Milano
Inter, i tifosi della Curva contro la società: “Traditi ed esclusi dalla finale di Champions”
Centinaia di ultrà hanno protestato davanti alla sede del club per la gestione dei biglietti per Monaco: “Andremo lo stesso, anche senza biglietto”

Dal profilo Instagram di Nino Ciccarelli
Inter, i tifosi della Curva contro la società: “Traditi ed esclusi dalla finale di Champions”
Lunedì 26 maggio, viale della Liberazione si è trasformata in una curva improvvisata. Fumogeni, tamburi e cori hanno accompagnato la protesta di circa 400 ultrà nerazzurri davanti alla sede dell’Inter, per contestare la gestione della vendita dei biglietti per la finale di Champions League contro il PSG, in programma il 31 maggio a Monaco di Baviera. Tutto è partito in mattinata, con uno striscione apparso ad Appiano Gentile: “Società, abbiamo una finale alle porte. Ci vediamo alle 18”. Promessa mantenuta. Ma se i colori e i simboli erano quelli del secondo anello verde, a cambiare erano i toni: rabbiosi, delusi, decisi. A differenza della finale di Istanbul nel 2023, quando il club concesse 1.500 biglietti alla Curva dopo lunghe trattative, questa volta la trattativa per riservare 600 biglietti è naufragata senza alcun esito. La società, presieduta da Beppe Marotta, ha scelto di non cedere a richieste organizzate, dando priorità agli abbonati di lungo corso.
“È l’ennesimo capitolo di un braccio di ferro ormai logorante”, raccontano i presenti. Tra loro anche volti storici del tifo organizzato, come Nino Ciccarelli e Franco Caravita. A prendere la parola al megafono è Christian Lembo, nuovo lanciacori: “Ci siamo rotti il c…o”, grida più di una voce. I tifosi chiedono un confronto diretto con la dirigenza: “Vorremmo che qualcuno si affacciasse, o almeno ci ricevesse”. Uno striscione recita: “6/5/2025: ‘Il vostro sostegno è fondamentale’. Ora questa ce la devi spiegare”, riferendosi alle parole di Marotta dopo la semifinale vinta contro il Barcellona.
Il nodo dei biglietti e le tensioni con la società
La tensione non nasce solo da motivi sportivi. Dietro c’è l’ombra lunga dell’inchiesta “Doppia Curva”, che ha smantellato il precedente gruppo di comando della Nord (Beretta-Bellocco-Ferdico) e portato la Procura, tramite il pm Paolo Storari, a disincentivare ogni contatto tra i club e le curve, considerate entità opache e parastatali. In questo contesto, l’Inter ha alzato un muro, motivato anche dalla volontà di evitare episodi come quelli di Istanbul, dove il bagarinaggio di biglietti e la rivendita a prezzi gonfiati hanno alimentato il malcontento e l’attenzione della magistratura. Proprio per prendere le distanze da quel passato, il legale della Curva, Mirko Perlino, ha scritto venerdì alla società: proposta di biglietti nominali, senza sconti o agevolazioni. Nessuna risposta. “Caduta di stile”, ha dichiarato Perlino. “Ieri ho anche scritto al presidente Marotta. Nessun riscontro”.
I rappresentanti della Curva rivendicano la propria estraneità ai fatti passati e denunciano un trattamento ingiusto: “Le agenzie hanno i biglietti in mano e li rivendono a 4mila euro, poi danno dei bagarini a noi”, ha detto Franco Caravita. Lo stesso avvocato Perlino, in tono pacato, sottolinea: “Chi ha sbagliato sta pagando e affrontando un processo”. L’obiettivo è riavviare un dialogo con la società. Ma il tempo stringe e la tensione non accenna a calare. “La situazione è questa: da una parte la società e dall'altra parte l'autorità ci stanno mettendo nelle condizioni di non andare a Monaco a tifare la squadra. Non è mai successo da nessuna parte ma questo è quello che vogliono. Facciamogli sentire chi ama veramente l'Inter”, hanno dichiarato i portavoce della protesta.
I cori che seguono ribadiscono lo spirito dell’iniziativa: “Noi vogliamo solo tifare”, “Noi abbiamo l’Inter nel cuore”. Ma se le porte resteranno chiuse, la conclusione è già scritta: “A Monaco andremo anche senza biglietto”.