Costo della vita, Milano sia apripista per l'introduzione di un indice territoriale contro le disuguaglianze - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 11:14

Costo della vita, Milano sia apripista per l'introduzione di un indice territoriale contro le disuguaglianze

Il ritorno alle gabbe salariali non è auspicabile ed anche il livello integrativo aziendale ha dei limiti. L’unico livello di contrattazione potenzialmente in grado di realizzare questo allineamento è a mio avviso quello territoriale. Il commento

di Giorgio Gori

Costo della vita, Milano sia apripista per l'introduzione di un indice territoriale contro le disuguaglianze

Ho seguito con interesse il dibattito in corso su Affaritaliani.it sul tema del costo della vita e dell’eventuale conseguente adeguamento dei salari a Milano, tema sul quale si sono espressi, tra gli altri, il mio collega Pier Maran (LINK QUI), la senatrice Cristina Tajani (LINK QUI) e il Sindaco di Milano Beppe Sala (LINK QUI)

Non c’è dubbio che il tema abbia una sua rilevanza, considerate le forti differenze del costo della vita che si registrano - a parità di salari - in ambiti territoriali diversi. Tra Nord e Sud, tipicamente, guardando ai macro aggregati, ma altresì tra città e aree extra urbane, con Milano nettamente in cima alla classifica. 

Al formale allineamento retributivo corrispondono - in differenti geografie - forti disuguaglianze in termini di potere d’acquisto e qualità della vita. Ragionare su possibili soluzioni al problema è quindi doveroso, innanzitutto per ragioni di equità.

E’ evidente che la contrattazione collettiva nazionale non può registrare queste differenze, né sarebbe auspicabile un ritorno alle gabbie salariali. Il livello integrativo aziendale, seppure adatto - per le imprese di una certa dimensione, quindi solo per alcune - a collegare produttività e stipendi, non è a sua volta lo strumento più idoneo per includere nella contrattazione l’auspicabile connessione tra costo della vita (nella dimensione locale) e livelli retributivi. 

L’unico livello di contrattazione potenzialmente in grado di realizzare questo allineamento è a mio avviso quello territoriale, trasversale ai settori e potenzialmente vocato anche al coinvolgimento delle attività economiche più piccole. 

Con un limite non banale: le prescrizioni derivanti dalla contrattazione territoriale - tanto normative che salariali - in Italia impegnano solo le imprese che aderiscono alle parti firmatarie dell'accordo o quelle che vi aderiscono volontariamente, e non si applicano automaticamente a tutte le imprese del territorio (non così per esempio in Francia, dove un decreto del Ministero del Lavoro può estendere “erga omnes” l’applicazione di un accordo, purché sottoscritto da organizzazioni “rappresentative” e previa consultazione pubblica). 

Anche qui, tuttavia, il comune impegno delle organizzazioni datoriali e sindacali più rappresentative di un territorio - assumiamo qui per comodità la dimensione provinciale, ovvero quella della città metropolitana, senza escludere la possibilità di “zoom” più puntuali - può portare a risultati di assoluto rilievo, a partire dalla determinazione di un indice territoriale di adeguamento dei livelli retributivi collegato al costo della vita. Fermi i valori salariali determinati per i diversi settori dalla contrattazione nazionale, come “pavimento universale”, il “secondo livello" territoriale si incaricherebbe di colmare, o almeno di mitigare, le disuguaglianze derivanti da parità formali contraddette da forti differenze sostanziali. 

Si tratterrebbe di un grande passo avanti, pur nell’iniziale dimensione sperimentale e con i limiti di applicazione che si sono detti. E condivido: non c’è città come Milano più adatta a fare da apripista, sia per le particolari condizioni di innalzamento del costo della vita che qui si registrano sia per la maturità che il dibattito su questo tema mi pare avere qui raggiunto, sia infine per la solida cultura riformista che innerva questa città e che in tante altre occasioni l’ha portata a innovare precorrendo i tempi. All’Amministrazione comunale, com’è stato suggerito, l’importante compito di dare il “la” a questo processo virtuoso. 

di Giorgio Gori - Membro dell'europarlamento e Vicepresidente della Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia

 

 








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