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Dalla Festa del Pd alle Regionali: tutte le incognite su Cottarelli. Inside
Carlo Cottarelli

Dalla Festa del Pd alle Regionali: tutte le incognite su Cottarelli. Inside

Presagi di sventura. Aleggiano e si spandono insieme al venticello serale, lungo le sponde del Naviglio Grande, a due passi da dove si tiene la Festa dell'Unità, che il Pd di Milano ha il merito - unico partito tra tutti - di continuare pervicacemente e generosamente a tenere aperta, piccolo barlume di speranza di dibattito pubblico in un rimbecillimento complessivo di social e virtuale.

La domanda alla Festa dell'Unità di Milano: "Di quanto perderemo?"

"Di quanto perderemo?". E' la domanda che ci si fa, tra una birretta e una scodellina di pasta. E soprattutto: come le facciamo le cordate per il congresso. Poi ci si ricorda che le regole per eleggere il segretario sono state cambiate, nel silenzio generale (si era impegnati a capire, tra Covid e mascherine, altre quisquilie tipo come mandare a scuola i figli e come raggiungere il posto di lavoro). E quindi non ci saranno più le primarie libere e aperte, ma un percorso indecente fatto di consultazione degli iscritti e poi sì, primarie, ma tra due candidati. Vi ricordate le candidature di outsider? Ecco, è inutile che ve le ricordiate, perché tanto potete scordarvele.

Pd post elezioni: un Letta debole, Bonaccini, Provenzano?

Cordate, quindi. E vari nomi. Stefano Bonaccini, di certo, dall'Emilia Romagna con furore e vento di vittoria in poppa. Ma anche Provenzano quello che Milano non accoglie. E altri, chissà. Il punto è uno solo: Enrico Letta che cosa farà il giorno dopo le elezioni, se fosse andata proprio male, ovvero se il Pd sta vicino al 20 e lontanissimo dal 25? C'è chi dice che vuole resistere a tutti i costi, e in ogni caso, dimissioni o no, sarà debolissimo.

Lombardia 2023: Letta lancia Cottarelli, qualcuno pensa a Maran ma...

Dal palco Letta scandisce: "Grazie a Carlo Cottarelli che mi ha detto sì già due volte (la seconda è l'accettazione della candidatura, ndr). Speriamo che mi dica sì la terza". Il che vuol dire l'accettazione della sfida per la Regione. Quindi, con un Letta assente o debole, dove finisce la candidatura di Cottarelli, che l'economista mette in campo per puro spirito di servizio (probabilmente, se la risparmierebbe tutta la fatica)? Si ragiona tra dirigenti di partito e capicorrente. Con Letta debole le correnti potrebbero adagiarsi su Cottarelli, oppure decidere l'inversione, e andare dritti sulle primarie. Si parla di Pierfrancesco Maran, presente alla Festa come sempre, esattamente come Antonio Misiani, candidato al posto suo. Non si sa se i due si siano visti. La faccia che mette su Maran mentre Letta parla è quella di sempre, e le mani le batte come al solito. Si parla di Maran anche se qualcuno riporta un'antica saggezza: dopo uno schiaffo non è che uno si va a prendere subito il secondo. Per la serie: trombato alla Camera ok, trombato presidente della Regione anche no.

Comunque, Cottarelli regge solo se Enrico Letta sarà in sella. Altrimenti, che succede? Altre incognite: se perde male contro la Santanché nel collegio difficile uninominale (entrando comunque perché è blindato su Milano) di Crema e Cremona, che succede? Ma chi ce l'ha messo, là sopra? Uno che non sa far di conto?

Pd e Terzo polo, il monito di Gori: "Mai più divisi"

Poi c'è il ragionamento sul Terzo Polo. Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, avverte dal palco: "Io ho nella mia lista civica molti di quelli che voteranno Renzi e Calenda. Questa volta è successo che non siamo insieme. Ma non deve più succedere, e non dovrà succedere per le Regionali, sennò sarà grave". Per la serie: se Calenda va da solo ancora una volta, oltre a perdere la Regione, finisce pure che ci esplodono le città. Milano compresa, dove i riformisti sono in maggioranza. Anche se Renzi, alle Stelline, alle domande del quotidiano Il Giorno aveva agitato la mano e respinto la giusta obiezione.

E comunque, Calenda si dice che potrebbe avere già l'accordo con Letizia Moratti, chez Mariastella Gelmini. Se riterrà - come ha ritenuto per le politiche - che la partita sulla Regione è di fatto non contendibile, allora andrà da solo e farà personal branding con Letizia, magari propiziandone l'uscita anticipata dalla Regione per fare un po' di cooling down. Se invece riterrà che la Regione sia contendibile proverà a convergere su Cottarelli, con grande scorno e difficoltà da parte non solo del Movimento 5 Stelle ma anche di buona parte della sinistra più dura del Pd, che infatti - senza fare troppi misteri - gioiva per la campagna solitaria dei Dem: "Finalmente quello là se ne è andato". Eh, ma a volte tornano, per allearsi. Chissà se la primavera porterà consiglio.

fabio.massa@affaritaliani.it

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