Milano
Le primarie? Non si possono "inquinare". Ecco perché. Il commento di Affari

di Guido Camera
Manca ormai meno di un mese alle primarie che sveleranno ai milanesi il nome del candidato sindaco della coalizione di centrosinistra. Ma che tipo di primarie saranno? E' condivisibile paventare il rischio, come è stato fatto, che "aprire" troppo le primarie possa "inquinarne" il risultato, penalizzando i candidati più forti e/o rappresentativi dei valori tradizionali della sinistra? Ed è allora giusto che i candidati alle primarie si sforzino di allargare il più possibile la platea dei votanti - al di là dei futuri accordi politici - esortando il voto anche di cittadini che non si riconoscono aprioristicamente nello schieramento di centrosinistra? Io penso di sì.
Del resto, la carta dei valori del centrosinistra – la sottoscrizione della quale è l’unica condizione richiesta, oltre all'obolo di 2 euro, per votare il prossimo 7 febbraio - è piuttosto soft: mi sembra innegabile che in quelle enunciazioni di principio si possono riconoscere convinzioni e culture nettamente diverse tra loro. Se questo sforzo non verrà fatto, tutti - mettendo per un attimo da parte le simpatie politiche e le convinzioni personali su questo o quel candidato - rischiamo di perdere una grande opportunità: non tanto per il profilo del candidato che uscirà vincente dalla competizione del 7 febbraio, quanto per il mancato raggiungimento dell'obiettivo che a molte persone sta - trasversalmente - a cuore, ovvero il consolidamento delle primarie nella nostra cultura, in modo da farle diventare una regola imprescindibile per tutti i partiti e i movimenti che ambiscono a partecipare ad una competizione elettorale.
In questo contesto, l'eccessiva ritrosia verso la massima "apertura" di uno strumento come le primarie - soprattutto nell'attuale frangente temporale - mi sembra del tutto fuori luogo, perchè finisce solamente per mortificarne uno degli aspetti maggiormente positivi, ovvero quello di resuscitare entusiasmo e attenzione negli elettori verso la cosa pubblica: non a caso la storia ci insegna che questo metodo di selezione dei candidati ad una carica istituzionale nasce e si consolida nei momenti in cui, nelle democrazie, sale la sfiducia dei cittadini verso la capacità dei partiti politici di forgiare buoni amministratori in conseguenza dell'eccessivo elitarismo dell'azione politica. In altre parole, è un contrappeso necessario per arginare, oggi come non mai, la nausea dei cittadini verso la politica: della quale però non possiamo permetterci di disinteressarci, a discapito del buon funzionamento delle nostre istituzioni.
Le primarie sono dunque uno strumento che realizza il desiderio dell'elettorato di incidere maggiormente nella fase di selezione dei candidati amministratori pubblici, a svantaggio delle decisioni "solitarie" dei dirigenti dei partiti. Ne consegue che esse corrispondono effettivamente alla loro natura, e colgono il proprio obiettivo, solamente quando riescono ad estendere il più possibile la platea dei partecipanti: non possono certo essere elitarie, anche a costo di correre il rischio di ospitare tra i votanti culture e convinzioni diverse da loro.
Del resto, in alcuni Stati degli USA, dove le primarie sono nate, la legge statale (ogni Stato ha leggi e primarie diverse tra loro, anche di molto) prevede che l'elettore - in occasione delle primarie, cui partecipano contestualmente tutti i partiti - riceva un'unica scheda con i nomi di tutti i candidati di tutti i partiti per quella determinata carica, potendo così scegliere un nominativo - nel segreto dell'urna - senza alcun vincolo di schieramento o di partito. I candidati che si presentano alle successive elezioni sono dunque quelli più votati alle primarie all'interno dei due schieramenti.
Questo mi sembra lo spirito oggi da perseguire, se si vogliono veramente far diventare le primarie parte integrante della nostra cultura e delle nostre regole, nel contempo raggiungendo il (prezioso) risultato di mitigare la repulsione di molti elettori verso la politica. Perciò auspico che, da qui al 7 febbraio, i candidati alle primarie del centrosinistra (che peccato non le abbia fatte anche il centrodestra!) intendano metterci molto impegno per non dare l'idea ai milanesi - soprattutto ai tanti che decidono di votare solamente in base ai contenuti e al valore delle persone - che si tratti di primarie troppo colorate dall'elitarismo e dal senso di appartenenza ideologico.