Coronavirus: si poteva evitare l’abisso? I clamorosi errori dietro la pandemia - Affaritaliani.it

Milano

Coronavirus: si poteva evitare l’abisso? I clamorosi errori dietro la pandemia

di Debora Bionda

Il Coronavirus ha avuto un impatto devastante sul tessuto sociale ed economico. "Il Libro nero del Coronavirus" ne ripercorre le tappe dalla Cina all'Italia

Coronavirus: si poteva evitare l’abisso? I clamorosi errori dietro la pandemia

Eravamo convinti di esserne usciti e invece siamo ancora qui a fare i conti con lui, l’unico vero protagonista del 2020: il coronavirus. A marzo eravamo impauriti, a novembre, in piena seconda ondata, ci ritroviamo insofferenti, intolleranti. In alcuni casi disperati. Si poteva evitare la seconda ondata? È stato fatto tutto quello che si poteva fare? Ci sono delle colpe? Affaritaliani.it ha provato a cercare delle risposte intervistando Andrea Indini, giornalista e co-autore de Il libro nero del coronavirus. Retroscena e segreti della pandemia che ha sconvolto l'Italia”, scritto a quattro mani con Giuseppe De Lorenzo.

“Come abbiamo fatto a ritrovarci, in ginocchio, indifesi, impauriti, a piangere i nostri cari che morivano, soli, nelle terapie intensive congestionate degli ospedali?”, questo il quesito a cui tenta di rispondere il libro. Di errori ne sono commessi tanti e a tutti i livelli. Ci sono delle inchieste in corso e saranno giudici e magistrati a identificare eventuali responsabilità, ma in base alla vostra ricostruzione quali sono stati i principali errori che ci hanno portato a vivere questo incubo?
Di errori ne sono stati commessi sin dall'inizio. Alcuni sono stati intenzionali. Parlo per esempio della scelta del governo cinese di mettere a tacere il più a lungo possibile il dilagare di "polmoniti atipiche" nella provincia dell'Hubei o dei report assurdi pubblicati dall'Oms dopo i primi viaggi a Wuhan per verificare quanto stava succedendo. In Italia moltissimi errori sono stati dettati da inesperienza e superficialità: le caotiche conferenze stampa di Palazzo Chigi a notte fonda, le sviste nelle circolari ministeriali, i Dpcm varati uno dopo l'altro, i continui scontri con le Regioni. Una gran confusione a cui vanno ad aggiungersi scelte del tutto inspiegabili come il divieto di effettuare le autopsie sui casi Covid.

Come avete condotto la vostra analisi e quanto è durata?
Siamo partiti quasi subito, in piena fase 1. Avevamo pubblicato un’inchiesta su InsideOver, quando un'amica bergamasca che non sentivo dai tempi dell’università mi ha contattato su Facebook per invitarmi ad andare più a fondo. ‘Scavate ancora di più’, ci spronava. ‘Sicuramente non cambierà il nostro dolore – ci scriveva – non si tratta di cercare una vendetta o un qualche responsabile da mettere in croce, ma semplicemente sapere come è potuta accadere questa strage’. E così abbiamo iniziato ad andare più a fondo: da una parte abbiamo raccolto storie di persone, che hanno visto i propri cari morire in casa o in ospedale, o di medici che combattevano il virus in prima linea; dall'altra abbiamo analizzato tutti i documenti pubblicati da governo, Cts, Regioni per far emergere tutte le incongruenze.

Vengono riportate molto storie davvero toccanti di medici, infermieri, pazienti e familiari delle vittime. Qual è la storia che ti ha colpito di più? E nella ricostruzione degli eventi cosa ti ha sorpreso maggiormente?
Parlare con loro era sempre un colpo al cuore. Quasi tutti ci affidavano, tra le lacrime, il ricordo dei propri cari. 'Lo facciamo solo per loro', ci dicevano. 'Se volete vi mandiamo anche una foto'. Molti erano anziani morti in un letto di un ospedale, senza che nessuno gli tenesse la mano mentre esalavano l'ultimo respiro. Uno vero strazio. Eppure è stato grazie a queste testimonianze che siamo riusciti a ricostruire il caos esploso nel pronto soccorso di Alzano Lombardo quando è arrivato il primo tampone positivo o il dramma delle terapie intensive senza più posti letto a disposizione. Mi hanno raccontato di un'anziana signora che al momento del ricovero non aveva con sé il cellulare e non si ricordava i numeri dei propri cari. È stato grazie alla tenacia di una paziente, che era ricoverata accanto a lei, che è riuscita a fare un'ultima telefonata ai propri parenti prima di morire.

Proprio in questi giorni torna in auge il tema di quando il virus ha iniziato a circolare in Italia. C’è chi sostiene circolasse addirittura da settembre 2019. È credibile? Vi siete fatti un’idea in merito?
Risalire a ritroso nel tempo è molto difficile. E le domande da cento milioni di dollari sono due: dove è avvenuto lo spillover che ha portato il Covid-19 a infettare il primo uomo? E come è arrivato in Italia? Nel libro abbiamo provato a dare alcune risposte: ci sono i casi del primo focolaio alle porte di Monaco e del primo morto nella provincia di Valencia. In qualche modo i due episodi potrebbero essere collegati all'epidemia nel Lodigiano e in Val Seriana. I due ceppi, tra l'altro, presentano differenze minime che rendono il secondo molto più aggressivo e contagioso. Alla fine, però, è un esercizio del tutto inutile. Già la nostra inchiesta ci aveva portato a datare i primi contagi a ottobre del 2019. Forse tra qualche anno potremo avere le idee più chiare.

Molti medici avevano notato delle polmoniti anomale prima che si identificasse ufficialmente il primo caso di coronavirus. Era possibile intervenire prima che la bomba ci esplodesse in mano?
Sicuramente ci saremmo potuti preparare meglio. Il tempo perso dal governo cinese a nascondere il virus ha fatto bruciare a tutto il mondo settimane in cui si sarebbe potuto analizzare il comportamento del virus e capire come combatterlo. All'inizio ci si concentrava sulla polmonite, solo dopo si è capito degli effetti devastanti dei trombi prodotti dal Covid e si è iniziato a usare l'eparina per curare i malati. Per settimane, poi, l'Oms ha pasticciato sull'uso della mascherina e dei guanti. E che dire dei Paesi dell'Unione europea che, quando l'Italia annaspava, vietavano l'esportazione di respiratori e dispositivi personali? A Roma, poi, è stato elaborato un 'piano pandemico' che il ministro Speranza ha subito secretato e vietato che venisse divulgato alle Regioni. Poi va detto che l'emergenza sanitaria è stata amplificata dai continui tagli attuati dagli ultimi governi. La pandemia ha, insomma, messo a nudo un sistema farraginoso e deficitario.

Siamo alle prese con la seconda ondata, si poteva evitare di ricadere nell’emergenza? Cosa non ha funzionato e cosa si sarebbe potuto fare e non è stato fatto?
Come detto, quando a febbraio abbiamo scoperto che il virus ci aveva già colpito in pieno, il governo si è dimostrato molto fragile. Ha commesso scelte, a mio avviso, sbagliate, ma bisogna ammettere che gestire una pandemia non è certo cosa da tutti i giorni. Tuttavia, entrati nella 'fase 2' con un numero di contagi accettabile, ci si aspettava che a Roma si rimboccassero le mani per preparare il Paese all'urto della seconda ondata. Non lo hanno fatto. Perché, per esempio, non hanno aumentato il numero di tamponi quando i contagi erano minimi? Perché non hanno incrementato il tracciamento per evitare che sfuggisse di mano? Perché non hanno aumentato gli ordini dei vaccini anti influenzali? Perché l'incremento dei posti letto nelle terapie intensive è rimasto solo sulla carta? Avevano il tempo per mettersi in bolla e non lo hanno fatto. Hanno passato l'estate a parlare dei banchi a rotelle anziché potenziare il sistema sanitario.

Il libro racconta la pandemia con un taglio giornalistico, ma come ben descrivono le storie raccontate nel volume, dietro alla cronaca ci sono le persone: come hai vissuto e stai vivendo questo periodo?
Durante la 'fase 1' ho lavorato da casa per un paio di mesi. Ricordo l'ultimo giorno che sono venuto in redazione: era metà di marzo e girare per Milano era spettrale. Adesso, sebbene ci troviamo ancora in zona rossa, continuo a venire in redazione. Ho l'opportunità di farlo spostandomi in bicicletta e così riesco a ridurre al minimo i contatti. Il mio pensiero costante, però, va alle mie bimbe e alle scuole. Io credo che sia molto importante che continuino a restare aperte per il bene e il futuro dei nostri figli. Andrebbe ripensata anche la frequenza scolastica delle scuole medie e delle superiori. E spero anche che questo lockdown duri il meno possibile. Perché nessuno sembra occuparsi dell'altro grande malato d'Italia: l'economia.

IMG 9891
 








A2A