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Milano
La Scala, solo per pochi? Javarone: "Resti il teatro di tutti i milanesi"
Teatro alla Scala

La Scala, si avvicina la Prima del 7 dicembre

Si avvicina la tanto attesa Prima della Scala. Quest’anno finalmente in presenza, dopo lo stop imposto dall’emergenza pandemica lo scorso anno. Manca meno di un mese e le prove sono iniziate. A inaugurare la stagione lirica sarà il Macbeth di Giuseppe Verdi per la regia di Davide Livermore e con il direttore Riccardo Chailly a dirigere l’orchestra.

Uno spettacolo che richiede un gran numero di musicisti e un corposo coro sul palcoscenico. Esigenza non semplice da gestire in periodo di Covid dal momento che i protocolli di sicurezza impongono il distanziamento fra gli artisti. Per questo lo spettacolo potrebbe andare in scena con orchestra e coro a ranghi ridotti. Fortunatamente almeno sul fronte dei posti in sala, si è tornati a capienza piena. Sulle poltrone del teatro più prestigioso d’Itala però a sedersi saranno solo pochi fortunati. Il Covid ha ulteriormente accentuato le differenze fra i ceti fragili e quelli benestanti e la Prima è alla portata solo di questa seconda categoria.

La Scala è ancora il teatro dei milanesi?

Daniela Javarone, presidente dell’associazione Amici della Lirica, intervistata da Affaritaliani.it Milano, ha ricordato come il Piermarini nasca come teatro per il popolo e come questo suo spirito popolare è importante che venga mantenuto nel tempo.

“La Scala – racconta Javarone – era stata costruita dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria per dare un teatro ai milanesi. Se i palchi erano destinati alle famiglie nobili, la platea era vuota e ogni spettacolo era libero così che potessero partecipare anche le persone meno abbienti”.

“Ancora oggi molte persone sognano di entrare alla Scala per ammirare le sale, per vivere l’atmosfera di un grande spettacolo e la lirica in particolare è molto amata dal popolo perché nata nelle osterie”.

Una poltrona per il Barbiere di Siviglia a 275 euro

Un’immagine quella della lirica nelle osterie lonata dall’opulenza di alcuni spettacoli ma soprattutto che poco si concilia con il costo di un biglietto per vedere uno spettacolo lirico. Daniela Javarone ci racconta di aver pagato una poltrona alla Scala per il Barbiere di Siviglia 275 euro. Tenuto conto che in genere non si va a teatro da soli, in due si spenderebbero più di 500 euro in una sera. Non esattamente alla portata di tutti, soprattutto di questi tempi.

Ma come si potrebbe rendere la Scala accessibile a tutti? “Suggerirei - aggiunge Javarone - al sindaco di Milano, che è anche presidente del consiglio di amministrazione della Scala, di spingere la direzione a prevedere per ogni grande spettacolo una replica a prezzi davvero popolari destinata a chi non può permettersi di spendere centinaia di euro per una serata a teatro. Non è facile pensare a un sistema che assicuri l’ingresso solo alle persone che ne hanno diritto, ma la Scala deve continuare a restare il teatro dei milanesi. Tutti i milanesi, non solo di un’elite.”

La sfida dell'arte di tutti e per tutti

Un tema, quello della cultura a portata di tutti, caro al neo assessore alla Cultura, Tommaso Sacchi, che ha annunciato qualche settimana fa che la Prima della Teatro alla Scala sarà ‘diffusa’ e l’idea è quella di allargare sempre più l’accesso all’arte e alla cultura, portandola anche in periferia.

"L'inaugurazione della stagione del Piermarini di quest'anno sarà un momento di grande rinascita della città visto che avremo un pezzo di mondo a Milano. - ha spiegato Sacchi - La Prima è un momento riservato a pochi, allora perché non portarlo ancora di più nelle reti della città? Nel 2011 l'allora assessore alla Cultura Stefano Boeri ebbe l'idea della Prima 'diffusa', realizzata in collaborazione con il Teatro Ringhiera e con l'idea di dare valore a un evento centrale da diffondere in tanti luoghi della città, come aree periferiche, scuole o carceri. È un progetto che ho visto nascere e mi sta a cuore e sono contento sia stato mantenuto dai sindaci Pisapia e Sala".

Senza dubbio un'ottima l’iniziativa la Prima diffusa, ma riuscirà il neo assessore anche a rendere La Scala il teatro di tutti, ma proprio tutti, i milanesi? L’imperatrice Maria Teresa d’Austria ne sarebbe contenta e sarebbe una grande cosa perché se c’è chi pensa che con la cultura non si mangia, è anche vero che – fortunatamente – c’è chi di cultura e arte ha una grande fame.

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