I Hate Milano

di Mister Milano

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I professionisti dell’informazione che non chiedono scusa (delle scemenze)

I professionisti dell’informazione che non chiedono scusa (delle scemenze)



"Accoronati", la  nuova rubrica di Affaritaliani.it Milano. Di Francesco Francio Mazza

Il paradosso è che se oggi l’orientamento delle persone è cambiato, se finalmente si è diffusa, nel Paese, la consapevolezza di gregge sui rischi che stiamo correndo, questa consapevolezza è arrivata “nonostante” i giornalisti e non “grazie” ai giornalisti.


Mentre il direttore del Corriere della Sera scriveva che “si doveva ripartire”, sulle chat whatsapp di mezza Lombardia giravano messaggi audio in cui i medici lanciavano l’allarme. Mentre Luca Sofri ci spiegava che non si muore “per” coronavirus ma “col” coronavirus , lanciandosi in un ragionamento pericolosissimo che terminava con la frase “in teoria (...) è persino possibile che quella persona sarebbe morta comunque”, sul web giravano le dichiarazioni di Burioni che spiegava come questa fosse una “pericolosissima scemenza”, e che si muore proprio così: di corona virus.


Come di consueto, non sono giunte scuse, smentite o assunzioni di responsabilità: e così è toccato ad altri audio – come quello disperato del medico del Niguarda – il compito di svegliare le coscienze e convincere la gente che a questi ritmi i morti sarebbero presto diventati migliaia.


E’ stata quindi la modernità ad averci dato la possibilità di salvarci, quella modernità fatta di smart phone, di app, di condivisioni. Quella modernità per anni demonizzata e descritta come il male assoluto, proprio dagli stessi giornalisti, e che però ha permesso ai medici di far sentire il proprio grido.


Immaginate cosa sarebbe successo se ad avere diritto di parola fossero stati solo i “professionisti dell’informazione”: in questo momento, la maggior parte di noi sarebbe ancora a fare baldoria. Certo, anche la modernità ha le sue controindicazioni, il suo carico di pericolose fake news e ciarlatani in libera uscita. Ma tutto sommato, credo sia di gran lunga preferibile vivere in un mondo in cui tutti possono esprimersi, rispetto ad uno in cui il diritto all’opinione è monopolio di pochi. Talmente arroganti che quando sbagliano nemmeno chiedono scusa.

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