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Milano
Il mondo è uscito dal lockdown, la giustizia no. E le cause slittano al 2021

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Vi racconto una storia inventata ma assai verosimile. C'è un amico mio che ha fatto un incidente con la macchina. Macchina distrutta, e secondo il mio amico è colpa dell'altro automobilista. Peccato che quello non la pensi alla stessa maniera. L'unica maniera per dirimere la questione è quella di andare davanti a un giudice di pace. Così il mio amico capirà se potrà avere i 20mila euro di danni e comprarsi così un'automobile nuova per andare al lavoro. Per adesso, si arrangia tra passaggi di fortuna e complicati incroci di mezzi pubblici. La sua udienza era fissata per maggio, ma poi è arrivato il Coronavirus. I giudici di pace hanno chiuso baracca e burattini. La giustizia si è completamente fermata. Neppure un fascicolo, a Milano, è stato aperto, giudicato e chiuso. Insomma, il mio amico è stato un po' sfigato. C'è da chiedersi perché mentre il pianeta lavorava in smartworking i giudici di pace, che di certo non giudicano su reati gravi, non abbiano fatto lo stesso: in teleconferenza con le parti, avrebbero potuto ridurre un po' il peso sulla giustizia. Ma fa niente. Il problema del mio amico è che pensava di riuscire, prima dell'inverno, a sapere se quei 20mila sarebbero arrivati o no: ed era contento. Perché  la sua udienza era fissata per martedì scorso, quando - come ha scritto Santucci sul Corriere - era fissata la ripresa dell'attività regolare. Anche qui, stranezza: il resto del mondo è uscito dal lockdown mesi e mesi fa, e qui si riprende a settembre. Boh. Al pomeriggio di martedì, dunque, è fissata questa udienza. Ma il presidente del Tribunale decide tutto a un tratto di ritornare alla fase 2: invece di fare 60 fascicoli a settimana, se ne fanno solo 5. Così l'udienza del mio amico viene rinviata a gennaio 2021, e si dovrà rassegnare ad andare a piedi questo inverno. La storia del mio amico, ovviamente, è inventata. Ma il resto è tutto vero. E' vero che i giudici di pace non stanno lavorando neanche lontanamente ai regimi che dovrebbero. Ed è anche vero un altro dettaglio: il ministro della Giustizia per disguidi non gli ha versato manco lo stipendio. Insomma, una magnifica storia, questa sì, tutta vera, italiana. Ai poveracci che chiedono giustizia per multe, sospensioni delle patenti, rimborsi per vacanze rovinate possiamo solo disperatamente consigliare un libro: Aspetta primavera, Bandini.

fabio.massa@affaritaliani.it

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