Milano
CheBanca! tra esuberi e trattative. E sullo sfondo Credem e...
Mediobanca: entro 48 ore trattative a oltranza per capire quale sarà il futuro del gruppo. La partita degli esuberi e gli interessi per Credem e...
di Fabio Massa
I tempi sono stretti. Nel giro di 48 ore cominciano le trattative a oltranza. Tre giorni per capire come sarà il futuro del gruppo Mediobanca. Secondo quanto può riferire Affaritaliani.it Milano, c'è un passaggio strettissimo che i vertici devono attraversare, in questi giorni. E riguarda gli esuberi sotto la Madonnina. Non è una questione meramente sindacale, ma che la dice lunga sulla strategia di piazzetta Cuccia. Andiamo per ordine.
IN MEZZO AL GUADO - Mediobanca sta cercando di cambiare pelle. Non solo merchant bank, come da tradizione. Ma anche e soprattutto retail. La strategia pare questa, e il progetti Chebanca! e Compass (con relativi risultati), sembrano confermarla. Così come la conferma arriva dall'acquisto prima degli sportelli e poi dei clienti di Barclay's. Questo ha portato a un aumento di 500 unità, per Chebanca!, che tuttavia ha subito dichiarato esuberi per 250 persone. A marzo, però, le intese con i sindacati avevano portato i 250 esuberi a una cifra di 131, con una riduzione quindi di quasi il 50 per cento. Da quel momento, inizia la trattativa serratissima con le parti sociali: 14 incontri. Con una data di scadenza: primo di giugno. Secondo quanto può riferire Affaritaliani.it, è il momento delle decisioni. Con la tensione che cresce, come è dimostrato dalla volontà, poi ritirata, di mandare in aspettativa retribuita gli esuberi. Una decina di giorni fa lo scontro con i sindacati è stato durissimo, fino alla decisione della tre giorni tra 24 e 26 maggio, a oltranza, per chiudere la trattativa.
LA PIATTAFORMA - L'azienda vorrebbe l'esodo incentivato per 131 persone. Il sindacato è fermo a quota 101 esuberi, invece, e vorrebbe il part time, che tuttavia viene rigettato da Mediobanca, che non ha nella propria filosofia aziendale il tempo parziale. In più, i lavoratori vorrebbero l'applicazione del fondo esuberi per 7 anni, e l'azienda invece per 5. Le parti sono distanti al punto che CheBanca! avrebbe addirittura minacciato di provare ad accedere alla 223, la legge che regola i licenziamenti collettivi dovuti a conti non in ordine. Fonti governative fanno notare ad Affaritaliani.it, riferendo dell'intera vicenda, che sarebbe complicato accedere agli ammortizzatori sociali o ai licenziamenti con gli obiettivi dichiarati di un utile da un miliardo di euro. Insomma, per 30 persone, accedere alla 223 sarebbe un azzardo che il ministero non accetterebbe.
I RUMORS - Ma perché tutta questa fretta? Per quale motivo Mediobanca vuole a tutti i costi chiudere con i sindacati? La domanda, che rimbalza da un corridoio all'altro del ministero, contiene anche una risposta, che ovviamente non è né ufficiale, né confermata. La verità è che Chebanca! vuole acquisire una rete di promotori da parte di un competitor sul mercato. L'ingresso sarebbe massiccio, ma perché abbia il via libera, vanno sistemate le questioni interne. I rumors sarebbero coerenti con la strategia dell'amministratore delegato GianLuca Sichel, che vorrebbe decuplicare la massa amministrata, e dunque che deve necessariamente ampliare la rete, e non di poco.
IL NODO CREDEM - Ma non c'è solo la rete di promotori. L'altra "gamba" su cui si regge il progetto del ceo Sichel è la rete fisica. Per questo, le voci raccontavano di un interessamento per gli sportelli di Credem, con tanto di dossier che avrebbe previsto un pagamento "cash". Tuttavia la famiglia Maramotti avrebbe chiesto invece azioni di Mediobanca in misura tale da contare (e non poco), quando scadrà, in autunno, il patto di sindacato. Fantasie? Fantafinanza? Può essere. Per adesso quel che è certo è che la prima curva è la tre giorni per risolvere il nodo degli esuberi. Saranno 131 o 101? Entro la fine settimana si saprà.