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Milano
L'Opa di Pisapia sul Pd. Ecco la strategia di Giuliano

di Fabio Massa

Non è uno stratega, forse. Ma quanto a tattica, a capacità di leggere i terreni politici, i dossi e le asperità, le discese, è un maestro. Giuliano Pisapia, questo è certo, fa ben poco a caso. E chi lo conosce sa che dietro l'aspetto bonario di un avvocato di successo c'è un uomo dalla tempra di ferro, freddo e lucido nei suoi ragionamenti. Pisapia calcola. E calcola in base a numeri, a ricerche, a studi. Inutile dire che testa la propria forza in una ipotesi prettamente elettorale. Lo fa da molto tempo. Addirittura da prima che avvenisse la scissione del Partito Democratico, con la nascita (improvvida e non voluta, per Pisapia) di Articolo 1 - Mdp. Pisapia, secondo quanto può riferire Affaritaliani.it Milano, conosce perfettamente una grande realtà: la propria forza elettorale è concreta. Oggi risulterebbe un partito di piccole dimensioni, ma quello che i sondaggisti chiamano "potenziale elettorale", è molto alto. La capacità di allargamento e inclusione, in un momento in cui ogni leader sta coltivando i propri fedelissimi per la formazione di vere e proprie "chiese" con "fedeli omogenei", è del tutto unica. In più, questa capacità di allargamento è tale malgrado non abbia ancora giocato sul piatto della comunicazione il modello Milano, che oggi è patrimonio di Beppe Sala, ma che ha visto in Giuliano Pisapia sicuramente il primo e più alto interprete. Il tema però fondamentale per capire la strategia di Giuliano Pisapia almeno fino a settembre, quando varerà - con tutte le complessità del caso - il proprio soggetto politico, riguarda il campo in cui questo "allargamento" può realizzarsi. Questo campo sono quegli elettori Pd che oggi dichiarano di essere delusi o disillusi da Renzi. O quelli che ancora rimangono dentro vivendo con fastidio la strategia dell'ex premier. E' a loro, e non a Mdp o Articolo 1, che Pisapia darebbe per naturalmente "assorbibili" (non a livello di nomenklatura, ma di elettori) che Pisapia avrebbe scelto di parlare. L'abbraccio con Maria Elena Boschi è del tutto casuale, malgrado Giovanni Sestito, tesserato Pd, si vantasse all'ultimo giorno di Festa dell'Unità di aver organizzato "l'operazione". Quel che non è casuale, secondo quanto può riferire Affari, è che Pisapia ha deliberatamente scelto quel convegno in quel giorno. Nel giorno di Maria Elena Boschi, che quando lo aspetta per salutarlo, non fa altro che aiutarlo nella sua narrazione. Una narrazione che oggi, rifiutando l'incontro con Speranza, continua sullo stesso percorso: tranquillizzare l'elettorato democratico. Non collocarsi nella schiera dei nemici. Proporsi non come antagonista, ma come alternativa accettabile. Una politica "dolce", come suo solito. Una politica furba, anche. Che il Pd evidentemente non ha capito, e neppure Articolo 1, considerato che i primi gioiscono (mentre perdono elettori) e i secondi si infuriano (mentre in effetti Pisapia ruba elettori al Pd). Ma la strategia di Giuliano sarà presto più scoperta: a settembre proporrà temi a larga condivisione di sinistra. Non "eticamente" divisivi (sicurezza&migranti et similia) ma largamente condivisibili. Ipotesi digeribili dalla gran parte dell'elettorato di sinistra. Perché lui può allargare, questo è ben chiaro tra i suoi strateghi. Ma è la direzione che interessa: Pisapia va verso il Pd. Per lanciare un'opa non dichiarata. E dunque ostile (in gergo finanziario, ovviamente).

fabio.massa@affaritaliani.it

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