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Milano
Lombardia Film Commission: sequestro ville di Di Rubba e Manzoni

Lombardia Film Commission: sequestro ville di Di Rubba e Manzoni

E' in corso da stamattina il sequestro di due ville di proprieta' dei consulenti vicini alla Lega, Andrea Manzoni e Alberto di Rubba, che si trovano agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta sulla Lombardia Film Commission e sui Fondi della Lega. Secondo quanto appreso i militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Milano sono andati a mettere i sigilli sulle due strutture che si trovano sul lago di Garda in provincia di Brescia. Il valore degli immobili e' di circa 300mila euro ciascuno. Il provvedimento e' stato firmato dal gip Giulio Fanales su richiesta dei pm Eugenio Fusco e Stefano Civardi, titolari dell'indagine. 

Secondo le ipotesi investigative, parte dei soldi in surplus con cui e' stato acquistato il capannone di Cormano per farne la sede della Lombardia Film Commission, sono confluiti nella Taaac srl di proprieta' di Di Rubba e Manzoni, la quale ha poi acquistato gli immobili. Si tratta di appartamenti su piu' piani, assimilabili a villette, del valore di 308 e 330 mila euro. Secondo quanto ha scritto il giudice Giulio Fanales nel provvedimento di sequestro, la proprieta' delle case, che si trovano all'interno del "Green Residence Sirmione" sono riconducibili ai due consulenti vicini alla Lega, al di la' dello schermo societario, ovvero la stessa Taaac, che ora si chiama Partecipazioni srl. In base alla ricostruzione dei pm Stefano Civardi ed Eugenio Fusco, il capannone del Comune del nord Milano e' stato acquistato per 800mila euro, quando ne valeva 400, dalla Regione, per farne la sede della casa di promozione cinematografica. Il surplus sarebbe servito a rimpinguare le casse del partito, ma i Fondi sarebbero stati fatti transitare attraverso una serie di fiduciarie, tra cui la Fidirev, con sedi anche all'estero e in paradisi fiscali. Di Rubba, Manzoni e Scillieri - contabili vicini al Carroccio - sono agli arresti domiciliari da settembre per peculato e turbata liberta' nella scelta del contraente, oltre che per reati fiscali. A dare l'avvio all'inchiesta il fermo da parte della gdf di Luca Sostegni, prestanome cui e' contestata anche l'estorsione, perche' avrebbe chiesto 50mila euro in cambio del suo ruolo nell'operazione, minacciando di rivelare particolari ai giornalisti se non li avesse ricevuti. 

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