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Lega: difesa Renzo Bossi, laurea Albania non e' mai esistita

Lega: difesa Renzo Bossi, laurea Albania non e' mai esistita

Della laurea in Albania non sono mai stati trovati i pagamenti: non ci sarebbe traccia degli oltre 77 mila euro con cui il figlio del fondatore della Lega Nord si sarebbe comprato il titolo di studio. Questo uno degli elementi portanti della difesa di Renzo Bossi nel processo che lo vede coinvolto per l'uso dei fondi del partito. L'avvocato Carlo Beltrani, oggi ha arringato davanti alla giudice dell'ottava sezione penale del tribunale di Milano, Maria Luisa Balzarotti, puntando sulla non concordanza degli indizi raccolti dall'accusa, che "ha dato credibilita' ad un personaggio come Belsito", facendolo diventare un "paladino della giustizia".

Pagamenti "non ancora identificati", come ammesso - stando sempre a quanto sostenuto dal legale - da uno dei consulenti dell'accusa stessa e da chi ha effettivamente portato avanti le indagini. Per altro, ha sottolineato Beltrani, su uno dei certificati di laurea "la data di nascita di Renzo Bossi era sbagliata", senza contare che "in Albania si studia nella lingua locale, e quindi avrebbe dovuto scrivere addirittura una tesi in albanese". Il "Trota" e' stato descritto come un "ragazzo che non aveva il pelo sullo stomaco che aveva il padre al tempo", ma anzi e' stato "gettato nel fango di questo processo".

Un fango in cui, invece, un personaggio come Francesco Belsito "sguazza": "Sarebbe stato utilissimo sentirlo - ha aggiunto - invece si e' trincerato dietro dichiarazioni spontanee, mentre Renzo Bossi ha sempre risposto alle domande". Sarebbe dunque un "bugiardo" l'ex tesoriere del Carroccio, che e' stato protagonista di "una scalata sociale pazzesca", da "autista a sottosegretario di Stato" e che "dice di avere due lauree, una a Londra e una a Malta, e un diploma preso a Napoli" su cui sono stati in passato avanzati dei dubbi.

Dell'Albania, dunque, secondo la difesa, sapeva solo lui, salvo poi inserire i documenti in una cartelletta con sopra il nome dell'erede di casa Bossi: il solo fatto che queste carte fossero in quel fascicolo ha costituto, a detta del legale, l'appiglio per accusare il ragazzo, ex consigliere regionale, di appropriazione indebita. Si attende ora la prossima udienza, il 22 maggio, quando parlera' l'avvocato Matteo Brigandi, ex parlamentare della Lega, che difende Umberto Bossi. La sentenza e' attesa invece per il 10 luglio. 

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