Milano
La moderazione uccide la campagna. L'ultimo dei mohicani e il Talebano
I voti di “destra” li vogliono tutti, ma le istanze di “destra” non le vuole nessuno. IL TALEBANO
“Ma dov’è la destra, dov’è la sinistra?” direbbe Gaber se fosse un elettore milanese intento a decidere chi votare il prossimo 5 giugno. Conseguenze di una sfida affidata a due che dichiarano di non voler fare i politici ma i manager, facendo della moderazione il loro marchio di fabbrica e restando aggrappati al centro per evitare di esporsi in dichiarazioni che potrebbero creare scontri politici.
Il problema è che per gli elettori capire la differenza tra Sala e Parisi sta diventando complicato.
Risultato: una campagna elettorale dove il dibattito principale è stata quella noiosissima polemica sui conti Expo. Unita a un’altra noiosissima polemica sui candidati presenti nelle liste. E qui, tocca dirlo, Sala ha dato a Parisi una piccola lezione: mentre infatti il secondo, impaurito dalla pressione della stampa, rinnegava in fretta e furia un candidato consigliere di zona della Lega accusato di estremismo di destra (Stefano Pavesi) e invitava il concorrente a fare altrettanto con una candidata del Pd accusata di estremismo islamico (Sumaya Abdel Quader), il primo invece rispediva l’invito al mittente difendendo la scelta del partito della sua coalizione.
Fine delle differenze.
Neppure il tema famiglia è riuscito a creare uno spartiacque: ci ha provato Salvini, invitando i sindaci da lui sostenuti all’obiezione di coscienza. Ma Parisi lo ha rimbalzato e molti - cattolici in primis - hanno dovuto riascoltare le sue dichiarazioni due volte per essere certi che a parlare non fosse stato Sala. La paura di essere tacciato di radicalismo ha fatto cadere Parisi nella trappola della sinistra alla Majorino, che vuol far passare il messaggio che difendere la famiglia significhi essere omofobi e che un po’ di giorni fa attaccava il candidato leghista al consiglio comunale Vincenzo Sofo, perché aveva posto l’accento sulla necessità di porre al centro delle politiche sociali il sostegno a chi fa figli.
Si sarà acceso lo scontro almeno in seguito ai pestaggi squadristi di ben due consigliere di zona leghiste donne (Rita Cosenza e Francesca Testa) da parte di estremisti di sinistra? Ebbene no.
La parola d’ordine è moderazione. Tanta moderazione al punto che Sala, pur di snobbare la sinistra, è finito per flirtare con Mardegan, candidato minore sempre di centrodestra. Tanto che l’elettorato di sinistra per fargliela pagare sta iniziando a pensare di votare Rizzo.
I più disorientati ora restano quelli a destra. Che si vedono snobbati da un candidato che, paradosso, è sostenuto da una coalizione il cui consenso è per la gran parte di Lega e Fratelli d’Italia. E che temono che a furia di rincorrere ingenuamente il moderatismo, finisca senza accorgersene nel campo avversario. Qualcuno sconfortato aveva iniziato a pensare di votare Mardegan, che però poi è appunto finito a flirtare con Sala.
Insomma: i voti di “destra” li vogliono tutti, ma le istanze di “destra” non le vuole nessuno.
L'ultima dei mohicani è rimasta la Lega.
Dario Leotti