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Milano
“Formigoni ha la cultura dei Popolari. In Europa ce n’è un gran bisogno"
Raffaele Cattaneo

“Formigoni ha la cultura dei Popolari. In Europa ce n’è un gran bisogno"

"Roberto Formigoni ha sempre incarnato una visione di governo e una cultura politica che è quella dei Popolari, di cui in Europa c'è un gran bisogno". Raffaele Cattaneo, sottosegretario con delega alle Relazioni internazionali ed europee della Regione Lombardia, ha iniziato a collaborare con Formigoni nel 1995. Con il 'Celeste' condivide un rapporto di almeno 30 anni e una storia comune alle spalle. Dirigente dell'Ufficio di gabinetto della presidenza, poi sottosegretario alla Presidenza, nel 2006 Cattaneo è diventato anche assessore alle Infrastrutture e alla Mobilità durante uno dei suoi mandati da governatore. In un'intervista ad Affaritaliani.it Milano commenta la possibilità che Formigoni si candidi alle elezioni europee del prossimo anno con Fratelli d'Italia.

Cattaneo, Formigoni dice che manca ancora tanto tempo alle europee, ma lascia intendere che sta effettivamente pensando a una candidatura.

Sto a quello che dice, ossia che non è lui che vuole candidarsi, ma che sono in tanti a chiederglielo. Ed è anche quello che ha detto a me quando gli ho fatto la stessa domanda qualche tempo fa. Mi sembra una posizione sincera. Ma leggendo tra le righe delle sue dichiarazioni si capisce che al vecchio leone politico il gusto di ritornare in campo non dispiacerebbe.

Il presidente Attilio Fontana dice che una sua candidatura sarebbe un arricchimento per tutti.

Mi trovo d'accordo con Fontana. Se Formigoni si candida, con tutto quello che ha rappresentato la sua esperienza, sarà certamente un arricchimento specialmente in un momento come questo in cui, se c'è un aspetto che manca in politica, è la qualità della leadership e delle figure che si candidano a rappresentare pezzi di società. Formigoni ha sempre avuto la caratteristica di rappresentare qualcosa in più di sé stesso e questo mi sembra un primo punto positivo.

Ce ne sono altri?

Tutti riconoscono che ha incarnato una certa visione di governo basata sulla sussidiarietà, sul primato della persona e sulle organizzazioni sociali da valorizzare: più società e meno Stato. E questa è la visione della cultura dei Popolari, non quella dei socialisti ma nemmeno quella del nazionalismo o dei conservatori.

Non a caso Formigoni non ha escluso anche la candidatura con Forza Italia, che insieme ai centristi è l'unico partito della maggioranza che in Europa siede con i Popolari.

Anche questo denota un suo elemento valoriale. Formigoni ha sottolineato la grande stima per Giorgia Meloni che io condivido. Ma non dimentica di essere stato per tanti anni in Fi che oggi, come Noi Moderati o altre formazioni minori centriste, è il principale partito che si riconosce nell'area dei Popolari. C'è un tema politico che non può essere ignorato.

Ci spieghi meglio.

La vera questione politica delle prossime europee sarà come superare l'attuale maggioranza Ursula che è oggettivamente atipica e anche 'contro-natura', nel senso che tiene insieme Popolari e Socialisti che hanno visioni oggettivamente diverse e spesso contrapposte. E questo sta creando una serie di criticità, basta vedere gli scontri che emergono, per esempio, sulle case 'green', sul nutriscore o sul blocco dei motori endotermici. L'unico modo per superare questa maggioranza è un'alleanza tra Popolari, Conservatori e Liberali e auspico che sia questo il prossimo governo dell'Europa. E in questo contesto non è un'eresia pensare che sia Fratelli d'Italia a cercare di avvicinare conservatorismo e popolarismo.

Avvicinare il centro a Fratelli d'Italia è un argomento di cui si è già discusso prima delle politiche e anche prima delle Regionali in Lombardia.

Questo dipende da loro e da qui si vedrà anche la strada che vogliono percorrere. Se Fdi vuole consolidare il suo ruolo di grande partito necessariamente deve aprirsi a culture diverse da quelle che l'hanno originato. Devono scegliere se fare un percorso di apertura e non di incorporazione oppure se tutelare innanzitutto la propria identità. A me sembra di cogliere da un lato la consapevolezza che questa strada rafforzerebbe la loro leadership, dall'altro, però, e anche le regionali in Lombardia lo hanno dimostrato, l'esigenza legittima - anche se nei fatti porta all'opposto dell'apertura - di voler tutelare la propria comunità d'origine.

Ci può essere quindi una reale compatibilità tra il mondo popolare e Fdi?

L'origine di Fdi potrebbe essere un po' respingente verso chi ha matrici culturali diverse e rende più difficile questo percorso comune. Io personalmente credo che se Fdi sceglie di correre il rischio di aprirsi può dar vita in Italia, e quindi anche in Europa come modello, a un'alleanza tra conservatorismo e popolarismo che può rappresentare una maggioranza stabile per il governo del Paese negli anni a venire. Se si arroccano nella difesa delle proprie identità, credo che il loro consenso sia destinato nel tempo a scemare come è già avvenuto per la Lega o per Matteo Renzi.

È anche vero che oggi il voto cattolico non è più granitico come poteva essere ai tempi di Formigoni.

Mai come oggi quel mondo da cui veniamo io e Formigoni in politica è alla diaspora. Si riconosce in tanti candidati e schieramenti diversi. Se è così è perché manca una proposta credibile e convincente nella rappresentazione dei valori che incarna. Oggi la politica è molto polarizzata verso gli estremi e chi non si ritrova nelle forme radicali fa fatica a capire cosa votare.

Quindi che consiglio darebbe a Formigoni?

L'ipersemplificazione porta alla polarizzazione sugli estremi. Ma chi deve governare non si può permettere questo lusso. Uno dei suoi pregi è stato dimostrare di saper tenere insieme tante sensibilità diverse. Ma all'amico Formigoni dico: 'Attenzione, questo lavoro oggi è molto più difficile da fare'.

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