I Hate Milano

di Mister Milano

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Fase 2, bocciate le idee fattibili. Dagli esperti soluzioni impraticabili
Coronavirus: metro a Milano

Fase 2, bocciate le idee  fattibili. Dagli esperti soluzioni impraticabili

"Accoronati", la  nuova rubrica di Affaritaliani.it Milano. Di Francesco Francio Mazza

Sono quindi filtrate idee e proposte offerte dalla madre di tutte le task force, quella guidata da Colao, per gestire la famigerata “fase 2”.
Ovviamente, tali idee e proposte – così come le “tabelle” con le varie riaperture - non vengono né anticipate al Parlamento né illustrate con ordine ai cittadini attraverso una regolare conferenza stampa alla presenza di giornalisti. Il metodo è quello collaudato dal primo giorno di lockdown: si telefona al giornalista di fiducia, si anticipa una proposta, si fa uscire la notizia sul web e poi si guarda di nascosto l’effetto che fa.
Fa nulla se questo sottopone i cittadini, stremati da due mesi di emergenza, a un ulteriore stress, e fa nulla se l’incertezza non fa che peggiorare le cose. L’importante, come sempre, è non perdere nemmeno un like su Facebook, e quindi poter “categoricamente smentire” eventuali idee o proposte che l’opinione pubblica dimostra di non gradire.
Il problema vero, purtroppo, è che ogni giorno che passa la sensazione dominante sia che questi “esperti” provengano da qualche galassia lontana, dove le dinamiche del nostro Paese sono pressoché sconosciute, e le loro proposte siano frutto di una scarsa conoscenza della vita e delle abitudini dei cittadini del pianeta Terra.
Ieri, per esempio, il Corriere strombazzava che i ristoranti riapriranno sì, “ma con posti dimezzati”. A quel punto, chiunque ha un amico ristoratore e gli abbia chiesto cosa ne pensasse si è sentito rispondere la stessa cosa: “Allora non riapro”.
Si, perché per molti è già difficile tirare avanti in condizioni normali, non parliamo in una situazione post-bellica con un Paese impoverito come mai lo era stato dal secondo Dopo-Guerra. Immaginare allora che i ristoranti possano tranquillamente dimezzare i coperti (o che i bar possano avere tavoli distanziati non di un metro ma di due, e che “i clienti dovranno stare ad almeno un metro e mezzo dal bancone”) è follia pura: tanto valeva dire “dite le preghiere” e sarebbe stato lo stesso.
Per non parlare degli stabilimenti balneari: pensare di mettere un ombrellone ogni cinque metri significa rendere anti-economico l’intero sistema. E riguardo alle proposte circa la sterilizzazione immediata della passerella ogni volta che qualcuno ci cammina sopra, le distanze da rispettare in mare, il plexiglass da installare: chi acquista i materiali? Con quali soldi? Con quali incentivi?
Per definizione, una proposta dovrebbe essere tale se ha almeno una parvenza di fattibilità: altrimenti è fiato al vento.
Se si pensa che davvero si possa ridurre del 60% la capienza del sistema di una città come Milano o Roma senza paralizzare il traffico, significa che non si sta facendo una discussione pratica ma puramente in linea teorica. Può essere che non ci siano soluzioni praticabili: ma allora gli esperti dovrebbero alzare le mani e dirlo chiaramente, così il Paese ne prenderebbe finalmente atto e la palla passerebbe definitivamente nelle mani della classe politica, che sarebbe chiamata ad assumersi le sue responsabilità. Tanto è vero che le uniche due idee fattibili ascoltate fino ad oggi, e per altro già utilizzate con successo in Israele, come il tracciamento dei contagi grazie a una app obbligatoria e il prolungamento della quarantena per gli ultra 65 anni, sono state subito ripudiate, non sulla base di un ragionamento tecnico-scientifico ma semplicemente per non rischiare di perdere il favore dei pensionati o dei complottisti (categorie in cui il partito che ha espresso il Premier Contecasalino ha il suo bacino naturale di voti).
Che la situazione sia di una gravità immensa è chiaro a tutti. Ma cercare di porvi rimedio proponendo soluzioni generiche e impraticabili non è meglio: è peggio, peggissimo.

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