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Milano
La finanza e il rinnovo di Scola: ipotesi Beschi arcivescovo di Milano
Francesco Beschi

di Domenico Cameccia

Quanto ancora durerà la missione di Angelo Scola nelle vesti di Arcivescovo dei milanesi? Si parla ormai di un mandato arrivato alla fine e che sarà marcato dalla visita del Papa il 25 marzo prossimo. Poco meno di 50 giorni alla pensione, insomma, per il porporato ciellino (ma lui in passato ha più volte detto di non conoscere in Comunione e Liberazione gente al di sotto dei 50 anni) che così si potrà ritirare in quel di Imberido, sulle rive del lago di Annone in provincia di Lecco. Ed a mano a mano che i giorni passano, in tanti all’ombra della Madunina si chiedono se e in che modo avverrà la successione: il Papa annuncerà la successione direttamente a Milano nel corso della sua visita-lampo? O l’annuncio sarà dato poco prima della visita o appena dopo? È da vedere anche questo, naturalmente. Ma che le cose ormai si stiano avvicinando al loro epilogo è risaputo, non foss’altro che – come abbiamo già scritto su Affari – l’agenda dell’Arcivescovo uscente si arresterebbe proprio al fatidico 25 marzo, giorno dell’Annunciazione.

E allora quale può essere la successione al cardinale? I nomi che si sono fatti indicano qualcuno del Settentrione, con prevalenza di gente che abbia già servito in Curia. Si è quindi fatto il nome di Franco Giulio Brambilla, attuale vescovo di Novara; si è parlato di una possibile soluzione “fatta in casa” con la successione affidata alla figura di monsignor Mario Delpini, Vicario di Scola. E ancora un nome che è emerso è quello del telepredicatore padre Ermes Ronchi, ritiratosi però in Trentino. Quindi si è passati a parlare di Pierbattista Pizzaballa, attuale Amministratore apostolico in quel di Gerusalemme dopo essere stato Custode di Terrasanta, e cioè a capo dei Francescani che si occupano dal ‘200 dei Luoghi Santi.

Adesso il nome che sembra venire alla ribalta è quello di monsignor Francesco Beschi. Classe 1951 (e dunque in grado di dare almeno un decennio di onorato servizio a Milano, ricordiamo che i vescovi sono tenuti alle dimissioni al compimento dei 75), sgradito alla Lega Nord in tema di immigrazione, è a Bergamo dal 2009. Diciamo che non è facile stare lì, tra qualche caso di pedofilia e qualche problema di soldi. Nel settembre 2016 l’edizione bergamasca del Corriere della Sera riferiva che la Curia bergamasca ha dovuto conferire al Fondo Priula, gestito dalla Sgr Castello di Milano, “tutta l’argenteria immobiliare della curia bergamasca”.

Fondo chiuso e scadente nel 2032, deve far rendere un patrimonio di 22 immobili per un totale di 116,4 miloni di euro. E così sono cominciate lettere di mancati rinnovi di locazione, qualche immobile è diventato un B&B e infine la diocesi bergamasca è azionista di peso in Ubi Banca: tra diocesi e istituto diocesano per il sostentamento del Clero, più Opera San Narno possiede 4 milioni e 250.000 azioni, che però hanno subito i contraccolpi del mercato. Sempre secondo il Corriere a luglio 2015 il pacchetto valeva più di 30 milioni di euro, a settembre ‘16 solo 9. Lo sterco di Satana a volte può essere stitico, come si vede.

Allora? Allora monsignor Beschi da tempo viene indicato in partenza per altra sede, più grossa. Per i soldi (a Brescia, da dove viene, monsignor Luciano Monari compirà a breve i 75 fatidici anni e la diocesi investe bene il proprio denaro), o per il numero di fedeli (e quindi Milano). Potrebbe essere la sorpresa di una figura di stampo bergogliano, attenta comunque agli ultimi e ai deboli, e in grado di portare un’interessante esperienza di gestione finanziaria a Milano.

Oppure no: con Jorge Mario Bergoglio le sorprese non mancano, e allora potremmo avere un illustre sconosciuto con pratica di parrocchia, qualche anno d’insegnamento in Seminario e vita di Curia, pronto per diventare cardinale e un domani Papa. A Palermo, dove hanno ricevuto Corrado Lorefice sbalzato dai suoi 10.000 parrocchiani di Modica (RG) al milione di anime dell’Arcidiocesi, ne sanno già qualcosa.

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