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Milano
La rivoluzione di Sala e le parole che vanno ancora spiegate
Giuseppe Sala

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di Fabio Massa

Fare i conti con le rivoluzioni è sempre cosa complicata, in politica. Oggi Beppe Sala al Corriere, sindaco ricandidato di Milano, ha annunciato che se verrà scelto farà una vera e propria rivoluzione nelle politiche cittadine. Sempre oggi è uscita su tutti i giornali un documento di una delle correnti del Partito Democratico, ovvero Base Riformista, firmato prima di tutto dalla vicesindaco Anna Scavuzzo, nella quale - di fatto - si propone una via governista alla Regione Lombardia e si prendono le distanze dalle polemiche, durissime, di questi lunghi mesi di pandemia. Entrambe sono strategie politiche che capisco. Vorrei sottolineare però dei punti di debolezza in una narrazione che - vedrete - ci accompagnerà per i prossimi mesi. Di Beppe Sala abbiamo detto più volte negli ultimi giorni che ha fatto una mossa da purosangue a Sant'Ambrogio, spiazzando tutti. Però adesso annuncia una rivoluzione, e al cittadino deve spiegare perché non è stata fatta fino ad oggi. Per il Covid? O queste idee rivoluzionarie albergavano in lui già da prima della pandemia? Non è un punto di poco conto. Rivoluzione vuol dire cambiare tutto: c'è dunque qualcosa che non va assolutamente bene, si potrebbe presupporre. Eppure Milano scintillava, prima della pandemia. Non c'è incongruenza? Occorre una spiegazione supplementare, un forte lavoro di narrazione e comunicazione per superare questa incongruenza, per spiegarla.Sala devo dire che è abile: non si pone in continuità con sè stesso, ma in discontinuità con sé stesso, che è procedura difficile eppure incredibilmente efficace perché permette di scaricare di colpo tutto quello che inevitabilmente non ha funzionato alla perfezione.La strategia non manca all'ex manager di Expo: si pone come in discontinuità con sé stesso, ma non potendo cambiare l'unico punto di continuità, ovvero il fatto che Sala rimane Sala, cambia tutto quello che c'è intorno. Come farà con il consiglio comunale? Le liste sono infarcite di consiglieri che saranno al secondo o addirittura al terzo mandato, legati a politici (leggasi Majorino ma non solo) che sono in scena da vent'anni e più in città. Sfida difficile, porta stretta, ma se ci passa il secondo mandato sarà di fatto un distillato del Sala pensiero, senza mediazioni. Di certo in fase elettorale si complica la vita e agita le segreterie dei partiti. Poi c'è la questione che dicevo dell'opposizione alla Regione. Mentre Sala annuncia la rivoluzione, c'è una parte del Pd che non vuole la rivoluzione in Regione. Vuole dunque la costruzione di una alternativa governista ad Attilio Fontana e mostra il lato forse più vero e più debole, la corda che sta sotto lo pneumatico: il Pd si sta preparando a governare quando la legislatura regionale sarà finita, e non sta provando - viceversa - a far cadere la legislatura regionale anticipatamente. E' un cambio radicale di strategia, o forse è solo il modo di differenziarsi di una corrente del Pd. Che, tra rivoluzione di Sala e governismo regionale, si mostra ogni giorno più debole.

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