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Milano
Esselunga distruggerà un'opera d'arte storica milanese
Murales Milano

Una città senza memoria è una città senza futuro, ed è per questo che la storia dei murales di Largo Murani, ben lungi dall’essere una folkloristica vicenda di quartiere, riguarda Milano e tutti i suoi cittadini, proprio come a tutti, all’epoca, appartenevano le vicende del Bosco di Gioia o del Teatro Smeraldo.

Cinque murales realizzati quasi cinquant’anni fa, tra il 1977 e il 1979

I fatti: siamo in piena Città Studi, lontano dai luoghi “instagrammabili” della Darsena e dell’Isola dove si muovono i fighetti del poke e dell’apericena, una zona di milanesi di una volta, un quartiere con una forte identità ben rappresentata da cinque murales realizzati quasi cinquant’anni fa, tra il 1977 e il 1979, dal Gruppo Aerostatico, sulle pareti di un negozio di falegnameria, oggi fallito.

Una testimonianza di un’epoca cruciale per Milano dal punto di vista sociale e politico, un rarissimo esempio di muralismo anni ’70 - un movimento d’avanguardia, di grande significato artistico, che fece da apripista al successivo graffitismo - arrivato intatto ai giorni nostri. Un’opera apprezzata per decenni da chiunque passasse da quelle parti, rispettata persino dagli stessi writer e street artist, che nel corso dei decenni si sono ben guardati dal rovinarla. Un’opera dal significato straordinariamente contemporaneo: in un momento in cui si parla solo di climate change e di pace, questi murales a tema pacifista e ambientalista dimostrano alle giovani generazioni dei “Fridays for Future” che non tutto il mondo dei loro genitori “boomers” era da buttare, non tutto il Novecento e’ stato irresponsabile.

Per questo, quando nel quartiere si sparse la voce che l’immobile era stato acquistato da Esselunga, si dava per scontato che i murales sarebbero rimasti al loro posto, forse addirittura valorizzati. La cultura aziendale dell’azienda di Bernardo Caprotti, così come la raccontò lui nel suo libro, è sempre stata incentrata su un certo illuminismo di fondo, e nessuno poteva credere che i suoi successori si dimostrassero così ottusi da distruggere un patrimonio del genere, per altro acquistato a parametro zero.

I murales saranno distrutti, e con loro morirà un altro pezzo di memoria collettiva

E invece è esattamente quello che avverrà. I murales saranno distrutti, e con loro morirà un altro pezzo di memoria collettiva, un altro piccolo pezzo del passato di una città che, a furia di perdere pezzi – l’elenco è infinito e oltremodo doloroso – ha smarrito la propria identità, diventando – come si è visto nell’era Covid e post Covid – una sorta di non-luogo, incapace di immaginare il proprio futuro proprio perché mutilata del proprio passato.

Inutile aspettarsi un intervento delle istituzioni comunali

Inutile, ovviamente, aspettarsi un intervento delle Istituzioni comunali, che davanti a questioni come queste sono abituate a lavarsene le mani, chiamando in causa mille buone ragioni, senza accorgersi che un’Istituzione comunale, di qualunque tipo o colore politico, che non si batta per la difesa del passato della propria città, è un Istituzione che non ha ragione d’essere e che certifica in questo modo il proprio fallimento.

Anche perché, se poi capita che queste Istituzioni dicano qualcosa, c’è da rimpiangere il silenzio, come nel caso della proposta  di distruggere le opere, ma installare delle fotografie commemorative dei murales nei giardini limitrofi: roba per gente o con molto senso dell’umorismo o affetta da necrofilia, da lussuria della disfatta.

Una menzione speciale, tuttavia, va fatta per la surreale giustificazione di Esselunga, che davanti alle proteste dei residenti ha spiegato che i murales spariranno, ma loro “regaleranno alla piazza alcune opere di Toiletpaper”, ovvero delle grafiche prese dalla rivista patinata di Maurizio Cattelan.

Signori, giù il cappello: si faccia un monumento all’autore di un simile abominio, perché davvero l’applicazione dell’1 vale 1 al campo artistico era un’aberrazione a cui nemmeno il populismo nelle sue derive più ignoranti e sconclusionate era stato ancora capace di arrivare. Come se, nell’abbattere la Cappella Sistina, si dicesse di stare tranquilli, magari ci mettiamo un quadro di Pollock e passa la paura; come se l’arte fosse intercambiabile, e il suo significato e la sua importanza non fossero generati dal contesto, dalla storia, dai valori ad essa collegati, ma dalla semplice presenza, come si trattasse di alberi o di pali della luce.

Si distrugge un’opera con un valore preciso, una storia lunga mezza secolo, in cui centinaia di persone di persone si riconoscono: e la si sostituisce con qualcos’altro secondo quale criterio, Esselunga? Secondo una scelta operata da chi? Dai tuoi impiegati di marketing? Per quale motivo Toiletpaper e non uno delle centinaia di altri artisti e pseudoartisti abituati a lavorare su commissione?

Una bestialità, a pensarci bene, figlia dell’arroganza dei nostri tempi

Una bestialità, a pensarci bene, figlia dell’arroganza dei nostri tempi, che in nome del denaro desacralizzano tutto, senza timore o rispetto per nulla, nemmeno per un’opera d’arte di cinquant’anni fa, amata e rispettata da un quartiere intero.

E allora forza, buttatelo giù quel muro. Buttate giù i murales, distruggete l’ennesimo pezzo di storia di questa città in nome di un profitto sempre più scarso, fateci anche una bella inaugurazione a inviti, un “evento” in una “location d’eccezione”, con gli artisti a cottimo a fare gli onori di casa; ma la ‘toilet paper’, dateci retta, conservatela: per ripulirvi dalla figura che vi apprestate a fare, non basteranno tutti i vostri magazzini.

Sul muro di Largo Murani, sotto al murales di Toro Seduto, si legge ancora una scritta: “quando i bisonti saranno stati tutti sterminati, e i cavalli selvaggi tutti domati, quando gli angoli segreti delle foreste saranno invasi dall’odore di molti uomini, e la vista delle colline sarà oscurata dai fili che parlano, allora l’uomo chiederà: dove sono gli alberi e i cespugli? Scomparsi! Dov’è l’aquila? Scomparsa”.

Dopo aver demolito e svenduto pezzo per pezzo la nostra identità, senza più passato né futuro, siamo pronti per scomparire anche noi.

P.S. I residenti della zona si incontreranno oggi, alle 18.00, in Largo Murani, per una romantica manifestazione di protesta, alla presenza degli originali autori dell’opera. Al termine della quale, andranno tutti in processione al negozio concorrente di via Inama, di cui sono improvvisamente diventati nuovi clienti

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