Milano
La rivoluzione delle e-bike e il silenzio della politica
Le e-bike sono oro puro, di vendite e prestazioni. Ma portano tutta una serie di problematiche alla viabilità milanese che la politica al momento sta ignorando. Urge correre ai ripari. Il commento

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La rivoluzione delle e-bike e il silenzio della politica
Ancora una volta, tutti con gli occhi chiusi, fin quando non arrivano le forze dell'ordine. Parliamo delle bici elettriche, che a Milano imperversano, da un lato all'altro. Nessuno osa dire niente, perché sopra ci sono dei poveri rider, categoria della quale ho la più grande stima e per la quale ho la più grande empatia. Ma che le loro bici sfreccino ben oltre i limiti consentiti di velocità è chiaro anche a un cieco. Così, le forze dell'ordine fermano i rider, controllano le bici e - sorpresa sorpresa - scoprono che vanno troppo forte.
La politica ha per caso intrapreso nei confronti di queste biciclette pericolose per tutti, e per le altre bici, e per le moto e pure per i pedoni, qualche tipo di iniziativa? No. Mi sono chiesto il perché, considerato che gli occhi ce li hanno anche gli assessori e sindaci. Io penso che sia perché - basta farsi un giro nelle varie città d'Italia - quella delle e-bike è stata davvero la più grande rivoluzione della mobilità degli ultimi anni. Non i monopattini, ma le e-bike. Nei centri storici di tutta Italia sono ormai il mezzo prevalente. Vanno ovunque, senza targa, con una velocità da cinquantino e un consumo pari a zero. A Milano d'inverno fa freddo, ma dove fa più caldo è un mezzo che si può usare 12 mesi su 12.
Le moto, che hanno freni performanti, una targa e una assicurazione, e che obbligano a mettere il casco, non le sta comprando più nessuno. Ma le e-bike invece sono oro puro, di vendite e di prestazioni. Forse è ora che ne prendiamo atto e che iniziamo a programmare le nostre città di conseguenza, a partire proprio da Milano.
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