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Milano
Dj Fabo, Cappato: "Aiuto al suicidio, voglio il rito abbreviato"

Attraverso il suo profilo Twitter, Marco Cappato ha annunciato di avere chiesto di essere giudicato col rito abbreviato nel procedimento in cui e' accusato di 'aiuto al suicidio' per la morte di Dj Fabo nella clinica svizzera 'Dignitas'. "Oggi ho chiesto il giudizio immediato - 'cinguetta' il tesoriere dell'associazione Coscioni - per l'aiuto a Dj Fabo. Meglio fare chiarezza con il processo, in attesa che il Parlamento si faccia vivo".

"Ho chiesto di andare immediatamente a processo - spiega Cappato in un comunicato diffuso dall'associazione 'Luca Coscioni' - perche' voglio che in Italia finalmente si possa discutere di come aiutare i malati a essere liberi di decidere fino alla fine. Sia quando lottano per vivere, sia quando decidono di fermarsi. Il processo sara' un'occasione per discuterne ed e' bene sia il prima possibile". Il 13 luglio scorso, i pm milanesi Tiziana Siciliano e Sara Arduini avevano chiesto il suo rinvio a giudizio per il reato di 'aiuto al suicidio' (articolo 580 del codice penale) in relazione alla morte di Dj Fabo nella clinica svizzera 'Dignitas'.

Un passaggio obbligato per la Procura dopo che tre giorni prima il gip Luigi Gargiulo aveva disposto l'imputazione coatta per l'esponente radicale, bocciando cosi' la richiesta di archiviazione formulata dai pm in precedenza. Era stata poi fissata un'udienza preliminare il 15 novembre davanti al gip Livio Cristofano che, a questo punto, verra' 'saltata' con la richiesta di giudizio immediato. "Con la rinuncia all'udienza davanti al gup - si legge nella nota - l'obiettivo e' di aiutare il processo pubblico a fare piena chiarezza su un divieto di legge che non tiene conto della volonta' di persone che, per avere una morte senza dolore a causa di malattie, non possono procedere autonomamente attraverso la distensione delle terapie". Nel disporre l'imputazione coatta, il gip aveva sottolineato che nel nostro ordinamento non esiste il "diritto a una morte dignitosa", come sostenuto dalla Procura, secondo la quale Cappato non andava processato perche' aveva aiutato Fabiano Antoniani nell'esercizio del suo diritto a morire in modo dignitoso, sottraendolo alle immani sofferenze seguite all'incidente che l'aveva reso cieco e tetraplegico.

"Non ho mai accompagnato malati pschici in Svizzera". Lo ha affermato in un incontro coi giornalisti Marco Cappato, riferendosi al recente caso di un ingegnere comasco affetto da grave depressione che e' morto in una clinica svizzera dove si pratica il suicidio assistito. La Procura di Como ha indagato la persona che l'avrebbe accompagnato in stazione per 'aiuto al suicidio', lo stesso reato contestato all'esponente radicale per la morte di Fabiano Antoniani, meglio noto come Dj Fabo, il 40enne rimasto tetraplegico e cieco dopo un incidente stradale. Oggi Cappato ha presentato all'ufficio dei gip, attraverso i suoi legali Massimo Rossi e Francesco Di Paola, la richiesta di essere processato col rito immediato che prevede il 'salto' dell'udienza preliminare nel procedimento che le vede accusato di avere "rafforzato" il proposito suicidiario di Dj Fabo.
  
"Io ho fornito aiuto solo a persone affette da patologie che sono nella nostra proposta di legge sul fine vita, che e' ferma da 4 anni - spiega Cappato - non abbiamo inserito le patologie pschiche perche' pensiamo che questo tema vada affrontato con un approfondimento dell'attivita' parlamentare, con l'aiuto di professionisti".

Alla domanda se abbia ricevuto richieste di malati psichici per un 'aiuto', Cappato risponde: "In generale, mi arrivano mediamente due richieste al giono , non ho fatto il conto preciso ma da febbraio (quando e' morto Dj Fabo, ndr) a oggi sono decine. Lo Stato italiano ne e' perfettamente al corrente. Tra queste, c'e' una componente di malati psichici, ma io ho aiutato materialmente solo 3 persone che erano affette da patologie comprese nella nostra proposta di legge, agli altri ho fornito solo informazioni". Nel caso di malati pschici, anche sulla base del rapporto che ho con degli psichiatri, - ha aggiunto - cerco di dare aiuto. Se sono insoddisfatti dello psichiatra da cui sono in cura, per esempio, gli dico di cambiarlo. Ma non e' che se uno viene da me e mi dice 'sono depresso, ho fatto due tentativi di suicidio e non sono riuscito a uccidermi', gli dico 'oh, che bello, ti accompagno in Svizzera'". Dopo la richiesta di processo col rito immediato, spiegano i legali, il giudice Livio Cristofano dovra' fissare l'inizio del processo che si celebrera' davanti alla Corte d'Assise di Milano. "Con la scelta del rito immediato - affermano gli avvocati - Cappato va incontro a un rischio ancora maggiore perche' si preclude la possibilita'  di una sentenza di 'non luogo a procedere' pronunciata dal gup. E rischia una pena edittale che in teoria potrebbe portarlo in carcere".

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