Milano
Garlasco, la Procura spera di ritrovare l'impronta 33 scomparsa. I reperti "distrutti o venduti"
La traccia palmare che oggi la Procura attribuisce a Sempio non risulta più nei fascicoli. I reperti sono stati smaltiti dopo la condanna definitiva di Stasi. Ma la Procura ha ancora una speranza

Garlasco, la Procura spera di ritrovare l'impronta 33 scomparsa. I reperti "distrutti o venduti"
Diciotto anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, a Garlasco, è tornata al centro dell’inchiesta una vecchia traccia: l’“impronta 33”. Una traccia palmare, rilevata sulla parete interna della scala della villetta di via Pascoli, che oggi la Procura di Pavia attribuisce – su base fotografica – ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima e nuovo indagato nel caso. Ma c’è un problema: quella prova potrebbe non esistere più. “L’impronta 33 è scomparsa?”, si chiedono gli investigatori. Il frammento d’intonaco su cui era stata isolata potrebbe essere stato distrutto, o venduto, insieme a numerosi altri reperti sequestrati nel corso delle indagini, dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi nel 2015.
Reperti smaltiti, la conferma nelle sentenze
Due sentenze della Corte d’Assise d’Appello di Milano, del 2021 e 2022, autorizzano espressamente la restituzione, distruzione o vendita di tutti i beni sequestrati ritenuti privi di “valore economico”. È stata fatta eccezione solo per i documenti, inseriti nel fascicolo d’ufficio. Ma nell’elenco dei corpi di reato allegato alle sentenze non compare mai la “traccia 33”.
La distruzione dei reperti – compresi oggetti sottoposti a perizie irripetibili – è stata disposta a distanza di 14 anni dal delitto. La difesa di Stasi, con l’avvocata Giada Bocellari, aveva chiesto di conservare “alcuni reperti sottoposti ad accertamenti tecnici, in vista di un’evoluzione scientifica”, ma la richiesta non è stata accolta. Tra i beni distrutti: magliette, gioielli, una sedia in legno, il tappetino del bagno con un’impronta insanguinata, e frammenti trattati con reagenti chimici.
Le speranze della Procura di recuperare l'impronta 33
Ora il punto è capire se il pezzo di intonaco con l'impronta 33 faccia parte o meno dei reperti distrutti. Come riferisce Tgcom24, il campione potrebbe non essere stato distrutto. Sebbene non sia ancora stato materialmente ritrovato negli archivi, la Procura di Pavia non esclude di riuscire a recuperarlo, dal momento che nei verbali d’inchiesta non risulta alcuna conferma dello smaltimento.
Nel verbale delle operazioni tecniche datato 4 settembre 2007 – riportato da Tgcom24 – si sottolinea che “la conservazione dei reperti è buona e non sono quindi suscettibili a degradazione naturale”. Inoltre, si parla esplicitamente della necessità di non procedere alla distruzione del campione, ma di conservare almeno “una quota parte del substrato merceologico”, il che lascia supporre che una parte dell’intonaco possa ancora esistere.
Se il frammento fosse effettivamente recuperato, sarà possibile eseguire nuove analisi per verificare la presenza di materiale biologico eventualmente rimasto sotto i reagenti utilizzati all’epoca, come tracce di sangue, sudore o pelle, che potrebbero appartenere sia a Chiara Poggi che a chi ha lasciato l’impronta. All’epoca, l’impronta fu esclusa dalle prove principali perché i test – meno avanzati rispetto agli attuali – diedero esito negativo. Ma oggi, grazie al progresso scientifico, il responso potrebbe essere diverso.
Se invece il campione risultasse irrecuperabile, la Procura avrebbe già pronto un “piano B”: ricostruire tutte le fasi delle operazioni tecniche eseguite nel 2007, recuperando la documentazione completa e convocando i tecnici che effettuarono i rilievi e le analisi sull’impronta 33.
Garlasco, la storia giudiziaria dell'impronta 33
L’impronta 33, trattata nel 2007 con ninidrina, non aveva allora rivelato tracce di sangue o DNA. I Ris ne fecero un calco e raschiarono l’intonaco per eseguire due analisi: una con esito negativo, l’altra “dubbia”. Non venne considerata decisiva. Ma oggi, proprio quella traccia sembra tornare centrale. La nuova attenzione nasce da un’analisi fotografica condotta dagli inquirenti, che avrebbe identificato una compatibilità con le impronte palmari di Andrea Sempio. Ma la difesa del giovane contesta il valore probatorio della traccia, evidenziando che nella stessa zona della casa furono trovate impronte di diversi soggetti, tra cui il fratello della vittima e alcuni carabinieri.
La difesa di Stasi insiste: “Traccia biologica ancora analizzabile?”
Secondo i legali di Stasi, una nuova consulenza potrebbe individuare oggi materiale biologico che non era stato rilevato 18 anni fa. “Ma se l’intonaco è stato distrutto, l’analisi sarà impossibile”, avvertono. In quel caso, la Procura potrebbe ripiegare sulla documentazione d’archivio e convocare i tecnici che eseguirono i rilievi nel 2007.
L’incidente probatorio e i nuovi esami: il momento chiave il 17 giugno
Un momento chiave sarà l’incidente probatorio fissato per il 17 giugno a Milano. Gli esperti nominati dal giudice dovranno stabilire se i profili genetici trovati sotto le unghie di Chiara Poggi siano compatibili con Sempio. In parallelo, saranno riesaminati i para-adesivi utilizzati per raccogliere impronte, compresi quelli mai analizzati. Secondo una consulenza recente, alcune delle tracce biologiche sono compatibili con Sempio. Ma, se la “prova regina” – l’impronta 33 – fosse definitivamente persa, il suo valore processuale potrebbe vacillare.