Milano, "Sala non poteva candidarsi, si ritiri". La polemica - Affaritaliani.it

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Milano, "Sala non poteva candidarsi, si ritiri". La polemica

Sala: surreale questione di incompatibilità. Una questione misera

Giuseppe Sala non poteva candidarsi a fare il sindaco di Milano. Secondo Panorama infatti  non risulta siano mai state protocollate le dimissioni di Sala da commissario di Expo2015, carica che lo renderebbe ineleggibile a Milano oltre che incompatibile come consigliere di una società pubblica come la Cdp. Secondo quanto riporta Panorama, Sala il 28 ottobre 2015 ha firmato l’"autodichiarazione di compatibilità", necessaria alla nomina in Cdp, affermando di non ricoprire incarichi politici nazionali. Ma questo non è vero: in quel momento Sala era commissario straordinario di governo all’Expo, in piena attività, e questo lo rendeva incompatibile con il nuovo ruolo. In seguito, il candidato Pd risulta essersi poi dimesso solo da amministratore delegato della società Expo, atto annunciato il 18 dicembre 2015 e ratificato due mesi dopo, a campagna elettorale già in corso.

LEGA NORD: SALA NON ERA CANDIDABILE, SI DEVE RITIRARE - "Non bastavano le amnesie del candidato sindaco per il centrosinistra a Milano, Giuseppe Sala, che nell'ordine, in vari atti pubblici e occasioni pubbliche, si è dimenticato di elencare a livello di patrimonio personale una villetta in Svizzera, un investimento da oltre un milione di euro in una società che effettua investimenti immobiliari in Romania e delle quote di partecipazione per quasi 700mila euro in una società che si occupa di fotovoltaico, non bastavano le amnesia sui conti, anzi sui buchi, nella società Expo: adesso viene fuori che Sala non era candidabile in quanto le sue dimissioni sono state ratificate dalla società Expo solo a campagna elettorale già iniziata e inoltre le dimissioni da commissario governativo di Expo non sono state debitamente formalizzate presso il Governo, da cui aveva avuto questo incarico. Cos'altro deve succedere prima che Giuseppe Sala si ritiri dalla corsa per Palazzo Marino? Lo faccia lui, lo faccia per dignità nei confronti dei cittadini milanesi, oppure glielo imponga il Pd milanese: siano loro a staccargli la spina. Ma vergognoso, oltre a quello di Sala, è il comportamento del Governo Renzi che, per questi mesi di transizione dopo Expo, si è pure inventato un modo di garantire un lauto stipendio allo smemorato Sala, mettendolo nel cda di Cassa Depositi e Prestiti, sollecitando le dimissioni del componente Isabella Seragnoli per creare un posto ad hoc, ed uno stipendio ad hoc, per Sala. Come Lega Nord avevamo presentato a riguardo un'interrogazione parlamentare al Ministro Padoan che ovviamente si è ben guardato dal risponderci. A questo punto auspichiamo un passo indietro di Giuseppe Sala e in un Paese normale ci aspetteremmo anche delle spiegazioni e delle scuse dal Governo, dal ministro Padoan e dal premier Renzi". Lo dichiarano i deputati della Lega Nord, Paolo Grimoldi, Segretario della Lega Lombarda, e Guido Guidesi

LA RISPOSTA DI SALA - "Panorama solleva stamattina una surreale questione di incompatibilità della mia candidatura, come chiarito rapidamente da fonti governative. Ma ciò che conta qui non è il merito, ridicolo peraltro, della vicenda. Conta l'atteggiamento di una certa stampa militante cui anche Panorama finisce per accodarsi. Con il vicedirettore Maurizio Tortorella candidato insieme a Stefano Parisi, il fu glorioso settimanale si presta ad una meschina provocazione, spiegabile solo con la volontà di non vedere i problemi politici del candidato protetto, che vanno dai nomi in lista di personaggi dal chiaro stampo razzista al tentativo, peraltro fallito, di candidare condannati in via definitiva. Per non parlare poi del disastro nazionale di una coalizione di centro destra divisa su tutto e ormai allo sbando. Sarà il buon senso dei milanesi a fare giustizia di queste miserie."


LA CONTROREPLICA - 

Giuseppe Sala, candidato sindaco del Pd a Milano, replica senza rispondere alla questione posta da Panorama (in un articolo che uscirà sul numero in edicola da domani, giovedì 12 maggio) sui problemi legali e giuridici della sua ineleggibilità in quanto commisario governativo per l’Expo.

Panorama scrive che il 28 ottobre 2015 Sala, in quel momento ancora pienamente attivo nel suo ruolo di commissario governativo, ha firmato una “Dichiarazione ufficiale” per l’accettazione della nomina a consigliere d’amministrazione della Cassa depositi e prestiti, società pubblica. In quell’atto Sala nega di trovarsi nelle “cause di incompatibilità” previste dalla legge. Tra queste cause, nella medesima Dichiarazione, è chiaramente ed espressamente indicato l’incarico di commissario governativo.

Accettando la nomina a consigliere della Cassa depositi e prestiti, insomma, ancora una volta il candidato sindaco del centrosinistra ha dichiarato il falso in un atto pubblico. Non è la prima volta che questo accade. Era già avvenuto il 19 febbraio 2015, quando Sala aveva firmato la sua “Situazione patrimoniale” come manager alla guida di Expo, in quel caso dimenticando una serie di proprietà immobiliari e di attività imprenditoriali e finanziarie, in Italia e all’estero.

Quanto all’incompatibilità del commissario Sala con la sua candidatura alle elezioni comunali, Panorama scrive che, in base alla giurisprudenza, non basterebbero le sue dimissioni (che grazie alla replica delle “fonti di Palazzo Chigi” si scopre sono state presentate alla presidenza del Consiglio lo scorso 15 gennaio e protocollate il 18 gennaio).

Poiché Sala è stato nominato commissario di Expo da un decreto del presidente del Consiglio, per conferire pienezza legale alle dimissioni servirebbe infatti «un atto formale di pari  efficacia costituzionale»: un altro decreto, insomma, che avrebbe dovuto notificare l’accettazione delle dimissioni. Ma di questo decreto non ne esiste traccia.

In una nota diffusa alle agenzie, Sala sostiene che “Panorama solleva una surreale questione di incompatibilità della mia candidatura, come chiarito rapidamente da fonti governative. Ma ciò che conta qui non è il merito, ridicolo peraltro, della vicenda. Conta l'atteggiamento di una certa stampa militante cui anche Panorama finisce per accodarsi”.

Il chiarimento cui si riferisce Sala è contenuto in una nota dell’agenzia Ansa, nel quale fonti di Palazzo Chigi affermano che  “la lettera di dimissioni (del commissario Sala, ndr) sia stata inviata il 15 gennaio 2016 e protocollata dalla Presidenza del Consiglio il 18 gennaio 2016. Come è noto, proseguono le stesse fonti, in questi casi un atto formale di dimissioni è già pienamente efficace e non occorre alcun altro adempimento”.

In realtà, né Sala né Palazzo Chigi rispondono al problema giuridico posto da Panorama: ovverosia l’esistenza di un decreto del presidente del Consiglio che, accettando le dimissioni di Sala da commissario di Expo, ne sopprima formalmente e legalmente la carica.

Sala aggiunge infine una serie di frasi sgradevoli, su Panorama e sul sul vicedirettore Maurizio Tortorella, candidato nella Lista civica per Stefano Parisi. Ma queste sgradevolezze si qualificano da sole, e danno piena evidenza del nervosismo e della confusione che agita il candidato. La stessa confusione che forse giustifica le tante firme, da lui apposte con evidente inconsapevolezza di quanto veniva sottoscritto.

 








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