I Hate Milano

di Mister Milano

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Coronavirus? “Correre si deve”. L’incredibile elogio dei runners

Coronavirus? “Correre si deve”. L’incredibile elogio dei runners

"Accoronati", la  nuova rubrica di Affaritaliani.it Milano. Di Francesco Francio Mazza

Sicuramente un giorno #andràtuttobene: ma per adesso va male, malissimo.
In Lombardia, gli spostamenti immotivati continuano, il contagio non accenna a fermarsi. Nessuno sa quando avremo il tanto sperato picco.
E mentre Fontana implora, con le lacrime agli occhi, le persone di non uscire di casa, ci è stato segnalato questo articolo pubblicato l’altro ieri da Repubblica Milano che comincia proprio così: “Correre si può. Si deve”.
Il pezzo è una specie di cronaca della città vista con gli occhi di un runner, infarcito da quella retorica da runner che in tempi di pace fa provare pena per l’autore, mentre in tempo di guerra manda in bestia le persone per bene, quelle che, consci dell’immane dimensione dell’emergenza che stiamo vivendo, se ne stanno ad annoiarsi in casa senza mettere a rischio nessuno.
Ma evidentemente c’è ancora qualcuno, tra i Professionisti dell’Informazione, che continua a non avere chiaro l’enorme carico di responsabilità che la situazione richiede, perché pubblicare un simile pezzo – “Correre si può. Si deve” – in questo momento è davvero qualcosa che lascia basiti.
Si resta a bocca aperta nel leggere cose come “è come se milioni di occhi di guardassero dalle finestre” o “si sente solo il rumore cadenzato delle scarpe che, come un metronomo, segna il ritmo della corsa”: sembra quasi di trovarsi di fronte a un atto di ribellione a quanto dichiarato poco dopo dal Sindaco Sala, che con un appello specifico invitava le persone a rinunciare alla corsetta.
Ora, ovviamente, aspettiamo i distinguo di comodo, robe tipo “ma quando l’abbiamo pubblicato noi correre era lecito” oppure “abbiamo detto di rispettare le distanze” e via di questo passo; ma la verità è che chiunque aveva capito da un pezzo l’andazzo, del problema dei runner si discuteva da giorni, basta pensare al Campione del Mondo Massimo Oddo, che quattro giorni fa aveva detto chiaramente ai runner di stare a casa e “non rompere i coglioni”.
Che poi, cosa significa “correre si può. Si deve” come fosse un imperativo categorico?
Qual è il valore etico di uscire in questo momento a correre, col rischio di essere positivi asintomatici e diffondere il virus?
E perché “si deve” correre quando tutte le altre attività sportive sono interdette?
“Correre si può. Si deve”. E poi hanno il coraggio di prendersela con gli audio di whatsapp.
P.S. Ma i Paladini del fact checking e della buona informazione, questo pezzo non lo avevano notato?

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