I Hate Milano

di Mister Milano

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L’inutile guerra del fact checking. Tra fake news presunte e notizie vere

L’inutile guerra del fact checking. Tra fake news presunte e notizie vere

"Accoronati", la  nuova rubrica di Affaritaliani.it Milano. Di Francesco Francio Mazza

Mentre sale il conto delle vittime, mentre Bergamo e Brescia non hanno più posto per i corpi, mentre la FED mette in pratica strumenti economici usati solo nel 2008 senza sortire alcun effetto, a scaldare i cuori dei “professionisti dell’informazione” di casa nostra ci pensa la Guerra Santa a whatsapp.
Ieri, infatti, si è diffuso un messaggio che consigliava di non prendere antinfiammatori perché faciliterebbero la diffusione del virus: subito si sono scatenati i Paladini del “fact checking” per dimostrare che si trattava di un falso, per poi annunciare - pieni di libidine - che gli autori erano stati “denunciati” e che “si stava indagando” per inchiodarli.
Caspita! Che servizio fondamentale, per il Paese, in queste ore di emergenza.
Peccato che poche ore dopo, quello stesso messaggio diventava molto più credibile, come raccontato in questo articolo de Il Giornale ripreso da Dagospia.
Un po' quello che è accaduto con gli audio dei due medici che descrivevano le condizioni disperate degli ospedali lombardi: denunciati dai Paladini e indagati per procurato allarme, si è poi scoperto che raccontavano uno scenario assolutamente reale.
E che dire dell’altro audio, quello che consigliava a togliersi le scarpe prima di entrare in casa, anche quello prontamente messo al muro dai Paladini della Verità?
Subito dopo il loro processo sommario si è scoperto che sulla reale resistenza del virus all'aperto non c'è accordo nemmeno nella comunità scientifica. Per non parlare del fatto che in Cina, come conferma la persona che abbiamo intervistato giorni fa per questa rubrica, tutti avessero effettivamente 'obbligo di togliersi le scarpe prima di rientrare.
Insomma: sembra proprio che l’importante, per questi Paladini, non sia fare informazione in qualche modo utile alla collettività, ma esibire in tutta fretta lo scalpo di un’altra famigerata “fake news” – responsabili, come si sa, di ogni nefandezza dell’Universo – per ricevere gli applausi scroscianti della folla su Twitter.
A questi Eroi Buonissimi, cui va la nostra gratitudine per la preziosa opera svolta in questo momento (altra loro impresa: ridicolizzare Burioni per aver pubblicato una foto vecchia e aver invitato ancora la gente a stare a casa), vorremmo però, sommessamente, chiedere come mai non prestano il loro ingegno per cause un po' più di spessore.
Già, perché smentire un audio o un messaggio di whatsapp il cui effetto è di aumentare la consapevolezza delle persone circa il problema, non serve assolutamente a nulla.
Più utile poteva invece essere chiedere al direttore del primo quotidiano italiano, quando scriveva che si doveva #riapriretutto, da dove ricavasse una tale certezza. Oppure chiedere al proprio direttore Enrico Mentana come mai – come ricordato oggi da Filippo Facci - il 29 gennaio prendeva a pernacchie chi si attrezzava per comprare una mascherina.
Evidentemente, le fake news sono tali solo quando sono su whatsapp: quando invece compaiono sulla stampa ufficiale sono semplicemente sviste.

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