lombarde. Il commento
Regionali Lombardia 2023, confronto tra i quattro candidati

Che noia che barba queste regionali lombarde. Il commento

C'è qualcosa (anzi: tutto) di noioso in questa campagna elettorale per le regionali. Qualcosa di profondamente noioso. Letargico. Qualcosa che puzza di trito e ritrito. Nessun guizzo, nessuno scatto. Pierfrancesco Majorino fa quel che era lecito aspettarsi: criticare.

L'idea di base è che la Lombardia deve cambiare totalmente

E deve cambiare totalmente perché le cose non funzionano. E le cose non funzionano - nel sillogismo - perché la destra le ha gestite male per 28 anni. E avanza proposte. Anche Attilio Fontana fa quel che era lecito aspettarsi: ribadire il buongoverno. L'idea di base è che la Lombardia è il posto più avanzato d'Italia. E che è il posto più avanzato d'Italia certamente per la sua gente ma anche perché la politica, da 28 anni, ha saputo stare accanto a questo sforzo collettivo e in parte guidarlo. E avanza proposte.

Letizia Moratti, anche lei fa quel che era lecito aspettarsi

Letizia Moratti, anche lei fa quel che era lecito aspettarsi: dire che vuole cambiare solo quello che non va. Del resto non può dire che vuole cambiare tutto, perché è stata in maggioranza fino a pochi mesi fa, e non può dire che non bisogna cambiare niente altrimenti uno vota Fontana che è la continuità. E avanza proposte. Tutti e tre vanno avanti secondo uno schema che l'elettore, anche incosciamente, saprebbe spiegare prima ancora che aprano bocca. La fase delle proposte viene percepita poco e anche nulla perché è sovrastata dalle tre impostazioni di partenza: rivoluzione, conferma, critica.

I temi sono sempre gli stessi, intervallati di cinque anni

Poi ci sono i temi. Sono sempre gli stessi, intervallati di cinque anni. Primo: le case popolari. Peccato che ci si svegli sempre ogni cinque anni. E infatti gli inquilini ormai non credono a nessuno, né a chi denuncia né a chi promette. Secondo: i trasporti. Tra chi propone la gara e chi propone di potenziare l'azienda e chi propone più investimenti sulla rete, di rivoluzionario non c'è nulla. Forse effettivamente non esiste nessuna rivoluzione possibile, e aveva ragione Andreotti sui pazzi e sui treni in orario, ma la conseguenza è la noia. E il fatto che i pendolari - una volta compatti - ora sono ampiamente frammentati o disinteressati. Terzo: la sanità. Torna lo schema generale.

Per Majorino è tutto da rifare. Per Fontana tutto da confermare. Per Moratti qualcosa da cambiare.

Per Majorino è tutto da rifare. Per Fontana tutto da confermare. Per Moratti qualcosa da cambiare. Noioso. Anche qui nessun guizzo.Per non parlare della modalità della campagna. Lo schema è identico da tutte e tre le parti. Tour nei territori, tutti parlano con la gente, tutti vanno in tv ovunque e su qualunque giornale per dire le stesse cose, tutti dicono le cose con gli schemi di cui sopra. Per tutti e tre arrivano i big nazionali e locali a dire cose e a dare endorsement che erano scontati. Peraltro è bello che si usi proprio questa espressione, ovvero endorsement, che letteralmente vuol dire "girata" in senso bancario. Ovvero quando si va in banca con un assegno e lo si firma sul retro. Ecco, i candidati usano i big nel modo più tradizionale e canonico. Rimane da capire se l'assegno è coperto e - in ultima analisi - se alla gente interessa il prodotto. Cosa, quest'ultima, della quale dubito molto

.fabio.massa@affaritaliani.it

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