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La scuola al tempo del Coronavirus. Una web radio all'Istituto Umberto Eco

La scuola al tempo del Coronavirus. Una web radio all'Istituto Umberto Eco

Cronache scolastiche dal tempo sospeso. Causa rischio contagio da Covid-19, le scuole in Lombardia sono chiuse da settimane, rincorse poi da quelle di tutta Italia, e chiuse resteranno fino ad aprile, nella migliore delle ipotesi. Lo strumento tecnologico viene in soccorso di alunni e insegnanti con lezioni e compiti da trasmettere online, in diretta Skype e sui siti delle scuole. A questo, si aggiungono le iniziative private dei singoli istituti. L’istituto comprensivo Umberto Eco di Piazza Sicilia, per esempio, quasi millecinquecento alunni tra primarie e secondarie, ha scelto la web radio.

A raccontare il progetto ad Affari è la preside Maria Giaele Infantino, seduta alla sua scrivania in una scuola deserta.

Preside, per portare avanti i programmi ci sono le video lezioni. Ma con web radio e podcast i ragazzi hanno qualche possibilità in più, nel tempo sospeso della quarantena.

“Sì, questa è stata l’idea: sono loro in prima persona che oltre a fruire di qualcosa possono attivamente partecipare, produrre dei contenuti. In questo la tecnologia si è rivelata uno strumento molto importante: permette di combattere il tempo della quarantena e la paura che ne deriva con la lettura di qualcosa che è un inno alla vita. Il progetto è nato su iniziativa di un professore di lettere, Antonello Taurino, che è anche autore di programmi televisivi come Zelig. Lui ha proposto di far leggere ai ragazzi dei brani del Diario di Anna Frank: tutti conosciamo l’epilogo della storia, naturalmente, ma nel momento in cui questa ragazzina scriveva la sua segregazione, lei celebrava la vita. Insegna a essere resilienti, a far tesoro di queste brutte settimane che stiamo vivendo, e trovare in esse uno spunto di riflessione”.

I ragazzi come stanno rispondendo?

“Partecipano, sia i grandi che i piccoli. Abbiamo avviato il progetto a livello sperimentale la settimana scorsa: pensiamo già di usare questo strumento non solo per tamponare l’emergenza in queste settimane, ma per creare un’esperienza che potrà accompagnarci nel futuro. Il team digitale della scuola, tra primarie e secondarie, si è messo subito al lavoro con entusiasmo: quando ho visto i loro progetti mi sono commossa. L’obiettivo è quello di rendere visibile quello che i ragazzi stanno facendo con la loro esperienza di scuola a distanza: cosa pensano, quali percorsi svolgono. Sulla web radio ci sono tanti possibili scenari: storytelling, racconti, interviste, radiocronache, reportage, inchieste, recitazione o declamazione di brani di poesia o letteratura. E anche risorse didattiche, grazie ai docenti che registrano le lezioni per lasciarle online, o che leggono a loro volta i libri per i loro alunni. Sono strumenti che aiutano a sviluppare delle competenze che vanno al di là della tecnologia, e serviranno”.

In che modo l’offerta si differenzia tra “i grandi” delle medie e “i piccoli delle elementari”?

“Gli strumenti sono accessibili a tutti. Poi ogni insegnante studia il percorso in base alla classe e all’età dei ragazzi. Magari l’esperienza della cronaca o della narrazione più articolata sarà più adatta ai più grandi, ma tutti quanti possono inventarsi una storia e leggerla, come anche una poesia. Lo strumento si presta a tutto, naturalmente, ai temi umanistici come a quelli scientifici. Tutti i loro progetti possono essere condivisi con la classe, sia le immagini che le voci, oltre ai testi scritti. Il progetto del podcast è esaltante: i ragazzi stanno scoprendo anche la lettura a più voci, diventano i primi lettori, protagonisti, condividendo un senso di comunità”.

La coesione delle classi in questo tempo di forzata parcellizzazione si fa più sentita, più necessaria. Le classi si danno appuntamento in videochiamata?

“Sì, sia i grandi che i piccoli, con i loro insegnanti. E io spesso partecipo: è bello sentire la loro gioia nell’avvertire che noi siamo lì per loro”.

Quello della radio è anche un progetto di quella che una volta si chiamava educazione civica?

“Sì, cittadinanza. Oltre che naturalmente anche cittadinanza digitale, tradotta in azioni”.

Quale sarà il destino di questo anno scolastico?

“Non lo so. Sono in contatto con un gruppo di tremila colleghi, tutti stiamo lavorando per non restare indietro. Allungare l’anno scolastico a mio avviso non sarebbe utile, toglierebbe valore alla fatica che insegnanti e alunni hanno comunque fatto in questa emergenza, ma se così verrà deciso naturalmente ci adegueremo”.

Continuando a fare web radio.

“Certo. È uno strumento che era già presente in altre scuole, e altre si stanno organizzando per realizzarlo: permette di far emergere delle competenze nuove, oltre a quelle già acquisite”.

Dalla crisi un’opportunità, dunque.

“Sì, anche questo ci porterà a fare un salto nella nostra visione del mondo: inevitabilmente dopo questo periodo la scuola non tornerà ad essere quella di prima. La tecnologia non sarà un’alternativa alla didattica tradizionale, ma una parte integrante del tutto. Il futuro è un sistema “blended”: mescolato. Un po’ didattica in presenza, un po’ a distanza. Per questo noi siamo già attivi con il progetto CREMIT, insieme all’Università Cattolica, dedicato proprio alla cittadinanza digitale, alla didattica, e all’implemento dell’uso delle tecnologie”.

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