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Milano
Regione, il ritorno di Mantovani. Striscioni del M5S in Aula. Foto
Silvana Carcano

Di Fabio Massa

Un gran ritorno con polemiche oggi per Mario Montavani. Come aveva anticipato Affaritaliani.it nella tarda serata di ieri si erano diffusi rumors insistenti riguardo il ritorno sugli scranni del consiglio regionale dell’ex vicepresidente di Regione Lombardia, finito in carcere per una vicenda relativa ad appalti nella sanità pubblica. L’ex numero due di Maroni ed ex sindaco di Arconate, in provincia di Milano, è stato contestato in sede politica, in particolare dal Movimento 5 Stelle. La vicenda processuale che vede coinvolto Mantovani e altri dirigenti e funzionari non è ancora approdata in aula.

E’ difficile prevedere ciò che avverrà poiché alcuni degli amici di Mantovani gli raccomandano prudenza nelle uscite pubbliche proprio per evitare trappole e complicazioni dal punto di vista mediatico. Tuttavia ieri l’indicazione era di una volontà insistente dell’ex vicepresidente lombardo di rientrare nel suo posto in consiglio.Pper questo c'è stato un lungo colloquio tra Mantovani e Claudio Pedrazzini che tenta di convincerlo a non scendere in aula dove ci sono decine di giornalisti che lo stanno aspettando. Si pone anche una questione di ordine normativo, poichè non è detto che l'ex senatore abbia facoltà di parlare della sua inchiesta.

LA PROTESTA DEL MOVIMENTO 5 STELLE - Il M5S Lombardia, questa mattina, ha occupato i banchi della presidenza regionale esponendo un cartello con la scritta "Onestà" per contestare la riammissione in aula del vice presidente della Lombardia Mario Mantovani, arrestato nell'ottobre 2015, e l'arresto del sindaco del PD di Lodi Simone Uggetti. Gianmarco Corbetta, capogruppo regionale del M5S Lombardia, dichiara: "Consideriamo vergognosa la presenza del signor Mantovani nell'aula del Consiglio Regionale. La sua presenza infanga l'immagine di una istituzione, la Regione Lombardia, che già di suo non gode di buona reputazione tra i cittadini lombardi a causa di tutti gli scandali che si susseguono da anni.Proprio per questo si tratta di uno sfregio ancora più grave. Ci auguriamo per il bene della Regione che il signor Mantovani esca pulito dai suoi problemi giudiziari, ma oggi abbiamo un enorme problema di credibilità e di rispetto delle istituzioni. Il giudice Borsellino diceva che un politico non solo deve essere onesto, ma lo deve anche "apparire", cioè non deve esserci nessuna ombra, nessun dubbio su di lui. Oggi invece parliamo di una persona accusata di corruzione, concussione, turbativa d'asta e abuso d'ufficio. Una persona accusata di aver speculato sulla pelle dei più deboli: anziani, disabili, dializzati... che si presenta in Consiglio Regionale solo grazie ad un vizio di forma che ha interrotto il suo arresto.Il nostro è un giudizio politico, quello giuridico non spetta a noi. La politica non può aspettare i tempi della magistratura, c'è un problema di rispetto e dignità delle istituzioni. La Regione Lombardia non può permettersi la benché minima ombra di dubbio sull'onestà, la dignità e la pulizia di ogni suo rappresentante... e nel caso di Mantovani siamo ben oltre l'ombra di dubbio! Poi ci domandiamo perché solo 17 italiani su 100 hanno fiducia nei partiti.... Il fatto che il signor Mantovani sia passato, grazie ad un cavillo, dagli arresti all'aula del Consiglio offende tutti i cittadini lombardi e italiani!".

SEDUTA SOSPESA - Bagarre in consiglio regionale per la presenza di Mario Mantovani. Il M5S ha inscenato una protesta che ha portato il presidente del Consiglio, Reffaele Cattaneo, a prendere provvedimenti contro i consiglieri Silvana Carcano e Giampietro Maccabiani, espulsi dall'Aula. Nel frattempo, Mario Mantovani aveva chiesto di poter prendere la parola 'per motivi personali', fattispecie prevista dal regolamento, possibilità accordata da Cattaneo; la consigliera Carcano (M5S), nonostante l'espulsione ha però continuato a impedire a Mantovani di parlare, di qui la decisione di Cattaneo di sospendere la seduta che riprenderà nel pomeriggio. “Abbiamo ritardato l’inizio della seduta perché abbiamo voluto parlare con tutti i Capigruppo, illustrare i limiti nei quali dovevano muoverci, cosa dice la legge, cosa dice il Regolamento – ha sottolineato il Presidente Raffaele Cattaneo - Nessuno di noi è al di sopra della legge e del Regolamento, dobbiamo stare tutti in queste regole. Qualcuno ha invece ritenuto, ancor prima che ne parlassimo, di occupare i banchi della Presidenza, esporre uno striscione; evidentemente ritenendo il proprio giudizio su quello che stava accadendo superiore al rispetto delle leggi e del Regolamento”. Della situazione in Consiglio regionale il Presidente, come prevede la legge, ha informato il Prefetto e le autorità di pubblica sicurezza. A queste ultime, che comunque non sono intervenute in Aula così come non c’è stato atto di forza da parte di alcuno, spetta infatti il compito di verificare eventuali profili di reato riguardanti per esempio l’interruzione di pubblico servizio. L’articolo 64 del Regolamento prevede che se un Consigliere “turba l’ordine della seduta o pronuncia parole sconvenienti” può essere richiamato dal Presidente. Nel caso in cui il comportamento prosegua o trascenda in tumulto o atti di particolare gravità, scattano le sanzioni successive, quindi la censura e l’espulsione per la durata della seduta. “Se il consigliere – precisa ancora il Regolamento – non ottempera l’invito di lasciare l’Aula, il Presidente sospende la seduta”.

CAPELLI (NCD): "M5S, HO PROVATO VERGOGNA" - Oggi, per la prima volta, mi sono vergognato di essere in Consiglio Regionale. I colleghi del M5S hanno mostrato il loro vero volto con atteggiamenti violenti e denigratori degni del peggior squadrismo”. Così il capogruppo del Nuovo Centrodestra, Angelo Capelli, ha stigmatizzato i fatti accaduti questa mattina durante la seduta del Consiglio Regionale che hanno portato all’espulsione di due consiglieri del M5S. “Un comportamento inaccettabile e violento – continua Capelli – non solo per la dignità di questa istituzione. Non esistono, infatti, motivi buoni o comprensibili per giustificare un atteggiamento così violento, nei confronti di una persona e della sua libertà di espressioni in sede istituzionale. Oggi i colleghi grillini hanno scritto una delle peggiori pagine della storia della democrazia, e la cosa peggiore è che l’hanno fatto non tanto per le regioni specifiche della vicenda ma per inseguire un attimo di notorietà”.
 

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