Milano
Il caso Fiori: morte nel Bosforo, tra rapina e false piste
COLD CASE LOMBARDIA/ Alessandro Fiori vola a Instanbul per una ragazza che non incontrerà mai: inghiottito nei vicoli, il suo corpo affiora nel porto
di Fabrizio Carcano
Il giallo del Bosforo. Una storia dove il mistero è circondato dal silenzio. Quelle delle autorità turche, che per mesi hanno cercato di far passare un omicidio per un banale incidente, forse provocato da un malore.
Un mistero che rischia di rimanere insoluto, proprio per le difficoltà insite nella palese mancanza di collaborazione delle istituzioni turche.
Restie, a dir poco, a far lavare all’Italia dei loro panni sporchi.
Eppure la famiglia di Alessandro Fiori continua a chiedersi e a battersi per avere se non giustizia quanto meno la verità, ma quella versa, sulla misteriosa fine del loro figlio.
TOCCATA E FUGA FATALE
Alessandro Fiori ha 33 anni, è un manager in carriera, è un uomo che si sta realizzando sul lavoro. Fa la spola con Milano ma vive nello splendido borgo di Soncino, all’ombra del suo castello.
E’ lì che la notte dello scorso 10 marzo, nel bel mezzo dei festeggiamenti per la tradizionale festa della donna, forse (in questa storia non ci sono certezze) conosce una ragazza, forse statunitense, una che viaggia sempre per lavoro e che quel giorno si trova in Lombardia solo di passaggio.
L’indomani sarà a Istanbul per una sola giornata, poi cambierà continente.
Forse è per lei che la mattina del 12 marzo Alessandro decide improvvisamente di imbarcarsi a Malpensa e volare a Istanbul, senza preavviso, senza quasi bagaglio. Senza sapere che non incontrerà la sua amica, che nel frattempo sarebbe già volata altrove per un cambio di programma.
Anche se questa ricostruzione non ha trovato conferma. In ogni caso il mistero di Alessandro inizia da lì. Dove finisce la sua storia e la sua vita: da Istanbul. Da dove sarebbe dovuto tornare il 15 marzo.
48/72 ORE DI PROBLEMI E DEPISTAGGI
Nella grande metropoli turca il manager di Soncino trascorre probabilmente appena due o tre giorni.
Il tempo per una telefonata a casa, per dire che è in Turchia, sta bene, ma ha subito un furto da un taxista e che alloggia in un hotel non precisato. Poi si accavallano eventi confusi, senza certezze, raccontati e smentiti da testimoni indecifrabili, riottosi, non attendibili.
Alessandro che si reca in un pronto soccorso, forse per un malore cardiaco, ma nessun referto registra la sua entrata e la sua uscita in un ospedale di Istanbul.
Del suo passaggio in ospedale lo raccontano due infermiere che poi ritrattano e si confondono, lo racconta anche un misterioso taxista, forse l’uomo che ha agganciato Fiori nel suo convulso arrivo in terra turca, e che lo avrebbe portato in giro in quelle ore.
C’è anche una telecamera che inquadra il manager di Soncino mentre passeggia su un marciapiede, forse indeciso su dove andare, forse spaesato, ma è uun’inquadratura di pochi secondi.
Poi il black out. Dal 14/15 marzo Alessandro Fiori scompare nel nulla, inghiottito dal buio dei vicoli di Istanbul.La sua carta di credito esegue un primo prelievo di duemila euro in contanti il 13 marzo, poi il giorno successivo qualcuno tenta un improbabile nuovo prelievo di sette mila euro. Tentativo naturalmente fallito in quanto il plafond consentito era pari a 3mila euro e il manager di Soncino ben conosceva quali fossero i limiti di prelievo della sua carta di credito.Poi il nulla.
Con i soliti improbabili testimoni a raccontare di averlo intravisto di qui o di lì, soprattutto vicino al porto. Dove il suo corpo riaffiora due settimane più tardi, il 28 marzo, nel porto di Sarayburu, nell’area turistica di Istanbul, dopo essere presumibilmente stato diverse ore in acqua.
Il viso è deformato da tumefazione, ma potrebbero dipendere da urti contro scogli o eliche di imbarcazioni.
UN MALORE O UN INCIDENTE PER I TURCHI
Gli inquirenti di Istanbul non hanno dubbi dopo una frettolosa autopsia. Fiori è annegato per un incidente o un malore. Oppure un suicidio. Per loro era vivo fino al 26 marzo, sarebbe caduto in acqua e affogato. Quando il suo corpo arriva in Italia viene effettuata una nuova autopsia, stavolta accurata: secondo i medici di Milano, quella eseguita in Turchia sarebbe stata svolta senza seguire i protocolli internazionali.
Perché i medici turchi non li hanno rispettati?
Non solo: chi ha curato il trasporto della salma non ha effettuato una conservazione adeguata. I medici milanesi riscontrano subito che Alessandro ha il cranio completamente fracassato, con un profondo solco individuato nella parte posteriore della testa. Basta l’autopsia a chiarire che la morte è stata provocata da un colpo inferto sul retro della testa, con grande violenza. Per cui Alessandro sarebbe stato assassinato da quel colpo in testa e poi buttato nello stretto. Ma quando era già morto, perché nei polmoni, non è stata riscontrata la presenza di acqua, per cui non è morto annegato. La ricostruzione dei turchi fa acqua da tutte le parti.
LE INDAGINI A SINGHIOZZO
La magistratura di Istanbul non apre nessun fascicolo per omicidio e archivia tutto come incidente o suicidio mentre la Procura di Roma apre un’inchiesta per omicidio. Arrivano le proteste e le pressioni diplomatiche dell’Italia. Solo a ottobre un giudice diverso da quello che si era precedentemente occupato del caso decide di aprire un fascicolo contro ignoti per l’omicidio di Alessandro Fiori. Sul tavolo una sola ipotesi credibile, quella della rapina sfociata in omicidio: Fiori potrebbe essere stato costretto a prelevare i primi duemila euro da uno o più malviventi, forse legati al misterioso taxista che la polizia turca avrebbe anche interrogato. Sarebbe stato lui l’ultimo a vedere vivo il ragazzo di Soncino, lui che avrebbe a accompagnato proprio a prelevare al bancomat. Mentre il secondo tentativo di prelievo, quello da settemila euro, potrebbe essere stato tentato direttamente dagli assassini di Alessandro che ignoravano il limite del plafond. E’ andata così?
Fiori è stato ucciso per una rapina?
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