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La libertà di Marco Albino e le croci sulle vette
Marco Albino Ferrari (foto: Michele Lotti-Cai)

La libertà di Marco Albino e le croci sulle vette

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Esiste un limite alla propria libertà. Personalmente penso che la libertà sia tutto, e che le scelte che di fatto la limitano devono essere prese in modo molto consapevole. Chi pensa che le istituzioni possano dire quel che pensano, senza filtri, è un illuso. Io lo so bene, benissimo. Così mi stupisce lo stupore di Marco Albino Ferrari, l'ormai ex capo della comunicazione del Club Alpino Italiano che - avendo pure fatto in tempo a varare due belle gare sulla comunicazione - è finito dimesso perché, vai a capire se fake news oppure no, si è scatenata la bufera sul fatto che bisognerebbe levare le croci dalle vette. Che cosa c'è di più caratteristico di una croce su una vetta? Niente. E infatti tutta la destra è andata all'attacco. Fin qui, niente di nuovo e niente di strano. Quando si tocca la croce, sia essa in una scuola, o in un'aula di consiglio comunale, o una vetta, la polemica è assicurata.

Marco Albino, posizionamento politico noto. Anche al Cai

Mi stupisco però che Marco Albino Ferrari non se ne renda conto. Del resto sul suo posizionamento politico c'è poco da dire. Esiste. Ed esisteva anche quando è stato assunto al Cai, e dunque i vertici del Cai erano consapevoli di chi stavano assumendo. Autore di un blog sul Fatto Quotidiano - al quale peraltro ha affidato la replica alle recenti polemiche - nel novembre 2022 se la prendeva con il tipico esponente della "sovranità culturale". Foto eloquente con Matteo Salvini in primo piano e Giorgia Meloni sullo sfondo. Altra piccola filippica finale sulla religione: "Se per lui (il sovranista, ndr) è una buona giornata e si sente in pace con l’ambiente, ringrazierà una divinità ebraica (che ha generato un figlio mediorientale, ma che l’iconografia “tradizionale” della nostra nazione vuole biondo e con occhi azzurri) di averlo fatto un vero italiano. E chiederà di proteggere, lui, la sua famiglia e tutte le cose “tipiche” della sua Patria". Questo lo scriveva nel 2022.

Dodici anni prima così scriveva del "Berlusconismo": "Il berlusconismo è la quintessenza di una politica per fazione (o con Berlusconi o contro Berlusconi), di una politica sovraordinata allo Stato e non – come dovrebbe essere nella modernità occidentale – subordinata ad esso". Era un tempo lontano, sono passati 12 anni, ma quello che Marco Albino Ferrari in questo lungo periodo di tempo non ha capito è che quando si è istituzione non si può dire tutto quello che passa per la testa perché prima si tutela l'istituzione, poi si tutela la propria libertà.

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