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Milano
Lavoro: welfare aziendale nel 66% delle imprese lombarde

IMPRESE.MILANO - Milano - Più welfare aziendale e più smart working, meno assenze. Sono i risultati dell’XI edizione de ‘Il mercato del Lavoro in Lombardia’, indagine di Confindustria Lombardia che analizza le caratteristiche della vita quotidiana delle imprese. La rilevazione quest’anno è stata arricchita dalla collaborazione con Ayming, gruppo internazionale di consulenza, che realizza un originale Barometro sull’Assenteismo e la Motivazione orientato all’analisi dei riflessi motivazionali delle assenze, che ha consentito una serie di considerazioni qualitative sui meccanismi legati alle assenze e all’engagement delle persone nelle imprese. Sono 110 le ore complessivamente perdute dall’addetto medio, con un tasso di assenza (percentuale delle ore di assenza su quelle lavorabili) totale pari al 6,7% nel 2017 (6,6% nell’industria e 7,2% nel terziario). Il tasso di assenza aumenta con il crescere della dimensione aziendale (4,0% nelle micro imprese, 5,1% nelle piccole, 5,9% nelle medie e 7,1% nelle grandi) e con la diminuzione della qualifica (3,4% nei quadri, 5,7% negli impiegati/intermedi, 8,4% negli operai) e risulta più elevato per le donne (9,9%), rispetto agli uomini (5,6%). Nel corso degli ultimi tre anni il tasso di assenza è passato dal 5,9% del 2015 al 6,8% del 2016 al 6,7% nel 2017. Lo smart working viene utilizzato nel 7,0% delle aziende, con una maggiore penetrazione fra le realtà dei servizi (13,8%) rispetto a quelle industriali (5,6%). Allo stesso tempo lo smart working risulta crescente all’aumentare della classe dimensionale (3,6% fra le micro imprese, 3,9% fra le piccole, 7,6% fra le medie e 16,4% fra le grandi). Lo strumento è inoltre attentamente valutato da una buona parte delle imprese che ancora non lo adottano. Stando alle manifestazioni d’interesse, questa modalità organizzativa del lavoro nei prossimi anni potrebbe arrivare a intercettare il 16,4% delle imprese lombarde (con punte del 24,5% fra le realtà dei servizi e del 32,7% fra le aziende di maggiori dimensioni). Nel 48% delle imprese lo smart working è presente in forma strutturata, tramite un regolamento o un accordo aziendale, mentre nel rimanente 52% dei casi si fa riferimento solamente ad accordi individuali. La quota di “presenza strutturata” è più alta nell’industria (45%) che nei servizi (38%) e si intensifica al crescere della dimensione aziendale (22% nelle micro, 31% nelle piccole, 39% nelle medie e 61% nelle grandi). L’indagine ha rilevato la presenza di welfare aziendale, in una delle 9 forme previste dal TUIR, nel 65,9% delle imprese (66,9% delle imprese industriali e 60,6% delle imprese di servizi). La presenza del welfare aziendale cresce all’aumentare della classe dimensionale delle imprese: nelle micro è pari al 49,6%, fra le piccole raggiunge il 58,2%, fra le medie sale al 74,3% e fra le grandi raggiunge addirittura l’84,8%. Tra gli strumenti previsti al primo posto si colloca l’assistenza sanitaria integrativa (presente nell’80% delle imprese che hanno dichiarato l’utilizzo di almeno una forma di welfare). Seguono la previdenza complementare (67%), la somministrazione di vitto-mensa (52%) e altri fringe benefit (49%). I rimanenti strumenti si posizionano a maggiore distanza. Le misure assorbono risorse mediamente il 2,3% del costo del personale. Si tratta di un valore piuttosto significativo, che testimonia, gli sforzi realizzati dalle imprese lombarde per garantire ai propri organici adeguate prestazioni di welfare.

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