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Coronavirus, riaprire tutto? Politici scollegati dalla realtà
(fonte Lapresse)

Coronavirus, riaprire tutto? Politici scollegati dalla realtà

"Accoronati", la  nuova rubrica di Affaritaliani.it Milano. Di Francesco Francio Mazza

Del regime cinese si possono dire tante cose, e infatti qui tante ne abbiamo dette. Tuttavia, non si può dire che siano degli stupidi, gli spietati governanti cinesi, se in poco più di due decenni hanno creato una superpotenza economica in grado di rivaleggiare con gli Stati Uniti per il primato mondiale.
E’ alla luce di una considerazione elementare come questa che davvero non si capisce come faccia, una parte neanche piccola della classe dirigente italiana, ad avere la faccia tosta di dire che si dovrebbe “riaprire”, producendosi in ragionamenti uguali a quelli che, a fine febbraio, causarono i nefasti effetti che ora rischiano di perseguitarci per il resto della nostra esistenza.
Ci sarebbero valide ragioni per non dedicare neppure un secondo a certe scempiaggini: eppure tocca occuparsene comunque per almeno tre ragioni.
La prima, perché non capiamo come si possa indagare per “procurato allarme” su alcuni “audio di whatsapp” ad opera di soggetti anonimi, colpevoli solo di provare a convincere le persone circa la gravità dell’emergenza quando i media mainstream dicevano che “era solo un’influenza”, e sia invece consentito che Senatori della Repubblica si rivolgano ad un Paese stremato con messaggi che contraddicono i pareri di tutta la comunità scientifica internazionale.
La seconda, perché questi messaggi sono sintomatici di un certo modo di interpretare la realtà sia di questo pezzo di classe dirigente sia, di riflesso, di un certo giornalismo italiano. Un modo che è sempre ragionevole ed estremamente intelligente ma che ha l’immancabile difetto di essere del tutto scollegato dalla realtà.
Chi dice che bisogna “riaprire le aziende” non è mai salito un giorno in vita sua sulla 90 a Milano o sulla metropolitana di Roma. Chi parla di “didattica a distanza” non ha idea di quale sia la qualità delle connessioni internet nella sterminata provincia italiana, da nord a sud.
Bisognerebbe quindi spiegare come fare – in un quadro generale che ci vede privi persino di mascherine, di tamponi, di obitori dove stipare i corpi - a garantire il distanziamento sociale e le altre “misure di sicurezza” di cui si parla una volta riaperto. Altrimenti, il dire semplicemente “riapriamo” – quando tanto l’emergenza, tanto, la devono gestire altri, sia a livello pratico (i medici) sia politico (il Governo e i Governatori) - è quanto di più irresponsabile e odioso ci possa essere.
La terza, perchè è interessante notare la dinamica che questi ragionamenti sulla riapertura instaurano sui media.
Alle parole di chi è favorevole – poniamo, Renzi – viene contrapposta l’opinione di un “esperto autorevole”. Il problema è che gli esperti ce li siamo giocati tutti: la loro credibilità è alle corde, la maggior parte dei media ha continuato a dare spazio e credibilità a personaggi come la Sciagurata dell’Ospedale Sacco, con il risultato che ora – per dirla alla Hegel – le vacche sono diventate tutte nere.
E’ successo, insomma, quello che avevamo anticipato qualche giorno fa: scienziati e non scienziati, davanti all’opinione pubblica, sono sullo stesso piano, perché qualunque cosa dica lo scienziato gli si può rinfacciare di aver detto il contrario in passato.
Si tratta di un fenomeno di una gravità assoluta, il cui impatto, come per molte altre cose, lo misureremo in futuro. Per adesso, per contrastare la follia della riapertura quando nemmeno si conosce la conta precisa dei morti, basta rifarsi al caso di Wuhan, e domandare a questi acuti pensatori se davvero credono che il regime cinese sia composto da un branco di idioti, che hanno consapevolmente inferto un colpo terribile alla propria economia per otto-settimane-otto quando bastava attenderne molte meno.
Se davvero si potesse tornare alla normalità “a tempo di record” credete che il regime cinese – gente che non ha alcun rispetto della vita umana – non lo avrebbe fatto a sua volta?
Un ragionamento molto semplice, come detto all’inizio. Che, a pensarci bene, toglie ai nuovi teorici della riapertura l’alibi della buona fede.

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