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Milano
Del Corno: "Castello chiuso alle 16.30? Giusto". Cultura, resa della politica
Filippo Del Corno

Del Corno: "Castello chiuso alle 16.30? Giusto". Cultura, la resa della politica

La nostra passione per l'offerta culturale è nota e la nostra curiosità per capire se e come la cultura possa farsi impresa è altrettanto nota. Abbiamo allora voluto intervistare l'assessore alla Cultura del Comune di Milano per capire la politica culturale della città e le scelte strategiche, soprattutto a fronte di alcuni fatti accaduti e riportati in primis dal nostro giornale che ci parevano allarmanti.

In particolare, ci pareva assurdo che in una città come Milano, nell'anno di Leonardo, il Castello potesse chiudere alle 16.30, fatto ritenuto normale e giusto dall'assessore  Filippo Del Corno per una non meglio precisata esigenza di personale e conservazione delle opere, non vogliamo allora immaginare quali danni immensi hanno quei musei (vedi Brera per esempio) che fanno orari prolungati e anche notturni. Oppure che dopo aver cercato di cambiare il sistema di biglietteria e gestione dei musei civici, con una sentenza il TAR potesse annullare il lavoro fatto dal Comune, basando la sua decisione su due fatti ancora più sorprendenti, che l'assessore di fatto ammette, il primo è che la decisione del TAR si basa su di un precedente disposizione del Consiglio di Stato (fatto quindi che doveva essere noto agli uffici dell'assessorato che hanno seguito l'aggiudicazione) e secondo, che la ragione della revoca è dovuta al fatto che i lavoratori erano sottopagati e l'assessorato, che da un indirizzo politico alle gare, non aveva previsto alcun parametro stringente in tal senso nel bando. Altro fatto che ci lasciava perplessi era l'ennesima proroga alla gestione dei servizi di visita guidata all'interno del Castello Sforzesco all'operatore che sotto varie forme è lì da 20 anni. Tutto normale.

A tutto questo, e molto altro, l'assessore, con grande coraggio, ha dato la sua visione nella seguente intervista rilasciata a 10alle5. Non possiamo però nascondere quanto le risposte siano tecniche e formali. Un quadretto rassicurante, che quasi vuole dimostrare più la correttezza dell'operato, mai messa in dubbio, che non la visione strategica; la cultura deve far sognare e battere i cuori, non può fermarsi a norme e regole e ad un linguaggio politicamente corretto. Milano si salva perché ci sono privati che ci credono, che investono e che non si aspettano nulla dalla pubblica amministrazione. Speriamo però ci siano sempre e solo privati illuminati, perché se scomparissero questi, sarebbe buio totale.

Leggi tutta l'intervista su 10alle5 Quotidiano

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