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Gallera: "Io candidato sindaco a Milano? Non mi tirerei indietro"
Giulio Gallera

Gallera: "Io candidato a Milano? Non mi tirerei indietro"

Il Coronavirus in Italia continua ad essere devastante, impressionanti i numeri di morti e contagiati. La regione più colpita è sempre la Lombardia e chi lotta in prima linea, oltre a medici e infermieri è l'amministrazione di Regione Lombardia, oltre al presidente Attilio Fontana il volto che i lombardi ma non solo, ormai tutti gli italiani hanno imparato a conoscere, è quello di Giulio Gallera, assessore al Welfare. Ogni tardo pomeriggio attravero una diretta Facebook snocciola i numeri, ma lo fa in modo coinvolgente, cercando sempre di trovare lati positivi ad una vicenda drammatica e questo viene apprezzato da più parti. "Da un mese sto dentro al bunker della Regione Lombardia, - spiega in un'intervista a Repubblica - dalle 8 a mezzanotte". "M'e' venuto naturale  mettermi davanti a Facebook e spiegare da assessore che cosa accadeva. Ho cercato sempre di essere chiaro, trasparente e concreto. Di dire tutto e nello stesso tempo di certificare che il nostro sistema sanitario regge. Infondere speranza e non drammatizzare. Cioe', mi sto vivendo sino in fondo il mio ruolo istituzionale".

Il post su facebook: "Resto in prima linea con medici e infermieri"

Dopo le polemiche seguite alla sua intervista a Repubblica, oggi Gallera ha scritto su facebook:  "Non mi candido a sindaco di Milano, ma resta in prima linea a fianco di medici e infermieri per sconfiggere l'emergenza sanitaria. Siamo in guerra e resto al mio posto".

Nell'intervista a Repubblica, spazio anche a ciò che avverrà nel dopo-emergenza, con un pensiero chiaro alle elezioni per il sindaco di Milano nel 2021: "Sono milanese, sono stato vent'anni al Comune, conosco ogni via della mia citta' e ne sono innamorato. Mi sono sposato qui, ho due figli al liceo, se servira' candidarmi, non mi tirero' indietro". "l'emergenza non finisce, questo Covid-19 e' esploso e se mi fermo un secondo a leggere i messaggi favorevoli, o a pensarci...ok, va bene. Ma non ho metabolizzato l'aumento della popolarita', ci sara' poi il tempo per farlo. Mi capita di fare due o tre presenze in tv al giorno, ma vivo nella pressione della quotidianita'".

Gallera: "Voci dalla trincea tutto sommato positive"

Intervenendo questa mattina ad Agorà, Gallera è tornato sui più recenti sviluppi: "In tutta la regione c'e' stata una flessione, nel weekend, confermata anche lunedi', una riduzione della pressione, per il numero di accessi al pronto soccorso. Certo e' lieve, ma c'e'. Poi i numeri che un giorno ci fanno esultare e un giorno ci preoccupano un po' li prendiamo in considerazione, ma la voce dalla trincea e' tutto sommato positiva".

"Sarà lunga, ma non si resta a casa sino al 31 luglio"

"La data del 31 luglio e' stata rettificata da premier. Ma il messaggio lo condivido, non e' che tra 10 giorni se scende o rallenta il contagio possiamo immaginare che tutto sia finito e possiamo tornare ad animare i oarchi. Sara' una lunga stagione per riuscirci, finche' non troviamo un farmaco efficace o un vaccino c'e' il rischio che riparta. In Cina ci sono contagi di ritorno. Sara' lunga anche se non penso si possa immaginare che per 4 mesi i nostri concittadini rimangano a casa. Lo ha detto l'assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, intervistato ad Omnibus, commentando la nuova stretta varata dal Cdm .

"La stretta era necessaria"

 "La stretta delle misure era necessaria. Abbiamo visto che la settimana scorsa il 40% delle persone erano ancora in giro per le attivita' lavorative. c'e' necessita' di ridurre questi spostamenti. Noi l'abbiamo chiesto, il governo e' arrivato qualche ora dopo, poi e' stato chiarito che vale la nostra ordinanza. Il concetto che anche le attivita' produttive devono chiudere quando non svolgono servizi pubblici essenziali e' un messaggio giustissimo". "Poi e' chiaro che chi rimane aperto deve garantire l'adempimento delle misure anti contagio - ha aggiunto - E qui siamo al tema della mancanza dei dispositivi di protezione individuale. Anche i sindacati hanno una giusta apprensione per i lavoratori".

"Lombardia ha retto onda d'urto spaventosa"

"La Lombardia e' il sistema piu' solido che e' stato in grado di reggere un'onda d'urto spaventosa, arrivata nella nostra regione per una pura casualita'", ha aggiunto Gallera  ad Omnibus. "Poteva accadere quello successo nel Veneto, e cioe' un caso riconosciuto in un paese piccolo, semplice da circoscrivere. Da noi c'e' stata una situazione diversa". "Prima del paziente uno, le regole che dava il ministero della salute erano che i tamponi andavano fatti a tutte le persone che arrivavano dalla Cina e avevano problemi di carattere respiratorio - ricorda gallera -. Quindi tutte le volte che negli ospedali sono andate persone per fare visite e non avevano sintomi, non sono stati fatti i tamponi. Il nostro problema e' stato questo: e' stato uno degli elementi di sviluppo della diffusione. Non e' nato negli ospedali, ma nei bar, nelle balere e altri luoghi. Ma si e' propagato negli ospedali per questo motivo.

"Prima ci accusavano di fare troppi tamponi..."

"Il problema non e' a chi va fatto il tampone, perche' il tampone ha un valore estremamente relativo: una persona puo' essere negativa oggi e poi diventare positiva domani. Il problema e' contenere la diffusione del virus, trattando tutti coloro che hanno anche solo uno stato simil influenzale come un potenziale paziente Covid". Lo ha detto l'assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, intervistato ad Omnibus. "All'inizio - ha ricordato - abbiamo fatto tamponi a tutti e siamo stati attaccati perche' facevamo troppi tamponi. Poi e' uscita una linea guida dell'Istituto superiore della sanita' che indicava a chi bisognava fare i tamponi. E noi, come il resto d'Italia, stiamo facendo in quel modo li'".

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