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Milano
Dopo Campione, Saint-Vincent. Le tristi (e previste) sorti dei casinò

di Fabio Massa

Come Campione. Anzi, forse addirittura peggio. La Corte d'Appello di Torino ha revocato il decreto di ammissione di concordato del Casinò de la Vallée di Saint-Vincent. I milanesi che volessero recarsi a puntare le loro fiches dovranno andare verso altri lidi, ma forse i creditori riusciranno ad avere parte dei soldi che spettano loro. La storia è di quelle da raccontare, e ha origine dalla testardaggine di due aziende, la 'Elle Claims' del gruppo Lefebvre e la Valcolor di Sarre. Entrambe si rivolgono allo studio legale Bettini Formigaro Pericu di Milano, nelle persone degli avvocati Andrea Bettini, Filippo Pastorini, Maria Chiara Marchetti e Corrado Ferriani. Che comincia la sua battaglia perché accedendo al concordato preventivo il Casinò di Saint-Vincent di fatto esclude dai risarcimenti tutti i piccoli creditori, che rimangono con un pugno di mosche in mano. Insomma, vince sempre il banco? Parrebbe proprio di sì, considerato che l'operazione è fortemente avallata dalla politica regionale valdostana. C'è anche un'inchiesta con sei indagati per bancarotta fraudolenta, che va a rendere ancor più rovente il clima montano. Senza dimenticare la pesante condanna della Corte dei Conti in danno ai politici valdostani proprio per le decine di milioni di euro erogati nel tempo al Casinò. E dunque il concordato serve per mettere una pietra sopra la vecchia gestione e partire con un "fresh start". Ma i piccoli creditori non ci stanno. Ora la strada unica ed obbligata è la dichiarazione di fallimento attesa nei prossimi giorni. "Ci siamo trovati in una situazione assurda. La proposta di concordato proposta dal Casinò di Saint Vincente e omologata dal Tribunale di Aosta era manifestamente illegittima e si poneva in violazione di legge. Ma soprattutto penalizzava i fornitori proponendo una falcidia del 30% dei loro crediti e un pagamento a cinque anni. Il tutto sotto il silenzio assordante del socio Regione Valle d’Aosta. Ma la beffa risiede in una procedura, quella del concordato preventivo, che è costata circa 5 milioni di compensi professionali: esattamente la somma decurtata ai fornitori”, spiega il prof. Corrado Ferriani.

fabio.massa@affaritaliani.it

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