I Hate Milano

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Il preside del Volta e quella lettera choc: "Fatevi una passeggiata"

Il preside del Volta e quella lettera choc: "Fatevi una passeggiata"

"Accoronati", la  nuova rubrica di Affaritaliani.it Milano. Di Francesco Francio Mazza

Domenico Squillace, chi era costui?
Era, ed è, il Preside del liceo scientifico Volta di via Benedetto Marcello a Milano, che si guadagnò un bel pò di notorietà mediatica grosso modo ai tempi del #milanoriparte, la follia mediatica di cui, in queste ore, misuriamo i tragici effetti.
All’epoca, la strumentalizzazione politica in atto nel nostro Paese, (vera causa dell’Apocalisse in cui siamo precipitati), vedeva le Lega, Salvini e tutta la destra schierata dalla parte degli allarmisti e il mondo Democratico nel suo complesso dalla parte opposta.
Fu in quel momento che lo Squillace pensò di scrivere una letterina ai propri studenti, che venne subito ripubblicata con squillo di trombe dai media in cerca di munizioni per sparare contro gli allarmisti-sovranisti.
A rileggerla oggi, quella lettera, vengono i brividi.
“Approfittate di queste ore per fare delle passeggiate” è il consiglio del dirigente scolastico ai suoi studenti in giornate già difficili, seguito da una raccomandazione data col tono di chi la sa lunga: “non c’è alcun motivo per stare chiusi in casa”.
Eh già. Non c’era proprio alcun motivo.
Mentre le immagini provenienti da Wuhan avrebbero suggerito la massima prudenza, animato da certezze motivate da non si sa cosa, lo Squillace affermava spavaldo che per il virus “non esistono muri che lo possano fermare”: e così facendo diceva una falsità colossale, perché proprio nelle stesse ore, in Corea del Sud, dove l’epidemia era esplosa peggio che in Italia, grazie alle misure rispettate immediatamente da tutti si riuscivano a contenere i contagi.
Ma allo Squillace, evidentemente, i report quotidiani della CNN sulle misure coreane non interessavano: a lui interessava informare i proprio studenti che bisognava “condurre una vita normale”, ovviamente fidandosi di “progressi e certezze” disponibili grazie alla “medicina moderna”: e allora non si capisce perché, invece di mandare lettere, non si limitasse ad inoltrare i video di Burioni, che già da giorni si sgolava circa la serietà del problema, beccandosi dell’allarmista un po’ da tutti, a cominciare da quelli che sventolavano la lettera dello Squillace.
Ma il meglio il Preside Spericolato lo riserva per il finale, quando afferma che il vero obiettivo di tutti doveva essere quello di “preservare il nostro tessuto sociale” perché “se non riusciamo a farlo la Peste avrà vinto davvero”.
No, signor Preside.
Il nostro obiettivo era trattare questo argomento con il rispetto che meritava. Il nostro obiettivo era evitare di ricorrere a una retorica di maniera, di lanciarci in anatemi sulla necessità di difendere la società aperta in un momento in cui un tema come quello - in altri momenti fondamentale - non c’entrava assolutamente niente.
Il nostro obiettivo, insomma, doveva essere solo quello del silenzio, timoroso e rispettoso, davanti a una situazione che non conoscevamo.
Ma siccome non lo abbiamo fatto, la peste ha vinto davvero, ha vinto da noi e non in Corea del Sud.
C’è da sperare, allora, che gli studenti del Volta si siano dimostrati più intelligenti di lei. Che abbiano agito in modo più responsabile, capendo immediatamente che il razzismo e la xenofobia non c’entravano assolutamente nulla, e che no, non si trattava di una situazione “normale”.
Che, insomma, avessero capito, al contrario suo, che non c’era nulla di male ad avere paura, quel sentimento autoconservativo fondamentale per l’essere umano, da lei guappescamente dileggiato.
E che proprio grazie alla paura siano rimasti a casa, alla faccia del suo nefasto invito a passeggiare. Che abbiano letto il Manzoni e il Boccaccio, ma anche i siti di informazioni nazionali (pochi) ed internazionali (molti) che giorno dopo giorno davano conto del caos italiano contrapposto alle misure coreane, del progressivo deteriorarsi del quadro generale.
Che nessuno di questi ragazzi, insomma, per effetto della faciloneria degli adulti come lei, siano costretti oggi ad affrontare ore difficili, senza avere alcuna colpa se non quella di essersi fidati.
Quanto a lei, le suggeriamo di passare la quarantena a studiare il pensiero dei Maestri del Sospetto, quelle elaborazioni filosofiche tardo ottocentesche che insegnavano a diffidare, sempre, dalle ideologie “dai piedi di argilla” e a guardare con diffidenza alla “verità” e a chiunque fornisca consigli non richiesti.
Chissà che la prossima volta eviti di scrivere a vanvera, col risultato di aver messo a repentaglio la sicurezza delle persone.

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