Garlasco, una comunità spezzata e nuovamente travolta dall'indagine (e dai media) - Affaritaliani.it

Milano

Garlasco, una comunità spezzata e nuovamente travolta dall'indagine (e dai media)

La riapertura delle indagini a Garlasco ha riacceso i riflettori dei media sulla cittadina pavese. Che mal sopporta queste rinnovate attenzioni. Ma tra i giornalisti c'è l'impressione che la storia potrebbe essere veramente riscritta

di Federico Ughi

Garlasco, una comunità spezzata e nuovamente travolta dall'indagine (e dai media)

"In trenta anni che faccio questo mestiere, non avevo mai visto tante telecamere come davanti al tribunale di Pavia per la doppia convocazione di Alberto Stasi e Andrea Sempio". E' la testimonianza di Gigi Sironi, giornalista Mediaset che di storie e fatti di cronaca ne ha raccontati tantissimi. Ma questa Garlasco 2.0 è (anche) un fenomeno mediatico cresciuto giorno dopo giorno come una slavina, finendo di nuovo per occupare tutti gli spazi dell'informazione. Stampa, tv, siti. E questa volta anche social. "Ero a Tromello una settimana fa per le ricerche nel canale - commenta ancora Sironi - e assieme agli altri colleghi ci chiedevamo che cosa ci stessimo a fare lì. Ora mi sono ricreduto". L'impressione diffusa nella nutrita comunità di cronisti che si sono trasferiti armi e bagagli tra Garlasco e Pavia è che ci sia una storia che potrebbe essere riscritta. Ma che potrebbe ancora volerci del tempo.

Garlasco è stata nuovamente travolta. Dall'indagine e dai media

Sembra impossibile pensare che il paese possa però sopportare a lungo questa sorta di assedio, diciotto anni dopo l'assassinio di Chiara Poggi: "Sono stati nuovamente travolti", commenta Sironi. Una comunità che già ai tempi non si era dimostrata particolarmente propensa a mostrarsi alle telecamere. E che appare poco entusiasta di collaborare con i cronisti, mandati "a caccia" di brandelli di storie dalle redazioni. In pochi sembrano voler parlare. Pesano anche le minacce di calunnie del passato. E c'è una radicata tendenza a "fare quadrato" verso le incursioni esterne, per proteggere i propri concittadini. Anche per questo appaiono particolarmente preziose quelle poche testimonianze di chi, pur a distanza di tanto tempo dai fatti, decide ora di farsi avanti. Presentandosi in Procura o aprendosi con qualche cronista. "Ma la maggior parte dei cittadini di Garlasco pare ritenere Stasi innocente", annota Sironi. 

Si tratta naturalmente di impressioni. Per i fatti, bisogna attendere le mosse della Procura. Che tuttavia comunica con il contagocce. Scelta anche comprensibile. Ma che lascia i giornalisti nella necessità di cercare altrove risposte alla enorme curiosità nuovamente suscitata nel pubblico. Il rischio, naturalmente, è quello di una informazione che va fuori giri nella frenesia della ricerca del dettaglio inedito, dell'aspetto curioso - o morboso.

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L'interrogazione parlamentare sulle fughe di notizie

Proprio oggi il deputato di Forza Italia Tommaso Calderone ha presentato una interrogazione al ministro della Giustizia Carlo Nordio perchè ogni notizia che giunge da Garlasco è "quotidianamente oggetto di diffusione da parte degli organi di stampa: dalla data dell'interrogatorio dell'indagato, dei testimoni, fino all'esito di una consulenza dattiloscopica eseguita sulle impronte e persino l'ubicazione delle medesime". Eppure, è un procedimento che si trova nella fase delle indagini preliminari, che, per definizione, e' soggetta al segreto istruttorio. Calderone contesta in particolare la diffusione degli esiti della consulenza tecnica che attribuisce ad Andrea Sempio 'l'impronta 33': "Si tratta di fatti intollerabili - rileva Calderone - per questo ho chiesto al ministro Nordio se non ritenga che siano stati pubblicati atti d'indagine coperti dal segreto istruttorio e se, alla luce del processo mediatico costruito attorno al caso 'Garlasco' e della conseguente imponente pubblica gogna subita da persone presunte innocenti, non consideri opportuno attivare i propri poteri ispettivi ai fini dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare".

Lo Stato deve una risposta ai genitori di Chiara Poggi

Nel frattempo, come si dice, the show must go on. Perchè Garlasco è una storia che, oggi ancora di più, inquieta, fa pensare e fa parlare. "Ma il pensiero deve andare soprattutto ai genitori di Chiara Poggi - conclude Sironi. Hanno perso la figlia e lo Stato gli ha detto che il colpevole era stato Alberto Stasi. Tutto quello che sta accadendo ora non avrebbero voluto viverlo. Ma lo Stato deve loro una risposta. E spiegare - eventualmente - se quella precedente è stata data in modo affrettato. E' un dovere, anche diciotto anni dopo. Ho parlato con l'avvocato di Stasi e mi ha detto che se togli un mattone e poi un altro e poi un altro ancora, poi alla fine il muro cade. Gli ho chiesto cosa c'è dietro. Mi ha risposto: la verità."

 








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