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Ginecologo morto a Milano, due mesi dopo è ancora mistero fitto
Stefano Ansaldi

Ginecologo morto a Milano, due mesi dopo è ancora mistero fitto

E' ancora fitto il mistero attorno alla morte del ginecologo Stefano Ansaldi, 65enne campano trovato il 19 dicembre con la gola squarciate in via Macchi, non lontano dalla Stazione Centrale. Omicidio o suicidio? Gli inquirenti ancora non si sbilanciano.  «Non c’è certezza che non sia stato ucciso», è la formula utilizzata. Fa il punto oggi sul giallo Giuseppe Guastella del Corriere. Che ripercorre la vita movimentata del medico, separato in casa con la moglie e con una vivace vita sentimentale. Proprio i generosi doni che fa alle donne che frequenta lo portano ad essere pressato dai debiti. Il sogno è aprire a Malta una clinica per fare ricerca nucleare sui farmaci antitumorali, che vorrebbe realizzare attraverso una società costituita in Svizzera, gestita da un fiduciario locale. Ansaldi arriva a Milano in treno alle 15, con in tasca un biglietto per fare ritorno a Napoli alle 18.10. Chi doveva incontrare in quelle ore? Alla moglie aveva parlato di "un amico di Dubai che in questi giorni si trova in Svizzera". Forse una persona con la quale contava di risolvere i suoi problemi economici.

Nella 24 ore che ha con sé, il ginecologo porta alcuni documenti del progetto maltese e nessun effetto personale. Non da dunque l'impressione di un uomo in fuga. Le telecamere lo riprendono passeggiare nella zona della stazione sino alle 16. A quell'ora chiama il suo fiduciario svizzero per annullare l'appuntamento che aveva con lui a Chiasso. Poi un'altra telefonoata della sua assistente che ha un problema con la carta di credito. Alle 16,30 il silenzio. Ansaldi scompare anche agli occhi delle telecamere in zona.  Viene trovato poco dopo le 18 da una donna e dal suo compagno, che fanno in tempo a vederlo ancora vivo, ma con una ampia ferita alla gola che gli sarà fatale. Arrivano i carabinieri e trovano vicino al corpo la valigietta, il costo Rolex che lo stesso Ansaldi si è sfilato chiudendo il cinturino e un coltello da cucina usato, con il manico nero e la lama di 20 centimetri insanguinata. Manca solo il cellulare. La coppia di testimoni non ha visto nè sentito nessuno fuggire, le telecamere non hanno ripreso nulla. Oltre alla ferita fatale, sul collo ci sono altri tre piccoli tagli paralleli. Tutto compatibile con dei colpi autoinflitti da una mano esperta. Ma anche con una possibile aggressione dalle spalle. Proseguono le indagini, che ruotano attorno al giro di soldi del medico. Poi la Procura deciderà se chiudere il caso come suicidio chiedendone l’archiviazione o seguire una pista diversa.

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