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Comunali, Verdi: “Corriamo da soli”, ma c’è chi vuol stare con Sala

Comunali, Verdi: “Corriamo da soli”, ma c’è chi vuol stare con Sala

A dicembre il congresso (ri)fondativo del movimento. “Si chiamerà Europa Verde- i Verdi, come in Francia” dice ad Affaritaliani.it Elena Grandi, classe 1960, una dei portavoce nazionali per la Federazione dei Verdi. Nei giorni del congresso – forse prima – l'annuncio del nome per il candidato sindaco di Milano. Fino ad allora una sola certezza: per la corsa a Palazzo Marino ci sarà una lista di Europa Verde con il proprio candidato almeno al primo turno. Beppe Sala? “La possibilità – dice Grandi – che i Verdi appoggino sin da subito il candidato del centrosinistra a Milano, Sala o non Sala, è francamente remota”. Perché? “Perché è arrivato il giorno in cui gli ecologisti d'Italia devono crescere e smetterla di essere la stampella altrui”. Significa zero trattative? No di certo. Le interlocuzioni sono aperte con tutti nella sinistra sotto la Madonnina, in particolare dopo l'esplosione del cartello Milano2030: da Possibile della segretaria Beatrice Brignone che su Milano da mesi sta provando a lavorare alla creazione di un programma – o di una piattaforma – su ambiente e disuguaglianze, fino a Milano in Comune di Basilio Rizzo e l'avvocato Brambilla Pisoni, passando infine per Rifondazione comunista che sabato si è radunata in Chiesa Rossa per la festa annuale ospitando – guarda caso – alcuni esponenti dei Verdi fra cui l'architetto Andrea Bonessa, portavoce cittadino del movimento assieme a Mariolina De Luca. Il sogno nel cassetto? Riuscire a portare un proprio candidato al primo turno nelle principali città italiane in cui si vota nel 2021: Milano – certo – ma anche Roma, Napoli, Torino, Bologna.

C'è voglia di contarsi e di contare nel movimento ecologista italiano. Per mille motivi più uno. A cominciare dalle ultime (e incoraggianti) rilevazioni del prestigioso Pew Research Center.

Che nell'anno del Covid ha testato le preoccupazioni dei cittadini nei Paesi del mondo occidentale più Giappone, Australia e Corea del Sud. Scoprendo che in otto di questi – fra cui l'Italia – il cambiamento climatico è la principale preoccupazione per il futuro del proprio Paese superando la diffusione di malattie infettive, incidenti nucleari, attacchi informatici, terrorismo, economia, immigrazione e altre voci. Solo sondaggi, certo. Ma che fanno venire voglia di capitalizzare il consenso e provare a puntare in alto.

Chi proprio non ci sta invece dentro la compagine “green” è Enrico Fedrighini. Consigliere comunale a Milano, storico volto delle battaglie ecologiste in città è durissimo sulla scelta di correre da soli: “Freud diceva che il suicidio è un diritto che può essere compiuto con elementi di razionalità, ecco, correre da soli è un suicidio” spiega ad Affaritaliani.it Milano. “È anche una scelta di bassa manovalanza politica che ci indebolisce” ma “del resto il partito è colpito da una sorta di grillinismo di ritorno almeno in alcuni dei suoi elementi che diventano i duri e puri per la prima volta in vita loro e nell'unica occasione sbagliata”. Per Fedrighini “serve una scelta di campo precisa”: quella di appoggiare Beppe Sala e il centrosinistra sin da subito portando elementi qualificanti all'interno del programma elettorale. Perché “Milano è un caso nazionale, non contribuire a regalarla a Salvini e ai populisti è un elemento politicamente rilevante in chiave nazionale. Quindi capitalizzare il consenso contribuendo al rischio che vinca la destra non mi sembra una grande scelta” dice.

E aggiunge: “Il mio lavoro non è fare giochetti politici ma portare a casa risultati, come i primi tre emendamenti al Bilancio comunale che abbiamo approvato a marzo. Primo: obbligo del bilancio ambientale integrato come lo si fa ad Helsinki o Copenaghen e significa che ogni intervento della vita urbana, dall'abbattimento di un cespuglio fino agli scali ferroviari, deve avere degli indicatori sociali, ambientali ed economici in vista di obiettivi carbon free che l'amministrazione si dà, con dati pubblici e trasparenti in modo che ogni anno si fa l'analisi costi-benefici su aria, acqua, territorio, clima, impermeabilizzazione”. Secondo ? “Attivazione di misuratori della qualità dell'aria complementari a quelli di Arpa ma senza fare concorrenza cioè sensori sull'intera città di Milano che ci permettono di capire quanto impatto reale hanno misure come le zone 30 o le domeniche a piedi”. Terzo? “Elaborazione di un pacchetto di misure sistematiche da attivare a Milano nella stagione critica che va da ottobre a marzo. Non si aspetta più l'emergenza, l'emergenza non esiste semplicemente perché sono le temperature basse in Pianura Padana a favorire l'accumulo al suolo delle sostanze inquinanti, e quindi servono misure prese a tutela degli abitanti. Io sto lavorando su queste cose qui e sinceramente non ci posso lavorare con Salvini o il suo uomo a Milano”.

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