L’ultimo respiro di Poldino, ucciso dalla cattiveria umana - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 18:27

L’ultimo respiro di Poldino, ucciso dalla cattiveria umana

Mi chiamo Poldino. La mia vita è stata fame, freddo, corse affannate in cerca di un tozzo di pane. Poi, quell'improvviso bruciore alla testa...

di Alessandro Pedrini

Mi chiamo Poldino.

Ero un cane abbandonato, randagio tra le strade di un paese del sud Italia.

La mia vita è stata fame, freddo, corse affannate in cerca di un tozzo di pane… e la paura delle bastonate.

Un giorno una bastonata mi ha colpito all’occhio. Da allora ho vissuto nel buio, cieco dall’occhio sinistro. 

Ma non ho mai smesso di sperare in un gesto gentile.

L’altro giorno ho sentito un dolore che non avevo mai conosciuto: un bruciore alla testa, violento, improvviso. Erano i pallini di quello che voi uomini chiamate fucile. Non so se per gioco o per cattiveria, ma mi hanno tolto la vita.

Con le ultime forze ho cercato di raggiungere la porta della mia unica amica umana, quella che mi aveva voluto bene, quella che ogni tanto mi sfiorava con una carezza.

Volevo dirle grazie, ma le zampe mi hanno tradito prima di riuscire a salutarla.

E allora mi chiedo: voi uomini siete riusciti a volare sulla Luna, a costruire meraviglie, a dipingere capolavori… come potete essere così crudeli con un cuore che chiedeva solo amore?

Io sono Poldino. E vi lascio questo ricordo, perché possiate guardarmi negli occhi e chiedervi, almeno una volta: chi è davvero l’animale?








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