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Milano
Incendio vicino al museo Diocesano, viaggio tra i clochard di Ticinese. VIDEO

Incendio nei pressi del musei diocesano, viaggio tra i clochard di Ticinese

Non si parla d’altro tra i negozianti  di corso Ticinese, strada cool, luogo di passo per eccentrici radical chic e movidari. Dopo l’incendio al (falso) muro , fatto di legno, che chiude il chiostro di sant’Eustorgio, e delimita l’ingresso al Museo Diocesano, l’inquietudine serpeggia tra le boutique e le pizzerie.

Davanti  al  ligneo muro, alti  cespugli offrivano da tempo un discreto separè per alcuni tossicomani e disadattati mentali che dormivano tra i cartoni e i sacchi a pelo. Fino a giovedì notte, quando qualcuno ha acceso un fuoco… Un commerciante  butta lì a caso dei nomi …. Ombra, Stefano,Papi….clochard che potrebbero aver assistito al rogo.

Rolando, magazziniere disoccupato, vive in una tenda dall’altra parte del parco  delle  Basiliche , sotto i portici di un futuro centro commerciale. E’ il villaggio di Vito, dal nome di un tossicomane che per primo ha qui innalzato una tenda.  E Rolando  scuote la testa. Furti,rapine,aggressioni…  Rolando racconta la vita difficile di un senza casa e senza lavoro in balia della malavita girovaga. Ed ecco che si infila nella discussione  Emilio, pacifico tossicomane romano: dormiva proprio lì, da un anno, al villaggio di Vito, poi è emigrato nei cespugli intorno all’entrata del  museo diocesano, tra altri clochard, come Stefano e Papi, due disturbati mentali.

Ora, spaventato dalle continue liti tra disadattati, clandestini e  alcolizzati si è spostato davanti all’ingresso del parco, in via Vetere, proprio davanti alle rotonde   e agli scivoli dei  bambini, tra la perplessità delle mamme, allarmate dalle siringhe che si trovano tra i vialetti.

Viaggio nel suk del Ticinese: ecco Stefano, un disturbato mentale maghrebino, che pare sordomuto: ogni mattina approda scarmigliato e scapigliato, a volte con i larghi pantaloni abbassati, e ovviamente  senza  mascherina, davanti al supermercato Pam di corso Ticinese, dove convergono altri neo clochard e tossici. Commessi samaritani, impietositi, lo riforniscono da mesi di birre. Stefano beve alla loro salute , a volte  si denuda, e dormicchia   indisturbato davanti all’entrata del museo fino a sera.

Altri malati di mente vagano come fantasmi  per il corso, provengono dai portici di piazza XXIV maggio, dove stazionano anche feroci cani impiegati dai rom nei combattimenti clandestini: enormi cani senza museruola e guinzaglio e affidati alle cure dei tossici che qui dormicchiano,insoliti “badanti “ cinofili, sopra materassi.  Ma l’incidente con qualche  bambino di passaggio potrebbe trasformarsi in tragedia, sotto i portici della piazza: lo raccontano i passanti. Ma  nessuno interviene.

Tra i  materassi  delle zona spicca  infine Ombra, un disadattato barbuto che dorme davanti alla chiesa di san Lorenzo avvolto in poveri stracci…….ogni mattina fruga nei bidoni della spazzatura, avvolto in una cimiciosa coperta. Forse l’esempio più triste tra le tante storie di grave emarginazione della quale  nessuno pare occuparsi.

Sono sempre più numerosi i neo  clochard che  la crisi economica e la pandemia deposita al parco delle Basiliche e alle colonne di san Lorenzo:  una zona illustre zeppa di monumenti , ma diventata un suk , un Bronx grazie anche alla presenza di un bar gestito da un noto pregiudicato che presidia il degrado nella zona. Spaccio serale davanti al suo locale,  e materassi, rifiuti, bidoni di immondizia ammassati  sotto i portici davanti ai tavolini. Eccoci alle famose Colonne e davanti ai muri della Pusterla, monumenti deturpati dai graffiti nell’assenza della sovraintendenza alle antichità, che qui non interviene e nel silenzio assenso delle autorità.

Numerosi i solleciti che si depositano nel dorato rifugio di palazzo  Litta, dove regna sovrana una pigra  Sovraintendente  che si autodefinisce pomposamente  “donna vetruviana “: invano lo storico Comitato Parco delle Basiliche invia  da tempo lettere e foto del degrado. Silenzio  assordante anche  dal noto compositore Filippo del Corno, assessore alla cultura (quando non suona): avvisato dai residenti che un  grazioso “cxxxo” pennarellato è presente  da due anni su una colonna corinzia e di un “viva la fxxa”  che deturpa il muro esterno della cappella di  sant’Aquilino e che  la giunta comunale  non cancella, Del Crono  per ora tace.

Insulti e parolacce spuntano sui muri della Pusterla e sulle colonne di san Lorenzo, degradati a tavolini per favorire i commerci del noto oste pregiudicato che vende superalcolici  di asporto ai balordi della movida notturna. Un bar? Piuttosto un bugigattolo puzzolente in mezzo ai gloriosi reperti delle mura medievali sopravvissute agli assedi del Barbarossa:  un pertugio fatiscente che  forse non è precisamente a norma con i servizi igienici. Ma una  cappa di  omertà circonda la zona e i commerci di questo locale  che le male lingue dicono  “made-in-camorra”.

E’ il Ticinese-Bronx,bellezza, raccontano così i commercianti del Ticinese, inorriditi dal recente incendio davanti all’entrata del Museo diocesano, ultimo dormitorio dei disperati  tra un tappeto di siringhe e di cartoni. Sarà stato Papi il senegalese,che di solito chiede l’elemosina in via Torino, pacioso  relitto del globalismo, a incendiare il muro di legno del chiostro di sant’Eustorgio dopo una lite con il sordomuto Stefano? Inshallah, commenta la portinaia di uno  stabile,  ma confondendo l’idioma di Stefano con un nostrano chilosà.

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