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Milano
La festa delle donne di Codogno al tempo del coronavirus
Silvia Caviada

Le parole di toccanti di Silvia Caviada, Greta Carenzi e Eleonora Uttini dal cuore della Zona Rossa. Amicizia, famiglia, unione e solidarietà le chiavi per superare questo difficile momento.

Krystel Lowell per affaritaliani.it

Codogno. 8 marzo 2020. Festa della Donna. Due parole su chi sei e come passerai questa giornata?


SILVIA - L’8 marzo lo trascorrerò lavorando. Sono un medico, ho 34 anni, e lavoro in due RSA del Lodigiano, strutture residenziali-sanitarie per anziani, una delle quali a Codogno, in piena Zona Rossa. E poi lavoro come Medico di Guardia in una clinica privata a Cremona. Il mio lavoro non si è mai fermato in questi giorni, nessun giorno di riposo da 3 settimane ormai.
 

foto intervistaGreta Carenzi
 

ELEONORA – Ho 18 anni e sono una studentessa del 5° anno di Liceo delle Scienze Umane di Cremona, ma abito a Codogno. Sicuramente, a causa delle restrizioni a cui siamo sottoposti noi abitanti della zona rossa, non potrò condividere questa giornata con le mie amiche, magari incontrandole al bar. Quindi vorrei dedicare questa giornata interamente a me stessa, nel limite del possibile ovviamente. Penso proprio che mi farò una passeggiata in campagna, sperando che il tempo non mi giochi brutti scherzi, altrimenti starò in casa con la mia famiglia.

GRETA - Mi chiamo Greta, ho 19 anni, vivo a Codogno, uno dei principali focolai d'Italia del corona virus e studio al liceo linguistico. Domani (oggi ndr) è la festa della donna, mi sarebbe piaciuto molto uscire a cena con le mie amiche per festeggiare questa ricorrenza, ma purtroppo ciò non sarà possibile perché nella zona rossa tutte le attività sono chiuse; ma questo comunque non ci ha scoraggiato; usciremo nella piazza del paese e staremo in compagnia, come stiamo già facendo in questi giorni.


Che cosa stai imparando da questa difficile situazione?

SILVIA - In questa emergenza che ci ha coinvolto (e sconvolto la vita) ho imparato a non dare nulla per scontato, ad apprezzare piccole cose a cui prima non si dava peso, vuoi per la vita frenetica, vuoi perché la nostra generazione è nata in un’epoca d’oro e abbiamo sempre avuto tutto. E ho imparato che le persone in situazioni come questa si rivelano esattamente per quello che sono.

ELEONORA - Sto imparando che "l'unione fa la forza". Infatti se tutti ci impegniamo nel rispettare le misure di prevenzione possiamo ottenere un miglioramento a quella che ora è un'emergenza.

GRETA - Sto imparando molte cose da questa quarantena, ma la più importante è che sostenersi l'un l'altro in queste situazioni diventa fondamentale e questo sicuramente non manca tra noi concittadini, la cosa che ci preoccupa maggiormente è come ci definiscono le persone che non si trovano in questa situazione: ho letto molti commenti sui social, dove venivamo additati come “appestati” e insulti ancora più pesanti al mio paese, certamente non fa piacere e non è di nessun aiuto ricevere offese per una colpa che non abbiamo. Di una cosa posso essere sicura: Codogno non si lascerà scalfire da tutto questo, d'inverno abbiamo la nebbia e l'umidità, d'estate l'afa e le zanzare... ci vuole ben altro per ferire l'orgoglio “codognino”.

Un ritorno ai valori. Amicizia, famiglia, comunità. E’ così?

SILVIA - Sì, in queste ultime settimane ho sentito molto la vicinanza degli amici, dei colleghi e compagni di università rimasti fuori dalla Zona Rossa. Ci siamo sentiti uniti come comunità dal momento in cui hanno chiuso i confini di quest’area: provate a immaginare di passare da una vita normale, in una cittadina di provincia dove non succede mai nulla di esaltante, ad una realtà surreale, dove la gente ha paura ad uscire di casa, le notizie sui nuovi casi circolano veloci col passaparola, e i mass media rincarano la dose parlando di Codogno e del Lodigiano come epicentro di tutta l’epidemia (quando la realtà è che il virus circolava già da tempo). La nostra comunità si è stretta dignitosamente e con coraggio, e ha reagito immediatamente promuovendo tante belle iniziative, e di questo sono molto orgogliosa.

ELEONORA - Sì, questa situazione seppur negativa ha degli aspetti positivi. Si sta riscoprendo il valore dello stare insieme in famiglia e per quanto riguarda la comunità ho notato che, essendo tutti nella stessa situazione, ci si sostiene a vicenda e ci si aiuta.

Che messaggio vuoi dare alle ragazze e alle donne d’Italia?

SILVIA - Sembrerà banale, ma di seguire i propri sogni e di impegnarsi al 100% per realizzarli. Per me studiare medicina e laurearmi è stata dura, ho fatto sacrifici e li hanno fatti i miei genitori. Ma superare ogni ostacolo, ogni esame, mi ha insegnato che sono una persona forte, ed essere dove sono ora, poter aiutare altre persone anche in momenti come questo, con tutte le difficoltà che stiamo affrontando, mi fa sentire di essere nel posto giusto, di essere la persona che volevo diventare “da grande”.

Come passi le tue giornate? Cosa ti manca di più in questi giorni?

SILVIA - Ultimamente sono tutte uguali: lavoro-casa, casa-lavoro. Attualmente vivo ancora coi miei genitori, mi ero “appoggiata” da loro dopo essere tornata in questa zona per lavoro. Fino a non molto tempo fa vivevo a Parma, dove ho abitato per 12 anni. Sarei dovuta andare a vivere per conto mio i primi di marzo, ma dovrò avere pazienza ancora un po’, almeno finchè non riapriranno i confini della Zona Rossa. Cosa mi manca di più…l’abbraccio del mio ragazzo. Lui vive fuori dalla Zona Rossa, e non ci possiamo vedere. E nei momenti più duri di questi giorni avrei tanto voluto un suo abbraccio.

ELEONORA - La mattina seguo le lezioni tramite le videochiamate con i professori, perché, essendo all'ultimo anno del liceo, ho bisogno di una preparazione adeguata per poter affrontare al meglio l'esame di Stato. Il resto del tempo lo trascorro in casa oppure, quando c'è bel tempo, vado a fare una passeggiata. Della quotidianità mi manca soprattutto l'essere libera di uscire, di stare insieme al mio ragazzo, che non abita nei comuni appartenenti alla zona rossa, l'uscire con le mie amiche e, anche se non l'avrei mai pensato prima d'ora, l'andare a scuola.

GRETA - Le mie giornate sono principalmente uguali a prima, al mattino seguo le lezioni e al pomeriggio mi porto avanti con lo studio e con i compiti che i professori ci assegnano, la differenza principale sta nel contatto con le persone che prima ero abituata a vedere tutti i giorni: come i miei compagni di classe o i docenti, io personalmente ne sento molto la mancanza, perché ormai la scuola è diventata per me come una seconda casa, non avrei mai pensato di dirlo ma spero che riapra il prima possibile. Sicuramente quella che stiamo vivendo non è una situazione semplice, durante i primi giorni l'ansia faceva da padrona alle mie giornate, non sapevo come comportarmi, se fossi venuta a contatto con persone infette o se io stessa fossi infetta e sicuramente tutte le fake news che giravano sul web non attenuavano la mia agitazione. Dopo qualche giorno è arrivata la notizia che saremmo dovuti rimanere in quarantena, il mio primo pensiero è stata la scuola, come ho detto prima studio al liceo di Codogno, frequento la classe quinta, quindi la mia preoccupazione maggiore è l'esame di stato che devo affrontare a giugno, fortunatamente la nostra scuola ha disposto da subito le lezioni online, in modo tale da rimanere a pari con il programma.

Quali sono le motivazioni che ti fanno combattere ogni giorno?

SILVIA - L’amore per quello che faccio, i sorrisi e l’affetto sincero dei pazienti che curo, la voglia di fare qualcosa di utile, di bello. Combatto per costruirmi una famiglia, un futuro migliore per me e per chi verrà dopo.

ELEONORA - Sapere che sto facendo del bene agli altri, oltre che a me stessa.

GRETA - Ciò che mi dà la forza di “combattere” ogni giorno è la speranza che questa situazione possa finire quanto prima e tornare piano piano alla normalità quotidiana, ad andare a scuola, a frequentare i bar, andare a far la spesa senza aspettare ore in coda.

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