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Coronavirus a Milano, Gallera: "L'auspicio è di riaprire tutto in 7-10 giorni"
Giulio Gallera

Il mood pare cambiato. Da emergenza totale a Milano che deve riaprire. "Dobbiamo ancora aspettare 7-10 giorni - precisa Giulio Gallera, assessore alla Sanità di Regione Lombardia, in una intervista ad Affaritaliani.it Milano - Fontana? Ha fatto bene a mettersi la mascherina, ha rispettato i protocolli. Nessuno di noi dell'Unità di Crisi è risultato positivo". L'INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT MILANO

Assessore Gallera, il sindaco Sala parla di riaprire Milano. Abbiamo scherzato? L'emergenza è durata quattro giorni?
Prima di tutto mi faccia precisare che dobbiamo ancora fare le nostre valutazioni. Ma facciamo un passo indietro: le scelte che abbiamo adottato le abbiamo prese su suggerimento dell'Istituto Superiore di Sanità, del ministero della Salute e dei nostri esperti. Sono state scelte condivise tra Regione e Governo, in una totale sintonia di intenti.

E dunque?
Adesso valutiamo insieme a loro per capire in base a quella che è l'evoluzione del contagio quella che è la scelta migliore da prendere. Però capiamoci: il nostro è stato un tentativo di contenere la diffusione del virus. E' stato un tentativo con misure forti, e poi ci siamo resi conto che il virus si è diffuso comunque in modo articolato.

Ma perché bloccare tutto?
Perché rallentare la vita sociale vuol dire provare a ridurre il numero di soggetti potenzialmente positivi o addirittura malati.

Quanto durerà ancora il rallentamento della vita sociale?
L'incubazione dura 15 giorni. Quindi può essere che alcune misure vengano prorogate un'altra settimana.

Ai commercianti, a chi opera nel turismo, ai ristoratori qual è il messaggio della Regione?
Noi siamo assolutamente consapevoli che abbiamo preso delle decisioni nella logica di rallentare la vita sociale. Siamo consapevoli di aver inciso negativamente sull'economia. Ma l'abbiamo fatto perché se si riesce a gestire in maniera contenuta il contagio allora il Paese può gestire in modo intelligente l'epidemia. Siamo impegnati in questo. Se non avessimo fatto nulla magari tra due tre quattro mesi le terapie intensive sarebbero scoppiate di casi, avrebbero fatto collassare il sistema sanitario. Invece pensate che questo sacrificio oggi ha la prospettiva di evitare un danno ben peggiore domani, anche di immagine.

Ieri avete fatto tutti il tampone.
Sì, poiché c'è stata una collaboratrice del presidente Fontana che è risultata positiva. Quindi secondo quanto prevedono i protocolli, è stato fatto il tampone a tutta l'Unità di crisi e alla sua segreteria. Siamo risultati tutti negativi. La segreteria del presidente Fontana continua a svolgere la sua attività ma da un punto di vista individuale. Esattamente come previsto dai protocolli

La mascherina di Fontana oggi è molto criticata.
Il presidente Fontana ha dato l'idea che in Regione Lombardia i protocolli li attuano tutti. Dal governatore all'ultimo dei cittadini. Se noi chiediamo a un operatore sanitario di continuare a operare, o a un poliziotto di lavorare in strada, ma tutelandosi con i presidi, non è che il presidente va avanti come nulla fosse. Il primo a dover rispettare i protocolli è lui, e l'ha fatto. Anche perché la mascherina non è niente di grave. Siamo rigorosi, qui in Regione. Dal presidente in giù.

Quando finirà l'emergenza?
L'auspicio è di vedere una flessione della curva delle persone ricoverate in 7 o 10 giorni. Se così fosse vuol dire che siamo riusciti a gestire l'epidemia, che la diffusione si sta riducendo. Se invece questo non dovesse avvenire, comunque noi ci stiamo preparando a un sistema che sopporti un numero più consistente di casi. Non possiamo escludere che questo possa verificarsi. Ma a quel punto le limitazioni alla vita sociale non avrebbero comunque senso, e la strategia cambierebbe.

fabio.massa@affaritaliani.it

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