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I big Dem disertano Milano. Dove è finito il Modello Milano?
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I big Dem disertano Milano. Dove è finito il Modello Milano?

Dove è finito il Modello Milano? Di certo non c'è, a livello di provenienza territoriale dei ministri e - secondo voci di corridoio - neppure tra i futuri viceministri e sottosegretari. Forse un esponente o una esponente. Forse. Risultato risicatino, su 80 posti. Giuseppe Conte è foggiano, Di Maio di Avellino, Lamorgese di Potenza, Gualtieri di Roma, Bonafede di Trapani, Catalfo di Catania, Costa di Napoli, Bellanova di Brindisi, Amendola di Napoli, Provenzano di Caltanissetta, Boccia di Bisceglie, Fioramonti di Roma, Speranza di Potenza, Spadafora di Napoli. E fin qui, a volte il luogo di nascita non coincide con la vocazione territoriale. Ci sono ministri che hanno fatto moltissimo per il Nord, pur non essendo nati nelle regioni settentrionali. Li si vedrà in corso d'opera. Tuttavia, il tanto decantato modello Milano prevede la presenza sul territorio. Una sorta di ius soli, se non di ius sanguinis. E la prima, non è certo incoraggiante. La città più avanzata d'Italia, la più ricca, dove tra l'altro i democratici hanno retto, tenuto, addirittura vinto mentre il resto d'Italia si convertiva alla Lega e al Movimento 5 Stelle, sta subendo l'ennesima umiliazione da parte dei Dem. Alla Festa dell'Unità, organizzata dal primo settembre, sono riusciti a essere tutti assenti. Big praticamente nessuno. Sono rimasti tutti a Roma, e non hanno onorato la città neppure di un passaggio veloce, un volo andata e ritorno nella notte. Un sacrificio, se si vuole. Invece nisba. Andrea Orlando ha tirato il pacco il 30 agosto, Paolo Gentiloni l'ha tirato il 31 agosto, Carlo Cottarelli il 2 settembre, Stefano Bonaccini il 3 settembre. Addirittura un giornalista, Marco Damilano, ha deciso di non venire il 4 settembre per intervistare Beppe Sala, sostituito anche più degnamente da Maurizio Giannattasio del Corriere della Sera. Carlo Calenda ha deciso di non andare in nessuna festa, e dunque assente il 5 settembre. C'erano Gianni Cuperlo e Marco Minniti. Maurizio Martina, per lungo tempo alfiere del Modello Milano, ha paccato sabato 7 settembre. Niente Roberto Giachetti l'8 settembre, niente Paola De Micheli il 10 settembre, niente Teresa Bellanova e Lorenzo Guerini domani, 12 settembre.

Che sia chiaro: è ovvio che ciascuno di loro ha ottime ragioni. A Roma si sta facendo una trattativa complicata, e i giochi sono complicatissimi. Richiede presenza. Ma una tale fiera di no rischia di essere scambiato per disinteresse. E la prossima volta che qualcuno userà le parole modello Milano, il rischio di apparire stucchevoli sarà altissimo.

fabio.massa@affaritaliani.it 

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    pdpartito democraticofesta dell'unità







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