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Milano
Infermieri, miniera d'oro per chi affitta a breve (coi soldi delle donazioni)

Infermieri, miniera d'oro per chi affitta a breve (coi soldi delle donazioni)

A.A.A. infermieri cercasi. Fuori turisti e studenti. Dentro il personale medico. È così che la società CVRE Srl Reboutique, che si occupa di “rent 2 rent” e property management affittando, ristrutturando e sub affittando stanze in locazione temporanea a studenti internazionali di fascia alta a Milano, ha lanciato una campagna di fund raising su gofundme.com: si chiama “Covid-19-Alloggi gratis a operatori sanitari a Milano”. Undici posti letto in due appartamenti di zona Sant'Agostino e Piazza Grandi, mettendo a disposizione “arredi, corredi e strutture”. Per accogliere medici e infermieri selezionati dalla società attraverso contratti di lavoro, documento d'identità e lettera in cui si spiega la necessità di spostarsi a Milano. E mettere a loro disposizione stanze e posti letto. A prezzo calmierato per tre mesi: 350 euro il posto letto; 500 euro la stanza. I canoni del primo trimestre però non saranno pagati dal personale sanitario giunto in Lombardia per far fronte all'emergenza Coronavirus. Bensì dai donatori della campagna (15 persone al momento, per 1.020 euro raccolti) che si propone di raccogliere 15mila euro per poi dare il là al progetto. Soldi che serviranno a coprire canoni d'affitto, bollette e le sanificazioni dei locali (una sanificazione completa e professionale di una cucina o bagno completamente abbandonati e in stato di degrado costa intorno ai 400 euro). Chi non può o non vuole donare – si legge nel testo della campagna di raccolta fondi – può alternativamente mettere a disposizione un appartamento sfitto. È anche un affare. Perché a crisi sanitaria finita ci si ritrova con stanze e appartamenti che in questa fase rendono zero, a causa del crollo del turismo e la fuga degli studenti, completamente ri-arredate o ristrutturate.

Quella di Reboutique non è l'unica idea che circola fra gli addetti ai lavori del settore immobiliare. Come ha raccontato Affaritaliani.it Milano, dopo un'iniziale fase di spaesamento, anche il mondo del “mattone” e delle locazioni, in particolare quelle “brevi”, si sta riorganizzando. Con la domanda calante di queste settimane, e al netto della “solidarietà”, il personale sanitario chiamato in fretta e furia dal sistema ospedaliero lombardo fa gola a molti. “Le nuove prenotazioni si contano sulle dita di una mano e allora le offriamo a prezzo calmierato” ha detto al Corriere della Sera Marco Celani, amministratore delegato di Italianway che gestisce 700 alloggi in città, vuoti al 95 per cento. E i manager dei più importanti gruppi del settore (Sweetguest, Easylife, Brera Apartments quelli sentiti dal quotidiano di via Solferino) guardano alle nuove esigenze abitative legate al Coronavirus per riconvertire temporaneamente il proprio business: anziani o pezzi di famiglie che hanno bisogno di mettersi in auto-isolamento; o al contrario familiari che hanno bisogno di avvicinarsi a partenti non autosufficienti; professionisti che abitualmente lavorano nei co-working, nei fab-lab, negli incubatori di start up milanesi, oggi chiusi e che necessitano di uno studio per portare avanti la propria attività.

Anche il mercato classico degli affitti privati guarda nella stessa direzione. È il caso di L. F., che ha appena ottenuto il praticantato in un importante studio legale di Milano. E di conseguenza ha cercato casa: un appartamento in zona Repubblica a 900 euro al mese di canone, più 200 di utenze. Contratto della durata di dieci mesi, firmato il 4 marzo e registrato all'Agenzia delle Entrate. Poi il virus e il lavoro da casa. Lei rientra nella sua regione e chiede alla proprietà la disponibilità a tenere l'immobile “fermo”, per poterci tornare a pandemia rientrata. Risposta: no, mandaci subito le chiavi. Perché l'agenzia (che in realtà è un Caf multiservizi in zona circonvallazione esterna e che si occupa in particolare di immigrazione) ha suggerito al proprietario di affittarlo agli infermieri e agli Oss in arrivo a Milano nelle prossime settimane. Del resto si sa: il mercato, come la natura, ha orrore del vuoto. Quello immobiliare di Milano ancora di più.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Egregio dott. Perrino,

mi  è stato segnalato dal nostro Ufficio Stampa l’articolo su affaritaliani.it “Infermieri, miniera d'oro per chi affitta a breve (coi soldi delle donazioni)” rispetto al quale chiediamo urgentemente una rettifica rispetto al suo contenuto gravemente lesivo della nostra reputazione.

Faccio presente che Italianway promuove e gestisce oltre 1000 appartamenti su canali online per conto di proprietari e partner. Ha gestito un giro d’affari 2019 di circa 15milioni di euro impiegando oltre 100 persone direttamente, tutti a tempo indeterminato e chiaramente con contributi in regola. Il nostro indotto impiega circa 350 persone attraverso fornitori cui chiediamo regolarmente il DURC. Abbiamo versato negli ultimi anni circa 1,5milioni di euro di cedolare  secca agendo da sostituto d’imposta per conto dei proprietari e oltre  mezzo milione di tassa di soggiorno, risultando il secondo contribuente del comune di Milano dopo airbnb.

Trovo offensiva la frase “il personale sanitario chiamato in fretta e furia dal sistema ospedaliero lombardo fa gola a molti” inserita poco prima di una mia affermazione rilasciata al Corriere della Sera nell’ambito della presentazione del nostro progetto di offrire GRATUITAMENTE, che vuol dire a nostro costo vivo, alloggi all’eroico personale sanitario che sta gestendo l’emergenza. Invece di chiudere i battenti, come hanno fatto molti operatori per risparmiare costi fissi e di personale noi ci siamo attivati organizzativamente e da un punto di vista di marketing e comunicazione, sostenendo costi per questo, al fine di contribuire in positivo all’emergenza sanitaria. La visione travisata riportata nell’articolo non fa onore alla verità e deprime lo spirito di servizio con il quale il nostro staff sta affrontando la complessa attività di raccolta delle necessità da medici  e ospedali. Dietro l’iniziativa ci sono persone che devono recarsi in appartamento invece di stare a casa al sicuro e altre che cercano soluzioni invece di aspettare che la crisi passi.

Il titolo dell’articolo in particolare è estremamente fuorviante. Ribadiamo che per noi gli infermieri non sono una miniera d’oro e che non avremo un soldo dalle donazioni. In una fase delicata in cui il settore del turismo perderà dal 65% al 75% nel 2020 (stima Cerved pubblicata  ieri da Repubblica) il fatto di lavorare ad  una iniziativa benefica invece di chiudere i battenti, licenziare il personale e  chiedere sussidi allo Stato ci sembra meritoria. Non chiediamo di essere incensati, ma almeno di non essere sbeffeggiati.

Ho provato a chiamarla, ma non avendo risposto mi è sembrato corretto far sentire la nostra voce e chiedere una rettifica di pari visibilità.

Cordiali saluti,

Marco Celani
Ceo Italianway

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