Il Pd non vuole attendere Natale: pressing su Sala perché si ricandidi - Affaritaliani.it

Milano

Il Pd non vuole attendere Natale: pressing su Sala perché si ricandidi

di Fabio Massa

Se Sala attendesse sino a Natale per sciogliere le sue riserve sulla ricandidatura, il Pd non avrebbe più tempo per organizzare le primarie

Il Pd non vuole attendere Natale: pressing su Sala perché si ricandidi

Il timore è che fosse un messaggio teleguidato da Palazzo Marino. Che, però, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it Milano pare aver smentito che l'editoriale di Piero Colaprico su Repubblica fosse stato di fatto ispirato dal sindaco Beppe Sala. Il contenuto dell'articolo di Repubblica è riassumibile in un modo solo: caro Beppe aspetta Natale per decidere se ricandidarti oppure no. Il sindaco di Milano aveva annunciato di voler aspettare la fine delle regionali smentendo l'ipotesi di andare a gestire la nuova Tim-2. L'indiscrezione di Gianni Barbacetto sul Fatto Quotidiano, secondo alcune fonti, era motivata dal fatto che in Tim qualcuno si ricordava come l'ipotesi di rete unica fosse stata elaborata proprio da Sala ai tempi in cui era direttore generale. Quindi, quando questa torna alla ribalta, Sala pare il candidato più accreditato per andare a gestire la nuova Tim-2. Ipotesi comunque smentita, per il sollievo di Luigi Gubitosi, che comunque ha ingaggiato una lotta durissima con il viceministro pentastellato Stefano Buffagni, uno dei riferimenti tra gli uomini di Beppe Grillo del primo cittadino di Milano. E il cerchio, dunque, si chiude.

Ma torniamo alla questione dei tempi. Il timore del Partito Democratico di aspettare Natale è dettato dal fatto che - in caso non ci fosse Sala - poi non avrebbe più il tempo di fare le primarie. La condizione migliore per i "poteri forti" di Milano, e per Sala stesso, di instradare il successore dell'attuale sindaco, che avrebbe un nome e un cognome: Tito Boeri. La segretaria dem Silvia Roggiani, a domanda diretta oggi durante la presentazione della kermesse autunnale virtuale (che però non si chiama Festa dell'Unità), ha spiegato che le primarie sono "irrinunciabili". Dunque, se questo è vero, Beppe Sala non può in nessun modo aspettare Natale per decidere del suo destino. E già a ottobre la pressione sul primo cittadino diverrà palpabile.

La domanda, al massimo, è perché Sala dovrebbe voler aspettare ottobre. Secondo i maligni, il sindaco vedrà quali sono le opzioni politiche nazionali. Il combinato disposto di elezioni regionali disastrose (5 a 2 per la Lega, per esempio), di scontri politici post referendum (con tanto di fuggi fuggi di parlamentari dell'attuale maggioranza verso lidi più sicuri visto il taglio del 30 per cento dei posti), e soprattutto un inizio disastroso dell'anno scolastico potrebbero far ballare molto il governo. Alcuni pensano che Mario Draghi sia già in pre-riscaldamento. Altri, che non sottostimano l'abilità di Conte, pensano che l'esito potrebbe essere un rimpasto. Nel quale Sala potrebbe essere coinvolto in rappresentanza di Milano, attualmente completamente assente dalle figure apicali dell'esecutivo. Se questa ipotesi fosse vera, Sala avrebbe bisogno di più tempo, dopo le Regionali. Ma il Pd non può attendere. E con questo bisogna fare i conti.

fabio.massa@affaritaliani.it








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